"Grave preoccupazione per il protrarsi della permanenza presso il Centro di espulsione di Gaziantep, nel sud est della Turchia" è espressa dal legale e dalla famiglia di Cristina Cattafesta, l'italiana, presidente del Cisda (Coordinamento italiano sostegno donne afghane), fermata domenica scorsa dalla polizia nella provincia turca di Batman dove era giunta come osservatrice elettorale per l'Hpd.

DA CINQUE GIORNI NESSUN CONTATTO CON LEI
"Speravamo tutti che il suo rientro fosse imminente, ma sono passati cinque giorni dal suo fermo e nelle ultime 48 ore, ossia da quando è stata trasferita a Gaziantep, nessuno di noi è più riuscito ad avere contatti con lei perché le è stato sequestrato anche il cellulare", spiegano la famiglia e Alessandra Ballerini, legale di Cattafesta, i quali hanno sottolineato che "Cristina è una donna di 62 anni che soffre di problemi di salute ed ha la necessità di fare controlli continui e cure adeguate. Non abbiamo informazioni certe sul suo rientro, né la possibilità di metterci in contatto con lei. Sappiamo che ieri l'avvocato del Consolato Italiano e' andato a trovarla e siamo grati per l'impegno della Farnesina con la quale siamo in costante contatto ma esprimiamo seria preoccupazione per il suo stato di salute e chiediamo all' Ambasciata Italiana, alle Istituzioni Italiane ed Europee il massimo impegno per riportare Cristina Cattafesta in Italia nel più breve tempo possibile".