Un confronto aperto, leale e costruttivo quello che è andato in scena alla Casa degli Italiani di Montevideo giovedì sera. Un dibattito storico, organizzato da Gente d’Italia, che ha visto per la prima volta confrontarsi i quattro candidati italouruguaiani alle elezioni politiche del prossimo 4 marzo nella circoscrizione dell’America Meridionale: Stefano Casini dell’Usei (Unione Sudamericana Emigrati Italiani), Ivana Mainenti del Movimento 5 Stelle, Filomena Narducci di Liberi e Uguali e Renato Palermo del Partito Democratico.
Due le sedie lasciate vuote dai candidati Enzo Bacchia (Forza Italia) e Rosario Lamorte (Maie) che hanno perso l’opportunità di partecipare a questa grande serata di democrazia. Non sono mancati i momenti di scontro, le polemiche e i toni duri sempre nel rispetto reciproco tra i rappresentanti però.
Italiani all’estero, servizi consolari, diritti, rappresentanza. Molteplici gli argomenti affrontati nel corso della serata. Ognuno ha esposto la sua ricetta. “Il dibattito è nato per dare maggiore visibilità ai candidati dato che non c’è stato nulla in questo paese” ha spiegato il direttore di Gente d’Italia Mimmo Porpiglia motivando l’iniziativa.
Ed ecco il dibattito vero e proprio.
Porpiglia: Sono partite circa 85mila buste per altrettanti votanti, la prima domanda che io faccio ai candidati è questa: la Rete Consolare italiana è dovunque sotto pressione, soprattutto in America Latina. Credo che tutti siamo d'accordo che le due principali problematiche sono i tempi lunghi per il rilascio dei passaporti da una parte e per i riconoscimenti della cittadinanza italiana dall'altra. Ora, questi due tipi di pratiche riguardano rispettivamente due tipologie di utenti: chi ha già la cittadinanza e chi ancora non ce l'ha. E' in dubbio che se non ci fossero i riconoscimenti o fossero più limitati, i rilasci dei passaporti avrebbero in maniera molto più rapida, perché è questo settore che impiega degli impiegati consolari. La domanda è: a voi sembra giusto pregiudicare la prima categoria di utenti per favorire quella degli aspiranti alla cittadinanza che soltanto ora si ricordano di rivendicare questo diritto, mentre potevano farlo a partire da 25 anni fa, cioè dal 1992, quando è entrata in vigore la nuova legge sulla cittadinanza. Perché molta gente non lo ha fatto prima?
Mainenti: (6:19 si presenta e parla della sua vita) Io non sono una politica, sono semplicemente un cittadino italiano, ci chiamiamo attivisti perché lavoriamo per la gente. Facciamo due mandati e poi stiamo a casa, torniamo a fare il nostro lavoro. Io vado e vengo a Montevideo perché ho un’attività qui e allora so la realtà che vivete qui, come so la realtà che si vive in Italia. Per quanto riguarda la domanda io trovo che prima di tutto sono i passaporti che si devono rinnovare, la cittadinanza viene in secondo luogo. Perché la cittadinanza a questo punto a cosa servirebbe? Per fare il passaporto per poi mandare i figli a studiare all'estero. Questo è quello che io penso. Ma siamo penalizzati facendo queste cose, perché i tempi li dobbiamo tagliare, perché due anni, 10 anno sono assurdi. Con la tecnologia che abbiamo oggi si può fare molto più veloce.
Narducci: Io ritengo che qui il principio che deve prevalere è l'uguaglianza e i diritti di tutti i cittadini. La legge è chiara il figlio di un cittadino italiano è italiano. E' soltanto un problema di ufficializzazione della documentazione. Sono due problemi e devono essere trattati come due problemi. Tutti e due hanno lo stesso peso e devono avere le persone coinvolte nelle due situazioni, gli stessi diritti. Allora non dobbiamo continuare a dire, va bene vi do il passaporto a quello che deve andare a studiare. No, il passaporto è un titolo di viaggio e un diritto di chi è cittadino, allora io non devo giustificare perché è il passaporto. E la cittadinanza è quello. Forse bisogna tirare le orecchie a chi non ha ufficializzato la cittadinanza prima, e quello sono totalmente d'accordo. Però i diritti vanno rispettati. Il problema vero è la nostra rete consolare che da sempre, e chi qui la conosce e la frequenta da tanti anni, sa benissimo, che si chiami in un modo o si chiami nell'altro, il servizio al cittadino è quello che è... non sufficiente ne adeguato perché abbiamo una collettività che è enorme e abbiamo poco personale. Allora bisogna mettere il punto giusto che è il problema e non incominciare a dire no siccome non c'è un servizio coerente e sufficiente incominciamo a dire prima questo e poi l'altro. No i diritti devono essere uguali per tutti. Chi deve fare la cittadinanza ha diritto a farla, chi ha diritto a fare il passaporto ha diritto a farlo.
