Un voto al chiaroscuro quello della comunità italiana in Uruguay. Più scuro che chiaro, in verità. In fondo se su 85mila aventi diritto solo poco più del 20% si è recato alle urne, qualcosa "andato storto" sicuramente ci sarà, non trovate? D'accordo, l'ambasciatore di Montevideo ha le sue colpe. Comites e candidati elettorali hanno denunciato alla collettivitá e ai piani alti della Farnesina la condotta “ politicamente irresponsabile" - a loro
avviso - del numero uno italiano in Uruguay.
Gli attribuiscono la colpa maggiore per il crollo delle affluenze elettorali nel Paisito, e gli contestano le due settimane di ferie in febbraio e non aver pubblicizzato a dovere l'appuntamento elettorale. Certo avrebbe potuto fare molto di più invece di limitarsi ad indire una conferenza stampa a sole 24 ore dalla chiusura dei seggi. Tuttavia scaricare tutto sulla mancata propaganda di un evento così importante, non basta a giustificare un astensionismo di tale portata. C'è di più, molto di più sotto. E' triste doverlo dirlo, ma si chiama "disaffezione". Disaffezione al voto. Che poi, in soldoni, si traduce con la disaffezione di molti degli italiani d'Uruguay nei confronti della madrepatria.
Chiamatela "perdita d'italianità", se volete, o anche mancanza di affetto, ma tant’è, in molti, in questo scorcio di terzo millennio, stanno vedendo a poco a poco assottigliarsi quell'esile cordone ombelicale che un tempo li teneva avvinti alla casa dei loro padri. La Rai radio televisione italiana ha sbaraccato da tempo, la Camera di Commercio non c'è più, la storica società "Dante Alighieri" è solo un ricordo, così come l'ospedale italiano di Montevideo, il Consolato é diventato una “cancelleria consolare”…..
E la festa del 2 giugno, quella della Repubblica? Manco a parlarne. Da qualche anno, due per la precisione, non viene celebrata piú nella "nostra" ambasciata…lí dove fino a poco tempo fa presidenti della repubblica, ambasciatori, ministri, politici, impresari e uomini
di cultura italouruguaiani e non passeggiavano nei magnifici saloni della “nostra” residenza gustando saporitissimi piatti della cucina italiana innaffiati il piú delle volte da pregevoli calici di Chianti d’annata.
Sí, ricordate? Fino a pochi anni fa venivano anche fior fiori di politici in Uruguay, per rinverdire i fasti della storica conquista democratica del 1948. Adesso anche questa ricorrenza sembra essere sparita dai calendari delle feste tricolori. Cosa resta, insomma, dell'Italia al di qua dell'Oceano? Quali imprese, quali imprenditori italiani vengono ancora ad investire in Uruguay? E cosa si sta facendo per incoraggiare scambi commerciali con il nostro Paese? Ma soprattutto cosa si é fatto e cosa si fa oggi per incrementare scambi culturali (con universitá, scuole di specializzazione, convegni...) per rilanciare il made in
Italy, la moda, la gastronomia e l’arte col Paisito?
Da qualche giorno é arrivato un nuovo direttore dell’Istituto Italiano di Cultura, che - assicurano - ha lavorato sempre molto bene in tutti i paesi dove é stato inviato. Bene, nuova e buona linfa in un settore dove si era istituzionalizzato il “cenacolo" per pochi intimi: vecchie pellicole, artisti sconosciuti e molta poca lingua di Dante… Perché mai, quindi i nostri connazionali dovrebbero ricordarsi di un paese che sembra essersi totalmente dimenticato di loro?
Un paese, l’Italia, in cui ci si accapiglia sullo "ius soli", si discute se dare o meno la cittadinanza agli "stranieri" (che nascono sul "suolo italico", che parlano la nostra lingua, che vanno a scuola e all’universitá…) quando dall'altro capo del mondo la stessa viene elargita a piene mani - legalmente, per caritá - anche a chi ricorda di averne diritto dopo 26 anni facendo solo una domanda (al 99 per cento non parlando la lingua italiana e ignorando completamente leggi e regolamenti) quella stessa cittadinanza che gli servirà poi per poter ottenere il rilascio del passaporto europeo (per per lavorare in Eu e entrare negli Usa senza visto…)
Di cosa ci meravigliamo, dunque, se la comunità degli italiani d'Uruguay insieme con quella argentina decide di presentare alle elezioni candidati che a malapena conoscono la nostra lingua??? E' questa la logica e normale conseguenza di una drammatica disaffezione che spinge chi vota a scelte sempre più "borderline". D'altronde, diciamocela tutta, quale sembra essere la richiesta più impellente di tanti italiani e italiane d'Uruguay in questa fase della loro esistenza se non...il passaporto per poter viaggiare liberamente nei paesi europei o negli States?
O il "miraggio" dell'assistenza sanitaria gratuita per tutti, anche all’estero che viene sempre piú spesso sbandierata dai candidati dell’associazionismo??? Ma allora é solo questo che viene chiesto ai nostri rappresentanti? Passaporti europei e sanità gratuita? E il grande Consolato generale perché le pratiche di cittadinanza e il rilascio dei passaporti avvenga nel piú breve tempo possibile? E' per questo che li abbiamo votati? Per un banale passaporto o un tesserino sanitario? Eh no, cari miei. Così non va. Così non può andare. Scusate se ve lo dico, ma l'Italianità non si può misurare dal possesso di una tessera con foto.
Noi la gettiamo là, magari in maniera provocatoria: perché non dare una bella stretta al rilascio di questo importante documento? Volete il passaporto? Bene, allora dimostrateci il livello della vostra italianità, il legame che avete con la madrepatria. Dimostrateci che non siete italiani solo "per convenienza" e noi ve lo rilasciamo. Certo, potrebbe obiettare qualcuno, ma mica è colpa loro se l'Italia, per tanti, troppi emigrati, oriundi e figli di emigrati, è diventata un sogno lontano che sta a poco a poco svaporando.
Giusto, più che giusto. Non a caso abbiamo parlato di "disaffezione" e"perdita di italianità". Lo abbiamo sollevato proprio noi questo “problema”!! Nei programmi dei candidati avete mai ascoltato “rafforzare la conoscenza della lingua italiana, ampliare accordi con le universitá, etc……” Forse qualcuno….ma gli altri hanno parlato soltanto di passaporti, sanità e di ampliare consolati….. E allora continuiamo a provocare, amici lettori. E rivolgiamoci direttamente a loro. Ai ministri, ai parlamentari, ai governatori del Belpaese.
Cari politici, cari sindaci, assessori, consiglieri, segretari e presidenti di enti, ordini, sindacati, partiti e associazioni: ricordatevi di quanti vivono all'estero. Ricordatevi dei vostri figli, dei vostri fratelli, dei cugini e dei parenti che vivono al di là dell'oceano. Ricordatevi degli italiani che si sono trasferiti all'estero. Però non fatelo solo a tempo perso, cioè quando vi occorre. Fatelo ogni santo giorno dell'anno. Tornate ad investire da noi, tornate a visitarci, a riaprire associazioni e sedi di rappresentanza. Tornate a consegnarci "l'italianità perduta". Perché italiani siete voi e italiani, fino a prova contraria, siamo noi. Riallacciamo i contatti. Rinsaldiamoli. Rafforziamoli. E riscopriamo assieme quanto è bello non solo definirci, ma anche sentirci figli della terra di Dante e Petrarca!