Stecca il Maggio Fiorentino, la sua musica ridiventa stonata. Un clamoroso ritorno al passato anche recente. Il debito accumulato in trent’anni riaffiora in maniera prepotente nella relazione del Commissario speciale per le fondazioni lirico-sinfoniche, Gianluca Sole. La situazione dell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino viene definita “obiettivamente allarmante e di criticità estrema”. Tosti i numeri citati relativi al 2016 e 2017. Trentatrè milioni e mezzo di euro i ricavi totali, per 278 alzate di sipari; 41,5 milioni i ricavi da biglietti e abbonamenti; i costi totali a quota 32.9 milioni; 62 milioni il debito. Il Ministero dei Beni Culturali è la fonte dei dati 2017.
La ragione della clamorosa stecca è da attribuire esclusivamente al debito. E da Roma arriva l’ultimatum: “Servono 18 milioni, subito”. Magari anche a dispetto del miglioramento di alcuni indici operativi e patrimoniali. Presentato il piano triennale di risanamento, il Maggio è tenuto a rendere conto della sua attività ogni anno. A fronte dei lievi progressi accertati, arriva la minaccia del commissario speciale Gianluca Sole. “Il debito totale resta tuttavia stazionario rispetto al consuntivo 2016. Si conferma inoltre ancora il più elevato tra tutte le fondazioni sottoposte a monitoraggio”. Il Maggio come le altre fondazioni che hanno chiesto il sostegno del ministero.
Il glorioso Maggio Fiorentino si ritrova nuovamente sul bavero del dramma. I ricavi sono calati del 8,8% rispetto al 2016. Laddove i ricavi da biglietteria sono in linea con in consuntivo 2016. Superiore di poco rispetto alle attese l’indice per alzata di sipario. Da tempo negativo, il patrimonio è in corso di ricostruzione. La tendenza al miglioramento comunque non è sufficiente per sperare nel superamento della gravità della situazione. Questo è un brutto, pessimo maggio per il Maggio Musicale Fiorentino. Cristiano Chiarot, soprintendente della fondazione da un anno, ha letto la relazione del super commissario e non si è stupito.
“Reggiamo l’attività con le nostre gambe. Abbiamo rimesso in carreggiata il conto economico e migliorato il patrimonio, ancora negativo”. Il riequilibrio possibile potrebbe
arrivare dalla concessione di un immobile dal Comune di Firenze, che il soprintendente
venderà. “Come alcuni preziosi lampadari, che nel 2019 consentiranno di avere un patrimonio positivo di 2,7 milioni di euro”.
“Le operazioni meramente finanziarie non hanno però effetto sulla cassa”. Il Teatro, da solo, non riesce a produrre le risorse necessarie per aggredire il debito. Due milioni di euro l’anno ora; erano 3 l’anno scorso. Il soprintendente è alle prese con il conto della serva. “Se dispongo di liquidi, posso chiedere stralci a fornitori e artisti”. Il Maggio, con la ricchezza generata dall’attività, riesce a pagare l’Irpef attuale. Ma per tagliare il debito di 30 milioni servono decenni, non un anno o due. Cristiano Chiarot punta a una patrimonializzazione. “Basterebbero 8-9 milioni di euro”.
Regione Toscana, Comune di Firenze e gli enti pubblici si stanno adoperando al massimo per il Maggio. Sono tra i primi ad essersi messi in lista per il finanziamento. Necessiterebbe un ulteriore sforzo comune, l’una tantum per i debiti pregressi. “Meriteremmo questa attenzione, per noi sarebbe manna dal cielo. Abbiamo dimostrato che siamo in pareggio economico, abbiamo più spettatori. Purtroppo su di noi pesa il passato, 62 milioni sono un macigno”. Il soprintendente si ritrova privo di strumenti idonei residui per fare fronte alla pesante situazione. “Non riusciamo a generare un ulteriore surplus. Siamo nell’impossibilità di aggredire il problema, avendo già tagliato i costi e aumentato i ricavi”.
L’affettività di Firenze col Maggio è stata ricostruita, ma non basta. “Però non disperiamo”, il soprintendente Chiarot confida in un intervento del Comune. La situazione resta comunque di assoluta gravità. Saranno venduti i pregiati lampadari messi a patrimonio a 4 milioni di euro. Come pure sarà posta in vendita anche una casa colonica al Mugello. Il 51% della massa debitoria della Fondazione è rappresentato da debiti veri verso Agenzia delle entrate, Inps, cantanti, musicisti, fornitori. A fronte dell’utile raggiunto “praticamente quasi influente”.
Diciotto milioni subito, di cui 10 cash, come da richiesta del super commissario Gianluca Sole, sembra insostenibile per la Fondazione del Maggio. Almeno nel breve-medio periodo. Il sindaco Dario Nardella segue l’andamento della scabrosa pesante situazione con l’attenzione richiesta e dovuta. In Comune il problema è noto e sotto controllo. Gli uffici comunali sarebbero al lavoro da tempo intorno a un atto da sottoporre all’attenzione e all’approvazione del Consiglio Comunale. Il documento permetterebbe di procedere a una
ricapitalizzazione della Fondazione del Maggio. In linea, quindi, con il drammatico appello lanciato dal soprintendente Cristiano Chiarot.
Franco Esposito