Palermo: Il cittadino italiano ha diritto a tutti i servizi consolari. Uno in funzione all'altro. I consolati devono garantire tutti i servizi. E' logico che questo problema dei servizi consolari, noi non lo possiamo esaudire in due minuti. Ci vogliono più elementi per approfondirlo e per capire bene qual è l'attuale situazione. E' vero che i consolati non hanno il personale sufficiente per esaudire tutti i servizi, ed è quello che crea il problema. Noi stiamo lavorando da molti anni, giustamente per migliorare questi servizi. E abbiamo avuto dei risultati persino qui nel consolato di Montevideo: le cose sono migliorate abbastanza. Io credo che ci saranno altre domande che ci permetteranno di approfondire un po' la vera situazione dei servizi consolari e della rete consolare. Non solo in Uruguay, ma anche a livello di tutta l'America Latina e altri.
Casini: Essendo un giornalista e non essendo un politico, molte volte sono stato appunto criticato perché non ho filtri... Noi come futuri politici all'estero dobbiamo costruire una rete consolare. La rete consolare non esiste, non esiste una rete diplomatica. Io nel 1965 sono arrivato in questo paese quando c'erano 8000 cittadini italiani con 13 funzionari alla cancelleria consolare. Oggi ci sono 13 funzionari alla cancelleria consolare e 120mila italiani. Quindi, senza fare proporzioni matematiche, noi dovremmo avere per lo meno 160 persone al consolato. So che è impossibile. La politica molte volte dice che dobbiamo risolvere problemi impossibili, ma quello che vi dico è che il numero potrebbe essere molto inferiore perché esiste la tecnologia come dice la nostra candidata del partito movimento 5 stelle. Oggi è impossibile pensare che ci possano essere 160 persone al consolato di Montevideo, quando ce ne sono 70 al consolato di Buenos Aires per 400mila italiani. Quindi noi dobbiamo costruirla da zero la rete consolare, non aggiornarla, perché in questo momento non esiste. E non sono d'accordo con Filomena Narducci che qui non è questione di diritti. I diritti sono i diritti e allora se dobbiamo cambiare, politicamente si cambia una legge e si cambiano anche i diritti come ha fatto la Spagna che soltanto è soltanto fino al nonno.
Porpiglia: Seconda domanda: la legge sul voto all'estero ha molti pregi, ma anche alcuni difetti, se si pensa ai pericoli di possibili brogli del voto per corrispondenza, che rimane comunque la soluzione migliore rispetto al voto in seggi istituiti presso le sedi dei consolati. Pensiamo a cosa potrebbe succedere in Uruguay se gli elettori di Artigas, Tacuarembó o altre località dovessero venire a Montevideo per votare. A parte i problemi di riforma irrealistici, almeno per il momento, come il voto elettronico, cosa pensate? Su quale misure meno difficili da applicare, cioè come la inversione dell'opzione nel senso che riceverebbero il plico elettorale solo coloro che previamente s'iscrivessero volontariamente nei registri elettorali. Cioè questo avrebbe in merito di evitare che 4 milioni di plichi vadano in giro per il mondo con destinatari a cui il voto non interessa e che spesso non hanno mai aggiornato il loro indirizzo, si ridurrebbero così drasticamente il rischio dei brogli, fermo restando il numero dei 12 deputati e 6 senatori da eleggere nella circoscrizione estero come prevede la costituzione.
