ROMA – 1 milione e 81mila gli espatri tra il 2014 e il 2023. Poco più di 515mila i rimpatri. 566mila: la perdita di popolazione italiana dovuta agli scambi con l’estero. Lo rileva il Rapporto Istat sulle migrazioni interne e internazionali della popolazione.

Nel biennio 2022-2023 sono in lieve ripresa gli espatri .

Dal 2014 l’andamento delle emigrazioni dall’Italia presenta un trend crescente fino al 2019, anno in cui si è rilevato il valore massimo (180mila) dagli anni Settanta del secolo scorso, e una successiva contrazione durante la pandemia da Covid-19. L’accelerazione del trend dal 2016 al 2019 è dovuta principalmente all’aumento degli espatri per effetto della Brexit, che, tuttavia, non è riconducibile a un vero e proprio movimento di persone ma piuttosto a un incremento di iscrizioni in AIRE di cittadini italiani già presenti sul territorio britannico, al fine di confermare il proprio settled status prima dell’uscita definitiva del Regno Unito dall’Unione europea. Tale ipotesi è resa ancora più evidente dal numero di espatri verso il Regno Unito rilevato nel 2020 (36mila), anno in cui tutti i movimenti in uscita dal Paese hanno subìto un brusco rallentamento a causa delle limitazioni internazionali di contrasto al virus imposte ai trasferimenti. Negli anni successivi, esaurito l’effetto Brexit e dopo lo shock pandemico, le emigrazioni verso l’estero riprendono lentamente quota, ma con livelli molto lontani rispetto a quelli osservati negli anni 2016-2019 . Il volume delle emigrazioni verso l’estero è dovuto in larga parte agli espatri dei cittadini italiani, che nell’ultimo decennio, sono in media circa sette su 10. Tra il 2014 e il 2023 si conta oltre un milione di espatri, a fronte di poco più di 515mila rimpatri; i saldi migratori dei cittadini italiani sono quindi sempre negativi e la perdita complessiva di popolazione italiana dovuta ai trasferimenti con l’estero è pari a 566mila unità. Nello stesso decennio, tra la componente straniera si osserva un trend oscillante quanto a cancellazioni per l’estero con un picco nel 2021, anno in cui si sono contate circa 64mila emigrazioni. A differenza di quanto si osserva tra gli italiani, i saldi migratori degli stranieri sono quindi largamente positivi, ma tale misura potrebbe in parte risentire della sotto-copertura del fenomeno dovuta alla mancata notifica, da parte del cittadino straniero, della partenza dal territorio italiano. Nel biennio 2022-23 oltre la metà degli espatri ha origine nel Nord (52,7%): in particolare sono partiti dal Nord-ovest del Paese complessivamente circa 61mila italiani (29,6% degli espatri) e dal Nord-est 48mila (23,2%). Numerose anche le partenze dal Sud (in totale 41mila nel periodo 2022-23, 19,8%) e dal Centro (35mila, 16,7%), mentre dalle Isole hanno espatriato in due anni complessivamente 22mila italiani (10,7%). Il tasso di emigratorietà degli italiani, che nel 2021 era pari all’1,7 per mille, nel 2022 all’1,8 e nel 2023 al 2,0 per mille, testimonia una lieve ripresa della propensione a espatriare: si registrano tassi superiori alla media nazionale al Nord (mediamente 2,2 per mille nel biennio 2022-23) e inferiori al Centro-sud (1,7 per mille). Nei due anni 2022-23 la distribuzione degli espatri per regione di provenienza è eterogenea: i tassi più elevati si hanno in Trentino-Alto Adige, grazie anche alla posizione geografica di confine che facilita gli spostamenti con l’estero (3,4 per mille nel biennio 2022-23). Seguono Molise, Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste e Veneto con tassi superiori al 2,5 per mille. Le regioni con tassi più bassi sono invece Puglia, Campania e Lazio (valori pari a 1,3 per mille). A livello provinciale, i tassi più elevati si rilevano a Bolzano/Bozen (4,5 per mille), Treviso (3,4 per mille) e Mantova (3,1 per mille); quelli più bassi si registrano nelle province di Caserta, Taranto e Barletta-Andria-Trani (1,1 per mille)

