Venerdì è un giorno storico per il Giro d’Italia per la prima volta fuori dall’Europa. Con una crono individuale di 9,7 chilometri la corsa a tappe più famosa del mondo sbarca a Gerusalemme. I ciclisti gareggeranno, sotto in massimo controllo di sicurezza, a ridosso delle mura antiche della città santa e della porta di Jaffa.
Un’esperienza toccante anche per i corridori, oltre che per l’organizzazione. Seguieranno altre due frazioni sempre in terra d’Israele: sabato la Haifa-Tel Aviv e soprattutto domenica la Be’er Sheva-Eilat, 229 chilometri con il lungo passaggio nel deserto del Negev prima dell’approdo alla costa del Mar Rosso.
Una gara in uno scenario mai visto prima tra sabbia, vento caldo e umidità. Una tappa da affrontare con serietà e impegno prima del trasferimento in Sicilia dove il Giro d’Italia riprenderà martedì 8 maggio con la Catania-Caltagirone per concludersi a Roma domenica 27 maggio.
Il Giro d’Italia numero 101 è dunque ricco di novità con 3.562 chilometri da percorrere, due crono, sette tappe per i velocisti, sei di grande difficoltà, sei medie per impegno e ben otto arrivi in salita.
Ma è una corsa che nasce sotto il segno di Gino Bartali, al quale è intitolata la prima tappa. Nel prologo di Gerusalemme, infatti, è stata consegnata alla nipote Gioia la cittadinanza onoraria di Israele al campione morto nel 2000 e Giusto tra le Nazioni dal 2013 per avere contribuito a salvare centinaia di ebrei agendo nella rete clandestina ebraico-cattolica che a Firenze ruotava attorno al cardinale Elia Dalla Costa che chiese all’amico Gino di portare documenti falsi ad Assisi ed ottenne un sì senza esitazione da parte del già famosissimo ciclista.
La cerimonia della cittadinanza postuma si è tenuta ieri alla presenza dei ciclisti presenti al Giro d’Italia. «La legge sui Giusti tra le Nazioni - ha spiegato il portavoce di Yad Vashem, Simmy Allen - consente la prerogativa di conferire anche, in casi particolari, una cittadinanza onoraria di Israele a chi fosse ancora in vita, oppure postuma ai suoi congiunti. Si tratta di una procedura molto rara e che viene usata con il contagocce. L’ultimo caso risale al 2007, undici anni fa».
La cerimonia è stata organizzata dall’ambasciata italiana in Israele insieme alla Israel Cycling Academy. “Quel naso triste da italiano allegro”, come lo ha definito Paolo Conte in una famosa canzone, dichiarato 'Giusto tra le nazioni' dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell'olocausto fondato nel 1953, si distinse per il coraggio con cui collaborò per salvare dalla deportazione alcune famiglie ebraiche. Secondo Yad Vashem il noto ciclista, devoto cattolico, “nel corso dell'occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l'arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa".
Quest'ultimo è stato già riconosciuto Giusto tra le Nazioni da Yad Vashem."Questa rete ebraico-cristiana, messa in piedi a seguito dell'occupazione tedesca e all'avvio della deportazione degli ebrei, ha salvato - prosegue Yad Vashem - centinaia di ebrei locali ed ebrei rifugiati dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Yugoslavia”.
Bartali, si legge ancora sul sito del memoriale ebreo, ha agito "come corriere della rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali ha trasferito falsi documenti a vari contatti e tra questi il rabbino Cassuto".
Il periodo in cui lavorò più intensamente per mettere in salvo gli ebrei è tra il settembre 1943 e il giugno 1944. Per il coraggio e l'umanità non comune, il ciclista toscano aveva ricevuto la medaglia d'oro al merito civile dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi "per aver salvato almeno 800 ebrei".