E’ record storico per il Made in Italy agroalimentare all’estero con le esportazioni che hanno raggiunto i 41,03 miliardi di euro nel 2017 per effetto di un incremento del 7% rispetto all’anno precedente.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat definitivi relativi al commercio estero nel 2017. Si tratta di un ottimo risultato proprio all’inizio dell’anno del cibo italiano nel mondo che – sottolinea la Coldiretti - conferma le potenzialità del Made in Italy a tavola per la ripresa economica e occupazionale del Paese.
Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentare (26,7 miliardi) – evidenzia la Coldiretti – interessano i Paesi dell’Unione Europea, ma gli Stati Uniti con 4,03 miliardi di euro sono di gran lunga il principale mercato dell’italian food fuori dai confini dall’Unione e il terzo in termini generali dopo Germania e Francia e prima della Gran Bretagna.
Se in Germania le esportazioni alimentari hanno raggiunto quota 6,89 miliardi di euro, confermando il paese teutonico in testa alla classifica degli appassionati di cibo italiano, in Francia le esportazioni tricolori sono salite a 4,53 miliardi, mentre in Gran Bretagna l’agroalimentare italiano vale 3,34 miliardi.
Un vero boom si registra in Cina dove ci sono ancora grandi opportunità di crescita per il Made in Italy a tavola, per ora fermo a 448 milioni di euro, così come in Giappone e in Russia dove però – continua la Coldiretti – le esportazioni restano fortemente limitate dall’embargo che ha colpito ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da tutta l’Unione Europea.
A spingere la crescita sono i prodotti base della dieta mediterranea a partire dal vino che è il prodotto italiano più esportato e fa segnare un aumento del 7%, secondo la stima Coldiretti, seguito dall’ortofrutta che registra un incremento del 2%, ma ottime performance vedono protagonisti i formaggi con un incremento del 9% in valore, grazie anche all’entrata in vigore dell’obbligo dell’etichettatura d’origine, e i salumi (+8%). Arretra, invece, la pasta tricolore (-3%) che attende ora però gli effetti positivi dell’entrata in vigore dell’obbligo di indicazione dell’origine del grano per ritrovare la fiducia di un mercato che anche a livello europeo è sempre più attento al tema della trasparenza.
“Un risultato importante che è minacciato – sostiene la Coldiretti da falsi e tarocchi che ogni anno sui mercati internazionali sottraggono al sistema Italia un valore di oltre 60 miliardi di euro. Un fenomeno legittimato – denuncia la Coldiretti - dai recenti accordi internazionali sul libero scambio, dal Canada (Ceta) al Giappone fino ai Paesi del Sudamerica (Mercosur) che autorizzano la produzione di Parmesan dagli occhi a mandorla, di Parmesao carioca ed altre brutte copie dei marchi storici del Made in Italy alimentare. E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale e della salute”, ha dichiarato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.