Mainenti: Io sono d'accordo con la digitalizzazione del voto, come fanno in Colombia o anche negli Stati Uniti. Perché il voto dev'essere segreto, quello che sta succedendo adesso non è così, non è legale. E allora noi movimento 5 stelle vogliamo tagliare tutto questo spreco di carta, anche perché a tanti sono arrivati dei plichi, a tanti sono arrivati doppi e tanta gente, ormai deceduta da 7 anni, continua ad arrivare il plico per votare. La cosa che mi ha dato più fastidio stamattina in Ambasciata c'erano 50 persone che volevano votare, ci tenevano al loro voto e questo è molto importante. E ci sono persone che non ci tengono al proprio voto eppure gli arriva il plico a casa e non serve a niente. Allora tagliamo i costi. Oltre che i tagli alla politica, perché noi ci togliamo il 70% dello stipendio e questo è importante perché con quei soldi lì si potrebbe fare anche una bellissima piattaforma per chi vuole andare a votare va al consolato o in ambasciata in questo caso. Io ci tengo a votare per l'Italia, vado lì mi presento con un documento, voto e il voto rimane segreto.
Narducci: Io credo profondamente nei diritti della gente e nella democrazia. E votare è l'esercizio di un diritto. E lo Stato deve mettere tutti i cittadini in condizioni di poter esercitare quel diritto, di votare. Noi non possiamo guardare l'Uruguay, dove siamo 3 milioni e qualcosa dove andiamo nei consolati. Il voto all'estero è a livello universale, dobbiamo pensare in Argentina, in Brasile, in Canada in Australia, dove le distanze sono enormi e per potere arrivare ad un consolato per il cittadino alle volte comporta 4 ore di aereo. Allora questo sistema di votare per corrispondenza è quello che protegge di più il diritto del cittadino. Bisogna prendere alcune misure, come ad esempio si potrebbe perfettamente fare, includere dentro la busta con il plico e il tagliando, la fotocopia del documento d'identità, così da eliminare tutti i problemi dei brogli, del furto, ecc. Quando è stata fatta la legge del voto all'estero, è stata fatta per far partecipare il maggior numero di persone, allora io non concepisco che una persona debba chiedere allo Stato di poter votare se deve esercitare un diritto! Certo che ci sono cose da cambiare, perché col rosatellum purtroppo la legge elettorale voluta dagli emigranti e fatta per far partecipare gli emigranti è stata snaturalizzata con l'inclusione di un articolo che permette a persone che risiedono in Italia, di venire a partecipare nelle nostre liste all'estero. E quello è una netta snaturalizzazione della legge del voto degli italiani all'estero. E secondo me quello andrebbe cambiato, non è giusto.
Palermo: Non è facile garantire i diritti di tutti. Questa legge che concede il voto per corrispondenza è logico che non è perfetta, lo sappiamo. Noi ci abbiamo lavorato durante 10 anni, provando a modificarla, a migliorarla. Sono 5 milioni o più gli italiani che devono votare per l'Italia e sono sparsi in tutto il mondo. E in realtà come il Brasile, dove l'elettore per votare in forma personale dovrebbe spostarsi 2000 km e una cosa impossibile. Non è facile. Facile è criticare le leggi, criticare le situazione, però trovare la soluzione più adatta, più democratica, più funzionale non è facile. Ci sta lavorando il Cgie, per esempio, ci stanno lavorando i parlamentari. E' un'attività che non si ferma, è costante. Anche quello che diceva Filomena d'introdurre un documento dentro la busta del voto, eviterebbe una serie di problemi. E non è un invenzione perché gli spagnoli votano così, includendo una fotocopia del documento. Ribadisco che la soluzione non è facile trovarla e noi siamo disposti a continuare a lavorare per migliorare la situazione.
Porpiglia: Chiarisco: In paesi come la Gran Bretagna gli espatriati che vivono all'estero da più di 15 anni, perdono il diritto di voto. In Germania dopo 25 anni, in Canada addirittura dopo 5 anni. Nelle Filippine bisogna dichiarare di dover tornare nel paese e risiedere sul territorio almeno per 3 anni. Altri come Israele, Taiwan, El Salvador, Slovacchia, consentono agli espatriati di votare, ma solo a una condizione, che questi tornino fisicamente a mettere la scheda nell'urna. Il voto via posta come abbiamo noi, è garantito in Italia, ma anche negli Stati Uniti, in Spagna, in Portogallo, in alcuni casi anche in Canada e nel Regno Unito. Polonia, Lituania, Ucraina, Colombia, Venezuela, Perù, Francia, Russia, Svezia, Giappone ed altri stati hanno attrezzato le ambasciate e i consolati per la tornata elettorale un po' come succede la noi. La Francia ha fatto qualche sperimentazione per il voto online, ma non è andata bene. Non tutti gli stati prevedono una rappresentanza in Parlamento per la circoscrizione estera. Portogallo, Francia e Colombia garantiscono alcuni seggi ma solo in senato. Noi come vedete siamo un paese molto democratico...
