Nonostante le poche informazioni disponibili, qualcosa sta iniziando a muoversi con dei primi timidi segnali che manifestano una nuova presenza. Una testimonianza di tutto questo è stata data nelle settimane scorse durante la riunione continentale del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) dove sono intervenuti diversi invitati che hanno raccontato le loro esperienze e hanno discusso insieme ai consiglieri sulle possibili necessità.
Il Cgie dell’America Latina ha istituito una commissione interna che avrà il compito di seguire la tematica. Per la consigliere Rita Blasioli si è trattato del tema più “innovativo” tra tutti quelli discussi a Montevideo. “Per noi - ha affermato - è stato un incontro molto produttivo e stimolante perché abbiamo trovato per la prima volta degli interlocutori che attraverso dei suggerimenti ci hanno potuto consentire di approfondire questo ragionamento. Da tempo c’è l’interesse del Ministero degli Esteri di conoscere queste nuove realtà e trovare una soluzione per integrarli agli organismi di rappresentanza e capirne le necessità. Il nostro obiettivo adesso sarà quello di insistere per portare avanti nuovi sviluppi sul tema”.
Promotore dell’iniziativa, il consigliere uruguaiano e membro del Comites Renato Palermo così lo ha argomentato: “Questo nuovo fenomeno emigratorio può rappresentare un elemento molto interessante poiché porta con sé innovazione e dinamicità, entusiasmo ed energia. Tutto quello che serve adesso alla collettività di oggi alla luce dei suoi problemi”.
Secondo Palermo attualmente esistono tre anime all’interno del mondo italiano in Uruguay: “I nuovi arrivi che hanno voglia ed entusiasmo e portano un’immagine attuale del paese. Poi quelli nati in Italia che sono prevalentemente anziani e infine i discendenti. Tre realtà sicuramente diverse ma che possono bene integrarsi per obiettivi comuni”.
Dopo l’attenzione mostrata dal Cgie anche il Comites di Montevideo adesso è pronto ad intervenire. Tra le prime ipotesi che circolano c’è quella della creazione di una nuova commissione replicando un’esperienza intrapresa in altre città del Sud America. Il presidente Alessandro Maggi ha spiegato a Gente d’Italia che “verranno valutate e discusse diverse proposte” dato che “è una realtà che ormai ci coinvolge tutti e sulla quale dobbiamo mostrare attenzione”. “Questo nuovo fenomeno emigratorio” - ha proseguito - “ha delle caratteristiche particolari, molto diverse rispetto a quelle del passato che conoscevamo. Oggi c’è bisogno di un nuovo modo di stare insieme e difendere i diritti. Oltre a ciò dobbiamo anche far crescere le istituzioni italiane e avvicinarle a questi cittadini dato che la maggior parte di loro non le conosce”.
“Proporrò al più presto una commissione all’interno del Comites che si possa occupare più da vicino di questo tema”. Tra i più determinati c’è il consigliere e membro dell’esecutivo Rolando Rossi che considera questo “un primo passo” per cercare di fare qualcosa di più importante: “Dobbiamo rivolgerci alle nuove generazioni e anche a questi nuovi italiani. Spero che loro possano portare entusiasmo all’interno della collettività e dare vita alla Casa degli Italiani”. Sono prevalentemente positivi i commenti raccolti tra i nuovi giova ni italiani residenti a Montevideo su questa apertura da parte del Comites.
Daniele Pendezzini è uno degli artefici della sezione uruguaiana dell’Ente Bergamaschi nel mondo che sta cercando di decollare. Oltre a questo progetto, ha accolto con soddisfazione l’intervento degli organismi di rappresentanza verso i nuovi italiani: “Al tempo della grande emigrazione sono arrivate migliaia di persone e la cosa più ovvia per loro era riuscire a incontrarsi indipendentemente dalle differenze regionali che continuano ad esistere. Oggi i numeri sono nettamente inferiori ma qualcosa c’è e credo che l’esigenza di organizzarsi sia un’ottima cosa. Probabilmente ciò che accomuna questo nuovo gruppo è che si tratta prevalentemente di laureati. Per questo motivo uno degli aspetti principali su cui potremmo intervenire è attivarci per la convalida dei titoli di studio: questo è un aspetto fondamentale che alla maggior parte di noi ci riguarda molto da vicino”.