Il Regno Unito continua ad attrarre italiani nativi e di origine straniera

Anche negli anni 2022-23 l’Europa si conferma la principale area di destinazione delle emigrazioni dei cittadini italiani, sebbene in misura inferiore rispetto agli anni precedenti (75,7% degli espatri, in calo di sette punti percentuali rispetto al 2021). Tra i paesi europei, Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Spagna accolgono complessivamente il 55% degli espatri dall’Italia. In aumento, invece, l’incidenza degli espatri verso i paesi dell’America Latina (10,7% del totale, cinque punti percentuali in più rispetto al 2021), in parte per l’effetto dei nuovi cittadini italiani che dopo la permanenza in Italia, necessaria per l’ottenimento della cittadinanza, rientrano in patria. Durante il decennio 2014-2023, infatti, la quota di espatri di italiani nati all’estero è in significativa crescita (dal 22% del 2014 al 31,4% del biennio 2022-23). Per quanto il progressivo aumento della popolazione residente straniera in Italia (da 4,8 milioni nel 2014 a 5,3 milioni al 1° gennaio 2024) possa giustificare tale tendenza, in realtà questo flusso comprende anche immigrati stranieri che, una volta acquisita la cittadinanza italiana, lasciano il Paese come cittadini dell’Unione europea. Tra il 2022 e il 2023 le emigrazioni degli italiani nati all’estero sono state complessivamente 65mila (circa un terzo del totale degli espatri, +40% rispetto al 2021), di questi, tre su 10 sono nati in Brasile (poco meno di 20mila), il 13,7% in Argentina, il 6,8% in Marocco, il 3,5% in Albania. Nel biennio 2022-23, il Regno Unito è la meta europea favorita sia dagli espatriati nativi (complessivamente 21mila), sia da quelli nati all’estero (11mila). Seguono la Germania (21mila espatriati nativi e 6mila di origine straniera), la Svizzera (17mila e 3mila), la Francia (14mila e 6mila) e la Spagna (11mila e 4mila), Paesi nei quali gli espatri sono decisamente appannaggio degli italiani nativi. Tra i paesi extra europei, le mete preferite sono il Brasile (13 mila espatri), gli Stati Uniti (10mila espatri) e l’Argentina (5mila espatri). Mentre il flusso di espatri verso gli Stati Uniti è composto prevalentemente da nativi (75%), le emigrazioni verso Brasile e Argentina sono costituite in larghissima parte (oltre il 92%) da cittadini nati all’estero , I cittadini italiani di origine africana emigrano per lo più in Francia (48%), quelli nati in Asia nella stragrande maggioranza si dirigono verso il Regno Unito (78,9%), quelli nati in un paese dell’Unione europea invece emigrano soprattutto in Germania (25%)

Circa quattro giovani emigrati italiani su 10 hanno almeno la laurea

Il trasferimento di residenza all’estero può essere considerato una scelta, transitoria o di lungo periodo, volta a soddisfare le proprie esigenze di conoscenza, ad acquisire e arricchire il proprio bagaglio di esperienze di studio o lavoro, a migliorare la propria condizione economica e ad ampliare le proprie opportunità di crescita e di realizzazione. Negli ultimi 10 anni i giovani italiani che hanno trasferito all’estero la residenza sono costantemente aumentati, mentre molto meno numerosi sono i rientri in patria. Nel decennio 2013-2022 è espatriato dall’Italia oltre un milione di residenti, di essi oltre un terzo (352mila) con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Con riferimento a questo collettivo di giovani espatriati, si osserva che oltre 132mila (37,7%) erano in possesso della laurea al momento della partenza. D’altro canto, i rimpatri di giovani della stessa fascia d’età sono stati circa 104mila nell’intero periodo 2013-2022, di cui oltre 45mila in possesso di laurea: la differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati è costantemente negativa e restituisce una perdita complessiva per l’intero periodo di oltre 87mila giovani laureati. Dopo il calo del 2021, nel 2022ii si assiste a una significativa ripresa degli espatri di giovani laureati tra i 25 e i 34 anni (18mila, +23,2% sull’anno precedente). Aumenta la quota dei laureati sul flusso dei giovani espatriati (uno su due è in possesso di almeno la laurea), a testimonianza del cambiamento strutturale in atto: solo 10 anni prima, infatti, tale quota era pari a un terzo dei flussi di emigrazione giovanile.  Nel 2022 si riduce il numero dei rientri in patria dei giovani laureati (6mila, -18,9% sul 2021). La contingenza delle due dinamiche, l’aumento degli espatri e il calo dei rimpatri, determina un saldo migratorio negativo che si traduce in una perdita di 12mila giovani risorse qualificate, in linea con le consistenze rilevate prima della pandemia . I paesi europei sono le mete favorite dai giovani laureati. Nel 2022, per la prima volta dall’inizio del decennio, nella classifica delle destinazioni preferite la Germania (con quasi 3mila espatri di giovani laureati) sorpassa il Regno Unito (2,6mila). Seguono la Svizzera (1,8mila), la Francia (1,7mila) e i Paesi Bassi (1,2mila). Tra i paesi extra-europei, al primo posto si trovano gli Stati Uniti (quasi 1.000 giovani laureati). (Sul sito www.istat.it/ il testo integrale del rapporto).