Casini: Come diceva Renato è molto difficile. Ma io credo fortemente nella tecnologia che abbiamo a disposizione, quindi anche se ci vorranno anni, la certificazione digitale ancora non è completa. Ma l'unica che abbiamo già sentito varie volte anche dal Cgie, e che sia possibile, l'unica idea da realizzare è l'introduzione del documento come fanno in altri paesi. Non dimentichiamo che la Spagna vota, ma non ha rappresentanti all'estero. Che è anche una delle cose molto difficile da capire per molti come in Uruguay, che non sono d'accordo con il voto consolare perché non è giusto che una persona che abita in un altro paese possa incidere nel mio. Questo non è il nostro caso, perché gli eletti all'estero non incidono nella politica italiana. Un italiano non può votare noi, e noi non possiamo votare una lista vera e propria italiana. Comunque l'introduzione del documento potrebbe essere un contentino di tempo, ma sicuramente nel giro di pochi anni, quello che avanzerà e si svilupperà in forma normale sarà il voto digitale. Che poi diciamo con questo sistema può portare a brogli pazzeschi, cose che stanno succedendo ugualmente adesso dove per esempio in Argentina si comprano i plichi ai postini per una tipologia elettorale che ancora non è perfetta. Quindi per adesso quello che diceva Filomena è l'unica vera soluzione, attraverso l'inserimento della fotocopia di un documento.
Porpiglia: passiamo a questa campagna elettorale che è stata definita il promessificio. Tutte le forze politiche hanno lanciato proposte costose e di difficile realizzazione. Quale potrebbe essere secondo voi una proposta, anche piccola, ma di sicura attuazione per gli italiani che vivono all'estero.
Mainenti: una delle belle proposte che noi abbiamo movimento 5 stelle sono per i pensionati che vivono all'estero. Noi porteremo tutti a 780 euro, per chi ha la minima ovviamente. Perché abbiamo fatto uno studio con l'Istat che una persona con 780 euro dovrebbe riuscire a vivere bene, non benissimo, diciamo così. Allora so che qua un pensionato prende 170 euro dal marito, dovrebbe arrivare a 780 euro e questo è molto importante. Come sarà in Italia lo sarà anche qui.
Narducci: per principio, siccome io credo che i diritti vengono esercitati e così come non si chiede, neanche se pagano, abolire i 300 euro per poter ufficializzare la cittadinanza.
Palermo: noi qui in America del Sud, abbiamo deciso di fare una campagna senza fare promesse. L'unica promessa che io posso fare è quella di continuare a lavorare per migliorare la situazione degli italiani residenti all'estero. Logicamente questo miglioramento non viene solo con una proposta, ce ne vogliono diverse. Per esempio migliorare la situazione dei consolati. La mia promessa è di non fare promesse, ma che continueremo a lavorare per migliorare la situazione.
Casini: i promessifici sono parte di qualsiasi strategia politica vicino alle elezioni quindi sono d'accordo in un certo senso con Renato, però ovviamente alcune promesse le dobbiamo fare. Forse non realizzabili, ma promesse che vogliamo portare avanti. Come Usei abbiamo pronto un progetto di legge per esempio per i 180, quasi 200mila italiani per il Venezuela. Di questi 200 mila sicuramente molti li avrete visti anche nelle code che stanno passando in Colombia perché ormai sappiamo tutti che le comunità italiane all'estero sono mimetizzate con le società che esistono. Vogliamo fare anche un polo produttivo Italia-Mercosur con sede in Argentina, Brasile e Uruguay. Una specie di formazione attraverso le università italiane e del Mercosur, cominciare ad agire sull'educazione.
Porpiglia: in questo paese si dice, anche se non è vero, che non esiste più il segreto bancario. Come pensate di contrastare la criminalità organizzata e i suoi legami con l'estero, soprattutto in questo paese e in questi ultimi tempi? Quali sono le vostre proposte, dei vostri partiti?