Per Roberto Casaccia, savonese responsabile del patronato Inapa della Confartigianato, c’è bisogno di un “importante aggiornamento” da parte delle istituzioni italiane: “Siamo nel 2018, l’ultima ondata migratoria qui c’è stata settant’anni fa. Adesso è il momento di rinnovare. Se vogliono davvero appoggiare gli italiani all’estero di oggi, questi organismi devono riflettere e chiedersi quali sono le esigenze di oggi e i servizi da offrire a questi ragazzi che vanno via dall’Italia. Occorre aiutarli nelle pratiche burocratiche e velocizzare i tempi con informazioni più chiare e veloci attraverso l’utilizzo di internet”.
Torinese trasferitosi a Montevideo da alcuni anni, Roberto Simonato ha appreso “favorevolmente” la notizia dell’interesse del Comites verso la nuova emigrazione: “Finalmente si sono accorti di noi. Purtroppo attualmente le organizzazioni italiane in Uruguay, includendo anche il Consolato, non sono preparate per riceverci e offrirci servizi. Il caso del Consolato è abbastanza significativo dato che si capisce che non è abituato a ricevere cittadini italiani in possesso di un solo passaporto e che devono sottostare a un iter burocratico troppo lento. In ogni caso l’interesse del Comites è positivo. Oltre a ciò però credo che anche noi dobbiamo impegnarci di più, fare più presenza per poter reclamare più spazi. Qualcosa si sta iniziando a muovere, speriamo che ci possa essere un maggiore impegno”.
Il milanese Luca Molina recentemente è intervenuto durante la riunione del Cgie in rappresentanza della nuova emigrazione italiana in Sud America: “Ben venga anche l’interesse del Comites dopo quello del Cgie. Ben venga che questi organismi di rappresentanza si attivino per riceverci. Così facendo dimostrano attenzione a tutto ciò che sta succedendo di nuovo. Siamo riusciti ad uscire dal cono d’ombra e farci sentire. Vogliamo dire che ci siamo anche noi, siamo un numero considerevole, siamo un nuovo tipo di emigrazione diversa dal secolo passato per titolo di studio e spirito di trasferimento. Siamo un’emigrazione 2.0. Il mio suggerimento a questi organismi è di non essere farraginosi e di non essere lenti. Siamo una generazione che viaggia alla velocità di internet. Se ci sarà una commissione all’interno del Comites questa dovrà essere pro attiva: uniamo le forze, uniamo le necessità e cerchiamo le soluzioni velocemente. Tra i ReTanos c’è voglia di connettersi con il mondo della collettività, è una grande sfida per tutti”.
L’ultimo commento raccolto è quello di Ivan Pantarelli, ideatore del canale Teletana di Youtube: “Trovo molto costruttivo che si stia finalmente cominciando a rompere il ghiaccio tra gli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero e quelli che devono rappresentare. Oltre che molto utile a riattivare la comunità italiana, cominciare a parlare seriamente di integrazione dei nuovi arrivati sia anche il modo migliore per rigenerare quella connessione diretta con l’Italia fatta di lingua ma anche di esperienze umane vissute e recenti. Grazie alla sinergia che si potrebbe creare tra tanos nati qui e tanos nati in Italia, potrebbero nascere e svilupparsi amicizie, idee, soluzioni progetti ed opportunità. Da una parte ci sono i nuovi arrivati con il bisogno di trovare una comunità che li accolga da italiani a braccia aperte, dall’altra una comunità che ha bisogno di loro per costruire il proprio futuro rinsaldando le sue radici. Forse, invece che aspettare che succeda da solo, potremmo tutti fare qualche piccola cosa utile alla nostra comunità”.
(di Matteo Forciniti)