Tira aria di festa per noi. E che festa, cari amici lettori! Il prossimo 2 giugno, infatti, il Belpaese celebra la Festa della Repubblica. Un evento particolarmente atteso da noi Italiani, sia in Patria che all'estero, dal momento che in quella data si ricordano i giorni febbrili del 1946 quando la nostra giovane Nazione, uscita martoriata dalle ceneri del fascismo e dalle rovine dell'ultimo conflitto bellico, diceva definitivamente addio alla monarchia di casa Savoia abbracciando una nuova, più democratica e partecipativa forma di Stato. Un appuntamento, il 2 giugno, speciale insomma, che da tempo - e non poteva essere diversamente - si celebra anche qui, a Montevideo. In Uruguay dove pure è folta la comunità di nostri connazionali. Con una particolarità, però, non da poco.
Il collega Forciniti m'informa che per il terzo anno consecutivo, da quando cioè Gianni Piccato è stato nominato Ambasciatore d'Italia, la ricorrenza si festeggerà non nella bella cornice di Casa Towers, splendida e storica residenza della diplomazia tricolore in terra uruguaiana, bensì nei locali della Scuola Italiana di Montevideo, nel quartiere Carrasco.
Scatenando, come potete immaginare un vespaio di polemiche, a cominciare dal Comites (presidenti e consiglieri) i quali, pur rispettando le decisioni del numero uno italiano in Uruguay - è sua facoltà decidere dove e come organizzare la Festa - contestano il luogo e soprattutto non riescono a capire perché la bellissima e storica residenza italiana a Montevideo sia stata messa da parte, quasi fosse in decadenza, impresentabile...
Per carità! Lungi da noi voler criticare la nuova location. Tutt'altro.
Anzi, ben venga la promozione della cosiddetta "italianità" anche al di fuori dei confini "normalmente" assegnati alle sedi diplomatiche. Ciò che non capiamo, tuttavia, è per quale motivo l'ambasciatore Piccato abbia deciso di chiudere semplicemente i battenti della magnifica Residenza di Calle Ellauri. Forse crede che gli eleganti vani della Scuola Italiana siano più indicati per poter ospitare un evento del genere?
Eppure, se la memoria non ci inganna, fu l'ambasciatore d'Italia Leggeri, nel 2013, a dedicare un libro alla magnifica Villa di Montevideo, al compiersi dei 100 anni della Casa Towers che dal 1926, lo ricordiamo ai più distratti, serve come Residenza per i Capi Missione del nostro Paese.
E poco dopo, fu proprio l'Ambasciatore Piccato, in occasione del "Giorno del Patrimonio 2016" che la ripropose in una nuova veste, digitale ed aggiornata, rilanciandone la pubblicazione, ora anche in formato digitale.
Con parole "in punta di penna"...
"Una villa che ha mantenuto tutto l'incanto di una dimora patrizia sudamericana di ini- zio Novecento, pur sapendosi aggiornare egregiamente nel design degli interni e nel con- testo paesaggistico dello splendido giardino" scriveva Picatto.
Un "magnifico esempio di architettura stile francese (...) scenario di incontri ed eventi che hanno punteggiato le relazioni tra Uruguay e Italia" proseguiva, "in punta di penna", il diplomatico italiano. Essa, parlando sempre di Casa Towers "ha accolto Capi di Stato e Membri del Governo, capitani d'industria e uomini d'affari, intellettuali ed artisti" erano, ancora, le parole con le quali il nostro Ambasciatore lodava e "sponsorizzava" questa straordinaria Residenza in cui, lo ribadiamo ancora una volta, fino appunto a tre anni fa, era a dir poco "normale" organizzare feste per questa come per altre celebri ricorrenze legate alla storia della nostra amata Penisola. Quasi una tappa fissa, insomma.
Adesso no. Ora non più. Quel che prima era una regola ora è diventata un'eccezione!
Semplicemente, non è più qui la festa!
Nossignore, cari amici, a quanto pare, anche quest'anno la nascita della Repubblica italiana, sarà celebrata altrove.
Ma come mai, continuiamo a chiederci?
Perché questa decisione? Per quale motivo?
L'ambasciatore Piccato, e lo scriviamo con una punta di ironia, è forse "geloso" della "sua" Casa?
E' di questo, per caso, che ha paura il rappresentanza della nostra diplomazia?
O si tratta - e spero ci perdonerà se ci permettiamo di dirlo - solo (si fa per dire) di un banale "capriccio"?
Possibile non capisca che una decisione del genere, con tanto di "trasferta" in un altro quartiere della Capitale, comporterà non solo una depauperazione alla festa da parte della collettività ( Carrasco é dall'altra parte della cittá...) ma anche un inutile quanto ulteriore aggravio economico che finirà, inevitabilmente, col pesare sulle casse italiane. Che scelta politica è, egregio ambasciatore Piccato?
Perché fare a meno di una sede come quella di Casa Towers e soprattutto, dire addio a una tradizione ultra- decennale?
Già da qualche tempo la Residenza di Calle Ellauri è diventata una cosa abbastanza "esclusiva", quasi un posto chiuso, riservato a pochi eletti, dove il ricordo delle tante belle cose che si organizzava- no un tempo, sta sbiadendo a poco a poco, col trascorrere dei mesi.
E alle feste del 2 giugno, sono anni che non compare piú nessuno "importante".....
Ricordo Presidenti della Repubblica (da Tabaré Vasquez a Mujica) ministri degli esteri, rettori di univer- sitá, primari di ospedali, ambasciatori e consoli, direttori di giornali e Tv, politici, Nunzio Apostolico, cardinali e imprenditori...
E oggi?
Cosa aspetta l'Ambasciatore di Montevideo a farne nuovamente la vera ed unica casa di tutti gli Italiani?
E per finire una provocazione: se per l'ambasciatore Piccato la sede in cui temporaneamente soggiorna non la ritenesse più all'altezza dell'Italia perché non informare il Mae su una sua eventuale vendita?
Gli acquirenti non mancano...
Nei giorni scorsi infatti, il Ministero degli Esteri ( dopo la relazione dell'ispettore intervenuto apposta dall'Italia ) e il Municipio di Montevideo hanno già dato parere favorevole alla vendita di una parte del terreno della Residenza ( che ospita piscina e campo da tennis ) e, a breve dovrebbe partire anche la gara...
Meglio allora vendere proprio tutto se questo storico immobile a giudizio dell'ambasciatore Piccato non è più adatto e forse anche poco "dignitoso" per l'Italia...
Mimmo Porpiglia