Mainenti: l'unica cosa che so che noi Movimento 5 Stelle combattiamo da tanto tempo, da 5 anni, la mafia. Per quanto riguarda le banche in Italia si stavano affondando. Direi che le banche vogliamo farle pubbliche. Per quanto riguarda l'Uruguay io non so rispondere e non voglio rispondere una cosa che non son capace di dire la verità. Narducci: mi permetto di contestualizzare, io credo fortemente che noi cittadini all'estero quando poniamo una rappresentanza vogliamo una rappresentanza ma dentro giustamente un progetto di paese per l'Italia. E poi dico le nostre proposte devono essere marcate in questo progetto di paese, in questo tipo di paese. Ti potrei ribadire non a caso Liberi e Uguali propone un signore, uno dei capi della lotta all'anti mafia come Pietro Grasso, per tanto la corruzione, i problemi della mafia, i problemi della giustizia son tutti da lavorare e da portare avanti in Italia ed è dentro del programma di Liberi e Uguali.
Palermo: quello che il nostro partito ha tutto un programma di lotta contro la mafia, il traffico illegale e contro il riciclaggio di denaro. E' logico che c'è questo programma e io penso che per rafforzare queste idee si devono mettere d'accordo con gli stati locali. L'Uruguay fa anche una lotta costante per evitare questi atti di criminalità, quello che noi possiamo fare nel caso di noi legislatori e rafforzare queste relazioni agli effetti di migliorare la situazione.
Casini: prima di tutto bisogna dire che l'Uruguay era fino a pochi anni fa nella lista grigia del lochte. Che fa parte dei paesi che non hanno accordi bilaterali per quanto riguarda la criminalità organizzata, il riciclaggio di denaro, ecc. Adesso l'Uruguay è praticamente entrato nella lista molto più bianca anche se ci sono ancore cose da fare e lavorare. Il nostro partito quello che suggerisce è che ci sia un interscambio di specialisti, perché in Italia ce ne sono tanti, specialisti in riciclaggio e antimafia che vengano e ci sia uno responsabile per ogni circoscrizione e venga aiutato da altri specialisti che venga solo da tutto il sud Italia, dove ci sono i più importanti specialisti dell'antimafia, anticamorra, antindrangheta, che sono coloro che controllano riciclaggio, droga, ecc.
Porpiglia: ci sono altre due importanti questioni che sono i pensionati e la sanità. Gli italiani all'estero soprattutto in questo paese c'è una grande fetta di anziani che non vive bene. E la sanità mi rendo conto che chiedere all'Italia una copertura agli italiani all'estero sarebbe drammatica. Ma come pensate di poter ovviare questi due importanti problemi?
Mainenti: per noi è importante perché la sanità deve prendersi cura di tutti gli italiani, emigranti e non emigranti che siano. La sanità pubblica deve anche essere per gli emigranti, non si deve cambiare residenza, né dire che abita in Italia altrimenti non viene assistito, anche perché è comunque italiano. La sanità sarà pubblica anche per gli emigranti che vengono dall'Argentina, dall'Uruguay e da tutte le parti e non hanno bisogno nient'altro di fare del codice fiscale. E questo sarà gratuito per tutti. Quindi che tutti abbiano il diritto di essere assistiti , anche gli italiani all'estero.
Narducci: io voglio essere realista, lo dicevo prima. Bisogna prima di tutto pensare ai cambiamenti in Italia e oggi gli anziani sono in condizioni molto precarie. Non a caso è stato fatto questo reddito di sostegno alla famiglia, una specie di assegno sociale. Vogliamo che quello venga istituzionalizzato, messo a regime, e che ogni famiglia possa iscriversi ed averlo, non solo per un caso puntuale. In Italia oggi ci sono poveri, gente che dorme per strada e vanno a cercare da mangiare nei cassonetti. Se vogliamo rivendicare per noi all'estero le migliori condizioni, dobbiamo essere i primi a contribuire a cambiare l'Italia. Che non ci siano i poveri e la disuguaglianza in Italia. Noi vogliamo l'uguaglianza. Dopodiché lo vogliamo anche per gli italiani all'estero. La sanità deve cambiare e deve essere di libero accesso o pagando il minimo che già te lo trattengono dalla busta paga o dalla pensione. Abolire i ticket che sono sempre più cari portando ad una sanità che è sempre più privata. Noi viviamo all'estero, in Uruguay e qui bisogno riconoscere che col sistema di salute uruguaiano molti dei nostri anziani sono stati assorbiti, sono coperti, senza chiedere se hanno la cittadinanza uruguaiana o no. Vogliamo migliori condizioni per gli anziani e più risorse.
