Daniele andava a piedi per la strada, zoppicando. Lo incontrai quando prendeva l’autobus all’ospedale San Raffaele di Salvador de Bahia. Era stato appena operato e non aveva nemmeno i soldi per prendere un taxi per andare a casa. Viveva nella favela della Gamboa, che stava sotto la parte ricca della città di Salvador de Bahia, dove Ivete Sangalo e altre celebrità hanno appartamenti mega lussuosi.
Conoscevo Daniele da qualche anno. Era brillante ma aveva avuto difficoltà di vario tipo, di salute, economiche, di lavoro. Aveva perso tutto, la famiglia, il lavoro, la casa. Non aveva più altre alternative che andare a vivere in una favela per non rimanere in mezzo alla strada.
Italiano all’estero è così, abbandonato dall’Italia e dal paese dove si trova. Molte volte l’italiano pensa che ci sa fare ma quando le cose vanno male nessuno ti aiuta. Come giornalista che vive a Salvador de Bahia pensai che questo non era giusto. Bisognava fare qualcosa. Per lo meno per aiutare Daniele. Ma in realtà pensavo a qualcosa di più.
Bisognava creare un gruppo che desse voce agli italiani all’estero. Sì perché gli italiani rappresentano la più grande diaspora del mondo. Milioni di italiani hanno lasciato le loro terre per cercare un futuro migliore. Ma molto spesso ciò non si e’ verificato. Perché?
Le ragioni sono varie. Ma due cose sono sempre state vere per gli italiani all’estero ed anche per i loro discendenti: l’amore per la patria, l’Italia, è sempre rimasto e anche molto forte; la patria nella migliore delle ipotesi li ha dimenticati se non abbandonati.
In realtà però gli italiani all’estero sono stati e sempre saranno la parte migliore dell’Italia. Chi sono? Il papa Bergoglio è discendente di italiani all’estero. Il defunto presidente Sandro Pertini è stato il miglior presidente della storia di Italia. Senza dimenticare i milioni e milioni di italiani che hanno viaggiato per il mondo e hanno fatto onore a questo paese.
Sì, dovevo fare qualcosa per Daniele ma anche per gli italiani all’estero, per far sentire la loro voce. Ma per tutti, per quelli che vivono in tutte le parti del mondo e che non hanno mezzi per comunicare con consolati molto spesso lontani e volte poco ricettivi. Ma cosa?
Era il 2008. Ero in contatto con un gruppo di italiani all’estero sparsi in tutte le parti del mondo. Gente che aveva operato nel mondo degli italiani all’estero per decadi. Prima di tutto chiesi loro di scrivere una email al console di rio de Janeiro. Dovevamo tutti insieme chiedere di aiutare Daniele. Un minimo di aiuto per evitare che Daniele fosse abbandonato alla sua situazione e potesse anche rischiare la vita.
Tutti insieme, dal Brasile agli Stati Uniti, dalla Germania al Giappone, dalla Cina all’Africa dall’Australia al Regno Unito scrivemmo una email chiedendo supporto per il nostro sfortunato compatriota. E funzionò. Il console di rio de Janeiro si mostrò solidale e aiutò il nostro connazionale.
Il risultato positivo ci fece capire che l’unione fa la forza. A quel punto creai Cicero il più grande gruppo di italiani all’estero al mondo il 9 maggio 2009, nove anni fa. All’epoca Cicero era formato solo da questo gruppo di amici, una trentina di persone. Ma poi, il gruppo crebbe ancora di più in maniera esponenziale. Gli italiani all’estero sono milioni di persone. E da tutti i paesi del mondo la voce si sparse e tutti volevano farne parte. Quello che era un hobby divenne quasi un lavoro. Un lavoro si ma volontario perché al contrario delle centinaia di associazioni italiane all’estero, molte anche di dubbia qualità, Cicero non ha mai ricevuto un centesimo da nessuno, né dall’Italia né dall’estero.
La cosa bella di Cicero è che tutti possono scrivere dei propri problemi di italiano all’estero. Ma anche delle cose fatte, delle iniziative in corso. Della nostalgia della propria vita fuori dell’Italia. Tantissime iniziative furono e sono state fatte in questi nove anni. Facemmo un contatto permanente con l’INPS per assicurare l’erogazione dell pensioni agli italiani all’estero che per varie ragioni non la ricevevano.
Personalmente sono stato invitato dal sindaco di New York Bill De Blasio alla cerimonia del suo insediamento come rappresentante delle comunità italiane nel mondo. Moltissime battaglie a favore degli italiani all’estero in situazioni di pericolo sono state combattute. Gli italiani in Venezuela ad esempio.
Ma anche gli italiani in Brasile in situazioni di difficoltà. Gli italiani indigenti all’estero, triste e nota piaga dimenticata. Gli italiani detenuti all’estero, molto spesso sepolti vivi in carceri disumane. Battaglie per il voto degli italiani all’estero con la proposta di modifica del voto per corrispondenza per evitare i brogli nelle elezioni all’estero. Siamo in contatto con tutti gli italiani all’estero eletti. Ma questa e’ una nota dolente.
Perché da quando gli italiani all’estero hanno eletto i loro rappresentanti non un solo provvedimento a favore degli italiani all’estero è mai stato preso. In oltre 10 anni non uno neanche un provvedimento è stato fatto. Una vergogna. Ma lasciamo da parte queste considerazioni.
Oggi è un giorno di festa. E’ il compleanno di Cicero oggi. E festeggiamo Cicero che unisce gli italiani all’estero invece di dividerli. Buon compleanno Cicero. Speriamo che l’anno prossimo, per i 10 anni di Cicero, il presidente italiano ci inviti al Quirinale. Pertini sicuramente l’avrebbe fatto. Questo per dare un riconoscimento agli italiani all’estero. Da italiano all’estero Pertini era fiero di essere italiano. E noi di Cicero siamo tutti fieri di essere italiani all’estero.
(di Max Bono, Coordinatore mondiale Cicero)