Non esistono ancora spiegazioni ufficiali sul fallimento della Dante Alighieri di Montevideo. Una cronaca di una morte annunciata ma piena di misteri, quella di una gloriosa istituzione fondata nel 1898 e andata in rovina negli ultimi anni. Come è stato possibile tutto ciò? Chi sono i responsabili di questo disastro? Sono ancora troppi i punti da chiarire che meritano risposte. II problema è molto serio e tira in ballo l’intero panorama delle istituzioni italiane in Uruguay.
È dalla fine dello scorso anno che il Comites cerca di occuparsi del tema senza successo. Prima la mancanza di quorum, poi le vacanze estive e poi ancora altri argomenti più urgenti da trattare all’ordine del giorno: quando ci sarà spazio per chiarire la vicenda della Dante? Il primo tentativo venne fatto nel lontano 9 dicembre del 2017 con una seduta che fu rinviata a causa dell’assenza del quorum. In quell’occasione era programmato l’intervento del dirigente scolastico dell’Ambasciata Antonella Agostinis per fornire la tanto attesa
versione ufficiale.
Un nuovo tentativo ci sarebbe dovuto essere intorno al mese di febbraio ma le questioni più urgenti legate ai problemi sorti dalle elezioni rimandarono ad altri temi. Un ulteriore occasione persa per sentire, oltre al dirigente scolastico, anche la versione di Piero Maria Ortolani, il rappresentante legale dell’ente che il Comites aveva inizialmente pensato di invitare. “Questo è un tema che comunque vogliamo affrontare e se ciò non è stato fatto prima è stato solo per casi fortuiti” ripete il presidente Alessandro Maggi che ribadisce “la massima attenzione” e la volontà di mantenere aperti gli inviti tanto per la Agostinis come per Ortolani.
La data della prossima seduta ancora non è stata scelta ma ci sono già diversi argomenti in agenda a cominciare dall’imminente festa della Repubblica che il Comites organizzerà alla Casa degli Italiani sabato 2 giugno. La frattura tra la Dante e il Comites di Montevideo ha origini lontane. In passato, l’organo che rappresenta la collettività italiana aveva mostrato il suo disappunto in diverse occasioni. Negli scorsi anni per ben due volte aveva votato parere positivo alle richiesta di finanziamento dell’ente esigendo però un rendiconto dettagliato sulle attività e le spese effettuate alla luce dei fondi ricevuti. Fino ad oggi niente di tutto questo è avvenuto.
Sono diverse le domande già pubblicate in passato da Gente d’Italia a cui non è stata data risposta iniziando proprio dal tema più scottante che riguarda i finanziamenti. Gli unici documenti ufficiali disponibili oggi raccontano che per le attività del 2016 sono stati ricevuti
35 mila euro mentre per quelle del 2017 manca ancora l’ufficialità. 143.346 euro è stata la richiesta di finanziamento della Dante al Governo italiano per lo scorso anno in cui non c’è stata praticamente nessuna attività. Secondo fonti ufficiose non confermate, l’importo ricevuto sarebbe stato uguale a quello dell’anno precedente, ossia 35 mila euro. Perlomeno, dunque, la Dante avrebbe ricevuto in totale 70 mila euro negli ultimi tre anni: che fine hanno fatto questi soldi? Come sono stati spesi?
Altra questione molto spinosa è quella relativa alla sede, un appartamento molto grande situato al quarto piano del Palacio Lapido, un elegante edificio nel centro di Montevideo. Numerose testimonianze raccontano che sia stata venduta nel 2016 per saldare i debiti accumulati. Quanto è stato pagato l’immobile e a chi è stato venduto? L’appartamento del Palacio Lapido era grandissimo e contava su una decina di stanze. Il tutto era stato recentemente ristrutturato con l’avvento dell’ultima direttrice Claudia Morettini. In base ai prezzi del mercato immobiliare di Montevideo, per una proprietà del genere servirebbe una cifra che oscilla intorno ai 500 mila dollari: chi ha intascato i soldi per la vendita della sede della Dante? Come è potuta andare in bancarotta una società dopo aver accumulato tutte queste entrate? Gli interrogativi però non finiscono qui.
Se salta un problema grosso come questo in genere non ci si arriva per casualità da un giorno a un altro. Ci si dovrebbe chiedere dunque cosa hanno fatto coloro che sono incaricati del controllo. Cosa ha fatto la sede centrale della Dante di Roma sul caso Montevideo? Era al corrente che da oltre un anno la situazione qui era a dir poco imbarazzante? “Il Comitato di Montevideo è attualmente in fase di riorganizzazione”: questa la versione ufficiale della Dante Alighieri in un messaggio che risale agli scorsi mesi. E cosa ha fatto in tutto questo l’Ambasciata italiana? Insomma: i controllori hanno effettivamente vigilato o hanno fatto finta di non vedere? Imparzialità o convivenza? Dopo quasi due anni di silenzi la verità è ancora troppo lontana.
Matteo Forciniti