Palermo: logicamente dobbiamo definire qual è la situazione. In Uruguay abbiamo 120mila italiani iscritti nel consolato dei quali nati in Italia e in età avanzata son 4000- 5000. Siamo a favore e lo facciamo a livello dell'assistenza di aiutare quelle persone che sono in uno stato di necessità. Tra l'altro c'è un contributo di assistenza che il governo italiano da e quel contributo viene ad aiutare casi specifici. Quindi vogliamo migliorare le risorse e continuare con il piano, che abbiamo già cominciato, di agganciarli ai sistemi di assistenza locali, quelli uruguaiani e questi casi di necessità. Lo abbiamo già fatto anche con l'aiuto dell'ambasciata perché logicamente dall'Italia con il governo Berlusconi si erano già ridotte le risorse per assistere questi anziani.
Casini: prima di tutto non crediamo nei miracoli. Però per quanto riguarda il nostro programma, prevede un mix per le persone ultra sessantenni che abbiano un rientro in Italia, essendo cittadini italiani, nati o non nati in Italia che sia ridotto a un mese la residenza e in casi eccezionali se dev'essere operato di urgenza ovviamente no. Affinché possano entrare nel sistema delle USL, ossia il sistema locale italiano e che sia considerato come qualsiasi altro cittadino italiano. Ora tutto quello che diceva Renato che sappiamo si sta facendo è riduttivo al territorio uruguaiano ma noi dobbiamo pensare che ci sono 800mila cittadini italiani in Argentina, che ci sono 200mila cittadini italiani in Venezuela e quasi 400mila in Brasile. Ma Usei contempla un progetto più ambizioso, anche se stiamo parlando di miracoli, che gli italiani ultrasessantenni vengano immediatamente riconosciuti in Italia.
Porpiglia: ora introduco un argomento che per me e per tutti gli italiani nel mondo è fondamentale, la lingua italiana. La Dante in Uruguay non esiste più, l'Istituto di Cultura fino a qualche mese fa continuava a inviare le mail in spagnolo che è giusto visto il paese in cui ci troviamo, ma si dovrebbe parlare in italiano all'istituto. Che cosa farete voi per rilanciare questa lingua italiana? Cosa potreste fare per far crescere il mito della lingua italiana in Uruguay?
Mainenti: innanzitutto riaprire le scuole, inserire la lingua italiana è molto importante, anche per la cultura italiana, noi siamo i primi nel mondo come cultura, cibo e indumenti. Riaprire questi istituti per insegnare, io mi ricordo che qui alla Casa degli Italiani ero venuta ad imparare la lingua italiana. Ci sono associazioni che danno lezioni d'italiano, anche i cori imparando le canzoni sono importanti. Con solo 1000 pesos all'anno. Basta andare in queste associazioni, chi non vuole imparare è perché non gli interessa l'Italia.
Narducci: aumentare le risorse per la diffusione della lingua e della cultura è fondamentale. Forse che nel corso di questi 10-12 anni sono stati ritagliati di molto. Però bisogna dire che proprio quello che hanno sempre tagliato meno è quello della cultura perché è fondamentale vincolare le nuove generazioni all'Italia. Per dare continuità, italianità in quest'area sudamericana dove l'80% siamo italo sudamericani. Una politica molto aggressiva di diffusione della lingua che qui già si fa. Però occorre fare dei corsi gratuiti o a volontà e riportare in avanti e dare più aiuti al Casiu che è l'altro ente gestore che abbiamo.
Palermo: evidentemente il governo del Pd ultimamente sta aumentando anno a anno le risorse per diffondere la lingua e la cultura italiana adeguatamente. Però ha fatto anche un'altra cosa negli ultimi mesi, ha cambiato la competenza della diffusione della lingua, l'ha cambiata per la direzione sistema paese. Ha fatto quest'operazione per fare una diffusione della lingua che non è solo basata sulla parte didattica, ma che si basa anche in una cosa più complessiva. Per esempio la diffusione della lingua verrà accompagnata con la settimana del cinema. Si sta facendo la settimana della lingua italiana, che sono momenti per fare una grande diffusione e agganciare la gente. L'idea è quella, che la lingua sia vincolata alla cultura, alla gastronomia. La punta per diffondere tutta la cultura italiana.
