Il 'Quartiere Francese' di New Orleans è conosciuto in tutto il mondo. Un piccolo gioiello meta dei turisti di ogni parte del globo. French Quarter è il cuore di New Orleans, ma forse in pochi sanno che un secolo fa non era proprio così.
"Ci potete credere oppure no - racconta Enrico Villamaino, storico all'American Italian Cultural Center che si trova nel downtown della città della Louisiana - ma nel 1915 l'80% del Quartiere Francese era italiano. Infatti era conosciuto come 'Little Italy' oppure anche 'Little Palermo'. Per diversi anni a New Orleans essere italiano oppure siciliano alla fine si trattava della stessa cosa, non c'era differenza.
Palermo all'epoca era la connection italiana di New Orleans, due porti, due città così lontane, ma che per un certo periodo di tempo erano quasi la stessa cosa. Infatti in quel periodo tanti siciliani, tanti italiani, arrivavano in America proprio attraverso il Port of New Orleans. E una volta sbarcati, la maggioranza andava a vivere nel Quartiere Francese. Uno dei primi lavori che gli immigrati italiani trovavano appena arrivati a New Orleans era quello di scaricatore di porto.
Braccia robuste per un lavoro pesante, d'altra parte un secolo fa non c'era troppo da scegliere. Così gli italiani si mettevano a scaricare tutte le merci che trasportavano le barche che andavano su e giù per il grande fiume Mississippi oppure, in alternativa, riempivano gli scaffali del French Market.
Vicino al mercato oggi c'è ancora Central Grocery che oltre un secolo fa fu fondata da un siciliano, Salvatore Lupo, un emigrante e che rappresenta, oggi, anche un contributo alla cultura di New Orleans. Lì infatti si può dire che sia iniziata la storia della 'muffuletta', storico sandwich italiano di Big Easy, il nickname più popolare tra i tanti che ha la città della Louisiana. Un'altra testimonianza della presenza siciliana a New Orleans e che ancora continua la sua storia è il Roman Candy.
Nel 1915 Sam Cortese decise di vendere dolciumi con un carretto che era trainato da dei muli. E oggi, ancora con le caratteristiche di allora, carro e muli, il nipote di Cortese guida quella azienda, che porta lo stesso nome, e vende dolciumi, anche online. Ron Kottemann infatti ha ripreso i sapori del nonno che poi li aveva catturati dalla mamma, Angelina Napoli Cortese, la quale cuoceva i dolci per le feste, come Natale e San Giuseppe, li faceva per la famiglia e gli amici.
Piacevano, così Sam decise di venderli: 5 centesimi, un prezzo che, incredibilmente è rimasto lo stesso fino al 1970. Dopo la morte di Sam Cortese, avvenuta nel 1969, il business di famiglia è stato portato avanti da Kottemann e il carretto di Roma Candy è diventato ormai un elemento stesso della città. Ma le istituzioni italiane a New Orleans non finiscono qui. Ce ne sono tante, come racconta ancora Enrico Villamaino.
Un altro esempio infatti si può trovare da Angelo Broccato Italian Ice Cream and Pastry: è lì oggi, come lo era un secolo fa. La sua attività la cominciò nel French Quarter quando questo era il fulcro, il centro della vita italiana a New Orleans. Solo più tardi si trasferì in una nuova location, Mid-City su Carrollton Avenue, ma un simbolo, non solo dell'italianità, lo è rimasto. A New Orleans, la capitale del jazz, gli italiani e i siciliani, non hanno avuto durante il loro periodo di massimo fulgore, all'inizio del secolo scorso, soltanto da offrire quello per cui maggiormente siamo sempre conosciuti: la gastronomia. Sì certo quello che hanno portato, in questo settore, a Big Easy c'è ancora oggi, ma il contributo è andato un po' in tutti i settori e in particolare, anche in quello della musica.
"Nick LaRocca - ancora parole di Villamaino - è visto un po' come il padrino del jazz. Aveva una band formata da cinque elementi. E fu proprio LaRocca con il suo gruppo che incise quello che è stato, ma davvero, il primo album di jazz: era il 1917". Una 'uscita' che ha compiuto un secolo l'anno scorso e il nome dell'album non si potrà dimenticare mai: si chiamava 'Livery Stable Blues' un altro pezzo di storia firmata dagli italiani. Poi dopo quella data che rimarrà incisa per sempre, anche un altro italo-americano, Louis Prima, ha scritto un altro capitolo della storia della musica di New Orleans. "Louis - continua Villamaino - aveva uno stile che si è sempre evoluto, il modo in cui suonava e componeva. Per questo motivo è stato capace di rimanere sulla scena, all'avanguardia del jazz, per quarant'anni. Ecco così spiegato come e quanto gli italiani hanno contribuito in campo gastronomico e in quello musicale".
Una presenza che a volte non è stata sottolineata come si sarebbe dovuto, ma su una cosa lo storico Enrico Villamaiano non ha dubbi: "Gli italiani hanno avuto un ruolo importante nella nascita e nella crescita di quella che noi pensiamo sia la cultura moderna di New Orleans".