Genitori gay e gay contro mamma e papà, in un solo giorno le cronache di Roma offrono l’incontro ravvicinato tra l’affermarsi dei diritti dei gay e la prepotenza di fatto della lobby gay. Nello stesso giorno a Roma il Comune trascrive, riconosce negli atti anagrafici la condizione di un bimbo con due padri, due papà anagraficamente di sesso maschile e un asilo della stessa città censura la festa della mamma e del papà mettendole i mutandoni della censura gay.
Perché censura è stata, chiesta e ottenuta da coppia gay. Censura a che si usassero le parole mamma e papà. Nello stesso giorno dunque il riconoscimento di un diritto, il diritto a vedersi riconosciuta una scelta di vita, la coppia gay. Diritto a veder riconosciuta questa scelta anche quando si accolla la responsabilità di una nuova vita. L’accettazione ufficiale, il timbro burocratico a che un nuovo nato/a possa avere due papà o due mamme non è burocrazia appunto, è diritto che amplia una libertà. Genitori gay non solo è una realtà da riconoscere nei fatti.
Diritto dei gay ad essere genitori è ampliare la libertà di chi fa quella scelta. E ampliare, nei termini e nell’ambito della legge, una qualunque libertà è sempre ampliare la libertà collettiva. Genitori gay, questione di libertà. Ma purtroppo, molto purtroppo, esser gay sempre più spesso si traduce in pensare e agire come lobby gay. Che vuol dire lobby gay? Vuol dire ritenere e accampare il proprio diritto come esclusivo e preminente. Vuol dire concepire la propria libertà come prima e superiore e dotata della dignità di comprimere le altrui libertà.
L’esempio minimo e al tempo stesso macroscopico del pensare e agire come lobby viene da quanto chiesto e ottenuto, purtroppo ottenuto, da una coppia gay. Un asilo che abolisce la denominazione festa della mamma e del papà per trasformarlo nella festa della famiglia. E’ la stessa trama concettuale, la stessa cultura che portava a mettere i mutandoni ai dipinti rinascimentali, quella della censura del sesso non secondo canoni. E qui il sesso non secondo canoni è quello eterosessuale. E’ la stessa prepotenza stizzosa che anima molteplici vittimismi intolleranti e purtroppo dominanti.
Per il vittimismo intollerante gay la famiglia fuori canone è quella con mamma e
papà, quindi… Quell’asilo e molti istituti scolastici si piegano come Don Abbondio e fingono o si auto convincono di piegarsi alla democrazia e al rispetto di tutti. Non è così, l’unica cosa che davvero piegano e distorcono è la libertà. Quando si cambia nome alla festa cristiana del Natale o si evita di fare il presepe o si censura la dizione mamma e papà, allora non si ampliano libertà nell’ambito del diritto. Al contrario, quando si fa così si comprimono le libertà.
Libertà è diritto per gli alunni di ogni religione, e anche di quelli non credenti, di vedere libere e non nascoste le feste e i simboli religiosi. Libertà non è opprimere e sopprimere la visibilità della fede altrui. Libertà è per i genitori gay non opprimere-sopprimere le manifestazioni visibili e concrete della famiglia etero sessuale. Ma vive e quasi vige altro concetto di libertà, quello della lobby appunto. E la lobby concepisse se stessa tanto più libera quanto più opprime-sopprime l’altro da sé. No ai gay contro mamma e papà, questione di libertà.
Lucio Fero