Casini: scusate se sono più critico, ma il governo che abbiamo avuto negli ultimi anni ci hanno dato solo contentini dei quali sono stati fatti da noi stessi. Perché tutte queste iniziative vengono dalle comunità, anzi proprio dal comites in molti casi. Che sono la settimana della lingua o da ditte private come la Pirelli con il festival del cinema di San Paolo che è molto famoso. Noi per difendere la nostra lingua dobbiamo cominciare ad essere più coraggiosi. Per esempio per essere cittadino nord americano bisogna giurare la bandiera delle 50 stelle e fare un esame basico della lingua del paese a cui devi appartenere o che vuoi appartenere. Se noi pensiamo che il 90% delle persone che si fanno cittadini italiani, lo fanno solo per avere un salvacondotto per andare a lavorare illegalmente negli Stati Uniti o in Spagna e allora abbiamo dei problemi. Allora noi dobbiamo cominciare a esigere in un certo senso come Paese. Dal punto di vista costituzionale fare una legge per la quale noi buongiorno, buonasera, permesso, grazie e prego, dobbiamo impararlo.
Porpiglia: 85mila buste inviate. Credete sia stato fatto tutto il possibile per pubblicizzare quest'elezione in Uruguay?
Mainenti: innanzitutto queste persone qua, sono 20 anni che ci governano, tutte queste cose che ci avete detto non sono state ancora fatte, perché non le fatte prima? Io è la prima volta che mi presento, noi Movimento 5 Stelle quello che abbiamo promesso, lo abbiamo mantenuto. Piuttosto di buttare via il voto, votate noi che siamo il primo partito in Italia con un 40% e non abbiamo niente contro gli altri politici e non ci alleiamo con nessuno. Noi viaggiamo da soli, quello che promettiamo facciamo.
Narducci: io lo dico con amarezza e preoccupazione, ma faccio la premessa. Questa campagna elettorale sia in Italia che all'estero è un po' strana ed è normale oggi vedere oggi i partiti che anche tutta la pubblicizzazione la stanno facendo senza spendere troppi soldi. Anche perché la legge è quella che è. Però da noi e forse quello che dico è una provocazione, ho la sensazione che questa campagna si sta svolgendo praticamente in clandestinità. Siamo solo noi che sappiamo. L'altro giorno viaggiando su buquebus mi sono trovata dentro la Nación, una pagina che spiegava non solo che si votava, ma cosa deve fare il cittadino e dove deve andare il cittadino. Invece qui, sul País di ieri ho trovato questo riquadro che dice solo che si vota e che si danno i duplicati. Una cosa è informare, un'altra è pubblicizzare. I cittadini in questa campagna non sono stati informati sull'andamento di questa campagna o sul da fare. Chi ha vissuto già molte elezioni, sa benissimo che in questo paese le elezioni sono state pubblicizzate. Che l'istituzione ambasciata la prima cosa che faceva erano conferenze stampa invitando associazioni, patronati, candidati dicendo alla società uruguaiana che si cominciava a votare per il parlamento italiano. Io questa volta non l'ho visto. Forse sbaglio e non ho guardato troppo, ma io non l'ho visto. Una cosa che interessa a noi è sapere quanti soldi ha stanziato il ministero per la pubblicità e l'informazione di questa campagna.
Palermo: è un'elezione praticamente in clandestinità. Non c'è rumore, non c'è il clima elettorale che invece si c'è stato in altri periodi. Non sappiamo quanti soldi il ministero abbia stanziato per questa campagna informativa, ma qualcosa si. Lo stato italiano da una determinata risorsa per fare campagna informativa. E dopo c'è stata un altro fatto che non abbiamo problemi a dirlo che è quella che i candidati che ci stiamo presentando, non abbiamo le risorse per fare campagne televisive. Allora quello evidentemente contribuisce anche che non ci sia la pubblicità adeguata.
