"Il settore dell'editoria per gli italiani all'estero ha un ruolo importante per le comunità e per il collegamento con il nostro Paese. Siamo consapevoli delle criticità, monitoriamo e spero riusciremo a migliorare la situazione". Parole, queste, dette ieri dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'editoria Andrea Martella nel corso della plenaria online del Cgie cui ha preso parte anche il direttore de ‘La Gente d’Italia’ Mimmo Porpiglia.
Un incontro via Zoom dal titolo ‘La comunicazione e l'informazione: strumenti della democrazia e della promozione del Sistema Paese’ che ha visto la partecipazione di tantissimi rappresentanti del Consiglio generale degli italiani all'estero, e moderato dal segretario generale Michele Schiavone.
Dunque, il sottosegretario ha confermato la crisi che sta attraversando il settore, affermando anche che "rafforzare il sistema dell'informazione, tutelare la qualità e il pluralismo significa rendere più forti i sistemi economici e sociali sia a livello nazionale che continentale. È indispensabile in una società democratica". Tutto giusto, noi la pensiamo esattamente come lui. Non come chi, come per esempio gli antidemocratici per eccellenza Luigi Di Maio e Vito Crimi godono nel vedere morire i giornali affinché non ne possano raccontare le proprie mirabolanti gesta (ma chiamiamole con il vero nome di giravolte politiche per restare attaccati al potere). Però c’è qualcosa che non quadra quando Martella dice che c’è bisogno di un’informazione di qualità e lo abbiamo scritto proprio ieri dalle colonne di questo giornale, pubblicando una lettera aperta indirizzata al sottosegretario. Perché purtroppo nel sistema c’è qualcosa che non quadra, secondo noi.
Perché se si vuole la qualità, com’è giusto che sia in ogni settore, in campo giornalistico è bene che la qualità la possano garantire i giornalisti veri, quelli che svolgono questa professione 24 ore al giorno. Se una persona, senza averne le competenze, si sveglia e apre un blog di informazione state certi che non c’è qualità. Così come se un malato di cuore si fa trapiantare da un giornalista è normale che si dica che non c’è stata qualità nell’operazione. A ognuno, come è giusto che sia, la propria competenza. Non ce ne vogliano le parrocchie, per carità, ma nel giornalino locale sarà difficile trovare questa qualità di cui tanto si parla e di cui si ha nello stesso tempo grande bisogno. Equiparare (quando si parla di sostegno all’editoria da parte del governo) chi si dedica notte e giorno a una buona informazione a un blog o a un giornale nato dall’oggi al domani e scritto magari da medici o avvocati non è una cosa corretta.
Questo, l’esecutivo italico, dovrebbe ben comprenderlo e fare una netta distinzione tra l’uno e l’altro. Certo, Roma è lontana dall’Uruguay e da tutti i Paesi cui vivono gli italiani all’estero e potrebbe essere difficile fare una divisione tra chi lavora in maniera professionale nel campo dell’editoria e chi lo fa in pratica per hobby. Evidentemente il taglio dei parlamentari non è stato un bene perché sono stati tolti dai territori rappresentanti della politica stessa, ma abbiamo anche suggerito di dare maggiori poteri al Comites che possono appunto fungere da sentinelle e dare il proprio parere vincolante (purtroppo oggi non vincolante a differenza di ambasciatori e consoli) su chi fa che cosa. Anzi, gli stessi Comitati dovrebbero avere più fondi a propria disposizione affinché possano destinare loro stessi contributi appunto a chi non fa del giornalismo un vero mestiere, ma un qualcosa in più rispetto al proprio lavoro. Abbiamo chiesto anche alla Federazione della Stampa e all’Ordine nazionale dei giornalisti di aiutarci a dirimere questa situazione, a beneficio degli italiani all’estero, di prodigarsi anch’essi affinché per un’informazione di qualità si trovino i ‘veri’ giornalisti, quelli che hanno studiato per diventarlo e hanno anche dato esami e sanno i rischi e i pericoli del mestiere.
Di fake news o notizie infondate e non verificate francamente ne possiamo anche fare a meno. Anche perché ieri lo stesso Martella, nel corso della riunione, ha detto che per il governo "è importante l’informazione di qualità e affidabile per trasferire ai lettori quanto succede affinché possano avere un giudizio proprio", aggiungendo inoltre che "l’informazione di qualità è rilevante per il sostegno della lingua e per l’identità degli italiani stessi che così possono avere un collegamento con il BelPaese". D’accordo anche Giangi Cretti, presidente della Federazione Unitaria Stampa Italiana all'Estero (Fusie) e della Commissione Informazione del Cgie, anch’esso ieri in collegamento: "C'è la necessità di censire e capire quali sono gli strumenti della stampa, radio e televisivi presenti all'estero che potrebbero essere coinvolti in una proposta organica che possa dare agli italiani all'estero la possibilità di accedere a informazioni complete e plurali. C’è bisogno di fare una ricognizione e costruire un repertorio su quello che c'è per gli italiani all'estero. Gradiremmo che il Comitato facesse pervenire l'incarico da attribuire ai Comites in modo che siano loro a svolgere l'indagine".
STEFANO GHIONNI