Negli States ha letteralmente sbancato. Negli States, la culla dell’ippica, senza offesa per inglesi e francesi, i padri delle corse dei cavalli, di trotto in Francia, di galoppo nel Regno Unito: ce n’è per tutti i gusti, tutte le tasche, tutti i tipi di scommesse. La cavalla di San Francesco la sua l’ha vinta alla grandissima: prima nel gran finale della Bobby Valdes Cup di trotto, dotazione trentamila euro.
Una manna dal cielo per l’impunita “signorina” italiana, che aveva messo insieme finora
dodicimila euro e due seconde piazze sul suolo nordamericano. La vittoria all’ippodromo di
Pocono Downs, Pennslylvania, eleva l’inedita trottatrice al ruolo di star mondiale. Anche in virtù della sua incredibile storia che andremo a raccontare. Quella della cavalla di San
Francesco nata ad Assisi, cresciuta da un frate francescano, Danilo Reverberi, già bancario a Milano, malato di ippica, frequentatore assiduo, ai tempi, dell’ippodromo di San Siro. Non azzardatevi ad interpellarlo sulle genealogie dei cavalli, vi stupirebbe, vi incanterebbe, ne rimarreste folgorati. Sa tutto di tutto, molto di più del contenuto dei Vangeli, della Bibbia, del breviario, dell’oratorio da comunicare durante la messa. Sergio Carfagna, umbro, l’allevatore suo amico.
Cavalla di San Francesco è dire poco, c’è molto molto molto di più da sviscerare nella meravigliosa storia di questa galoppatrice nata il 5 aprile 2014. La storia di giovanissima star, raccontata e letta in tutto il mondo. Ne vogliamo parlare? Perché no. Punto primo, lei è albina pura. Primo esemplare nella storia secolare dell’ippica italiana. Solo due precedenti nel mondo. una femmina in Canada, un maschio nel New Jersey. Albina doc, a tutto tondo, da Gruccione Jet, il genitore mattocchio, che in carriera mai sfruttò gli enormi mezzi di potente velocista; Melodias la mamma, lei di nobile casato, figlia del popolare Toss Out. Il nome, poi, non poteva che essere quello scelto attraverso un sondaggio su Facebook. Via Lattea, quanto mani appropriato visto il luogo di nascita, Assisi, e il colore del manto. Di uno splendido bianco latte, e gli occhi azzurri e la scontata sensibilità al sole della razza. White American, capostipite il leggendario Old King, figlio della fattrice Morgan.
Via Lattea è la dimostrazione di un evento rarissimo. Padre Valentino Reverberi, il francescano che se ne intende, ne ha pronosticato una luccicante carriera fin dalgiorno della nascita. Sergio Carfagna l’ha tirata su, con amore e grande curiosità, in ragione soprattutto dell’eccezionalità del caso. Simon Allard, canadese dell’Ontario, il driver, il professionista al sediolo, l’ha guidata e sollecitata alla perfezione lungo i 1.609 metri del percorso, all’ippodromo di Pocono Downs. Via Lattea, di suo, ci ha messo il potenziale, il temperamento, il cuore: 1.11.3 il ragguaglio cronometrico al chilometro. Una velocità da record, 1.15.4 il tempo per coprire il miglio della gara.
S’è meritata fieno, zucchero e carote l’incredibile Via Lattea nata in Umbria, all’ombra della basilica del Santo di Assisi. Italiana a tutto tondo, ma ora di proprietà di una scuderia estera. Sergio Carfagna ha scelto per lei la Svezia, ritenendo provvidenziale la migrazione verso quello che oggi è considerato il paradiso delle corse al trotto. E dei trottatori: è svedese il primatista assoluto al mondo, il cavallo più veloce del pianeta. Sebastian K. non corre, vola. Perché l’ha fatto, Sergio Carfagna? D’intesa con il padre francescano ippofilo appassionato, lui allevatore si è lasciato guidare dall’intuizione e dal calcolo. “Non per soldi, mai. La Svezia come luogo ideale per favorire la maturazione e la carriera agonistica della nostra amata Via Lattea”.
Il primo successo internazionale riconosce all’allevatore la bontà della scelta. In Italia, oltretutto, l’ippica vive un momento piuttosto difficile. Ippodromi e corse costretti a
fare i conti con la crisi. Esclusività totale, Via Lattea è gestita in Svezia dalla Knuttson
Trotting AB, di Michael Knuttson e del suo socio Tristan Sjoberg. Scuderia tra le più accreditate in assoluto, non solo in terra svedese. Il famoso primatista Sebastian K, il cavallo che vola, è in scuderia con Via Lattea. Suo illustre vicino di casa. Pardon, di box. Amano entrambi le coccole degli animali compagni dei loro momenti di riposo. La cavalla italiana preferisce intrattenersi con un bastardino dal muso bianco e nero. Un cane a pois, e il sottofondo della musica lirica, sinfonica, sacra. Normale che sia così, lei è nata in un luogo sacro, non lontana la Basilica di San Francesco. Il lad, che è una donna, Ina, si occupa della scelta dei cd.
Svedese adottata, l’italiana Via Lattea, albina albina perciò titolare di un evento rarissimo, ha superato la prova di qualifica in Europa. In Svezia dal 2015, può vantarsi tra l’altro di essere anche la precoce protagonista di un libro su di lei, scritto a quattro mani da Giorgio Galvani e Marco Vinicio Guasticchi. Il titolo? Una domanda che non andrebbe mai fatta, inconsiderazione della presenza in questa storia meravigliosa del Santo di Assisi. Ma sì, eccolo il titolo: “La scuderia dei miracoli”. Miracolo è lei stessa, la cavalla albina Via Lattea, già un idolo negli Stati Uniti d’America.
Franco Esposito