Casini: credo che non sia esistita la pubblicità in queste elezioni. Mentre in altre elezioni c'è stata una grande diffusione radio televisiva e stampa scritta, anche su Gente d'Italia. E mi piacerebbe sapere, come dice Filomena, dove siano andati a finire questi soldi perché i soldi ci sono. Tutte le strutture diplomatico consolari hanno ricevuto soldi specifici, un capitolo specifico per quanto riguarda la diffusione di queste elezioni. Questo non è stato fatto e mi piacerebbe sapere cosa di potrà fare in futuro.
Porpiglia: un’ultima domanda, una sola cosa la potete promettere e che potete mantenere sul serio? Se andate in Parlamento cosa v'impegnate a fare? Anche piccola, ma che ci assicurate che vi obbligate a realizzare.
Mainenti: noi Movimento 5 Stelle ci impegniamo a tagliarci gli stipendi. Il costo della politica fa schifo. Il 70% ce lo tagliamo da 5 anni e lo faremo ancora. E se vado su, più di 3000 euro non prenderò, come altri che ne prendono da 12mila in su.
Narducci: io mi comprometto a continuare a lavorare per le cose che da quando tutti voi mi conoscete io sto lavorando.
Palermo: io faccio solo una promessa che è quella di continuare a lavorare per migliorare i servizi consolari.
Casini: io l'ho già promesso che anch'io mi taglierò lo stipendio, però per un fine specifico. Perché voglio aiutare le associazioni italiane in Uruguay, che devono per esempio pitturare il tetto o ristrutturare la propria sede. Poi sicuramente siccome sono un po’ pazzo posso promettere che io mi metto una catena davanti al consolato e che mi tolga la polizia da lì. E' una vergogna quello che sta succedendo, noi non abbiamo più una rete consolare. La serata è proseguita con gli interventi del pubblico che ha voluto interagire con i candidati attraverso domande e riflessioni. Molto diversi tra loro gli argomenti toccati. Si è partiti dalle possibili alleanza dell’Usei, un partito molto piccolo all’interno dell’arco parlamentare con le sue colazioni e i suoi improvvisi colpi di scena.
Ivan Pantarelli ha rivolto delle domande all’assente Enzo Bacchia raccontando un’esperienza vissuta in prima persona: “Ha minacciato di querelarmi solo per aver fatto una domanda su Facebook. Ho chiesto al candidato di Forza Italia se parlava italiano, una cosa che mi sembra del tutto logica. Qual è l’articolo della costituzione uruguaiana che limita il diritto alla libertà di parola? E quello della costituzione uruguaiana?”.
Immigrazione e sanità sono stati al centro degli interventi di due dirigenti storici della collettività italiana, l’emiliano Giovanni Costanzelli e il veneto Piergiorgio Boschiero. Il primo: “So che andrete a bussare alle porte in Italia ma sarà molto difficile che vi ascoltino. Oltre a chiedere per gli italiani in Uruguay andate a difendere gli italiani dall’immigrazione clandestina”. Il secondo: “Occorre il diritto all’assistenza medica per gli italiani che ritorno in patria. Questo è un argomento fondamentale”. Si è parlato anche di maggiori opportunità per fomentare la partecipazione dei discendenti italiani e il particolare caso dei cittadini istriani non riconosciuti dallo Stato italiano.
Infine l’imprenditore milanese Luca Molina ha introdotto un nuovo tema: “Della nuova emigrazione nessuno ne parla. La realtà è che qui c’è gente che è venuta da poco, lavora e si rimbocca le maniche. Dispiace dirlo ma al giorno d’oggi avvicinarsi alle associazioni non porta nulla. Quali sono le possibilità di aiuto (non finanziario) che possiamo avere?” Dopo gli interventi, il momento più accesso è stato nello scontro tra le candidate Ivana Mainenti e Filomena Narducci sui diversi approcci nei confronti dell’immigrazione clandestina. “Ci sono partiti che possono fare promesse perché tanto sanno che non le potranno mai compiere. Un solo parlamentare non può ottenere nulla” ha affermato Renato Palermo. Stefano Casini ha infine polemizzato con i grillini: “La prima cosa che ha detto il Movimento 5 Stelle da quando è sceso in politica è stata quella di abolire il voto all’estero. Sono contento che adesso abbia cambiato idea presentando i suoi candidati”.