Il cuore di un paese italiano in una storia che ripropone un sentimento oggi caduto un tantino il disuso. La memoria, che sta a significare tante cose, moltissime cose. Senza memoria non esiste il passato e neppure la possibilità di costruire il futuro. Aielli, millecinquecento abitanti in due frazioni, 1.050 metri di altitudine, è il paese della storia di cuore scritta con l’inchiostro appunto della memoria. Un libro, un romanzo, il libro e il romanzo, “Fontamara” di Ignazio Silone. Lo strumento per scrivere l’insegnamento del passato sulla parete del palazzo comunale e delle case del paese. Un libro a parete, cento metri quadrati di parole. Scritte come e da chi? Dai graffitari di tutta Italia. La loro arte per copiare Fontamara sul muro. Una lettrice al giorno per informare il piccolo grande mondo di ascoltatori in estasi, in tarda mattinata, trentadue gradi di temperatura, ventilati. Sul muro, sulla parete, rivive Ignazio Silone.
Rivive lo scrittore abruzzese nato a nove chilometri da Aielli. Ma Fontamara è solo un nome di fantasia, usato dall’autore per raccontare, sotto forma di romanzo, la storia-denuncia sulle condizioni di estrema povertà dei “cafoni”. I contadini della valle del Fucino e la loro voglia rabbiosa di riscatto. Uscito nel 1933 a Zurigo, il romanzo fu ignorato in Italia per vent’anni. La pubblicazione venne consentita nel ’49. Il paese che non c’è più, Fontamara, simbolo degli oppressi. La storia dei “cafoni” poveri contadini, a cui viene negato tutto. La luce, la terra, l’acqua. Come mai? Semplicemente perché si pensava che non avessero diritti. Silone invita a meditare su una conclusione amara: nel mondo valgono tre leggi: quella dei preti, l’altra dei potenti e la legge dell’abitudine. Faccia al muro, la lettrice di turno alza la voce affinchè la sentano gli amanuensi graffitari seduti sul ponteggio.
“In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Poi viene il Principe di Torlonia. Poi vengono le guardie del principe. Poi i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch’è finito”. Acrilico grigio da esterni, pennello del 6, Andrea Parente, Alleg per l’arte di strada, uno dei graffitari, allunga lo stampatello minuscolo. Le parole di Silone prendono progressivamente possesso dell’intera parete. Sarà abbastanza
lo spazio per finire l’opera? Alleg sostiene di aver preso le misure al computer, ma c’è il timore che lo spazio non possa essere sufficiente. “Questa è un’opera coraggiosa, ma un po’ avventata”. In questo paese, Aielli, che mai ha dimenticato i cafoni di novant’anni fa, trattati come bestie dal fascismo avanzante e dal principe Torlonia. Il Fontamara da muro è scritto dalle dieci del mattino al tramonto. Tutti i giorni, parola per parola, come usava ai tempi con i filosofi utopisti. Una storia che ha dell’incredibile in questo paese alle pendici della montagna di Ovindoli.
Il ciak proprio ad Aielli nel 1978, Fontamara diventò un film con Carlo Lizzani e Michele Placido, presentato nelle sale solo due anni dopo. Un gigantesco libro aperto, ora. A beneficio di tutti, sotto la Torre delle Stelle del 1300, lesionata dall’ultimo terremoto. Sono di fantasia anche i personaggi disegnati da Silone: l’avvocato Don Circostanza, fedele al suo cognome, gira la ragione là dove è più conveniente; Don Carlo Magna, anch’egli nel rispetto del nome, prende tutto lasciando i cafoni nella fame più totale. Andrea Parente, Alleg, è di Tagliacozzo, in Abruzzo. Trentotto anni, ha disegnato graffiti in tutta Italia, in Sudamerica e in Africa. Opere richieste e opere illegali. Questa è legale, richiesta dal Comune di Aielli. L’idea nasce dallo studio dell’Utopia di Tommaso Moro e della Città del Sole di Tommaso Campanella.
“Il sapere che si apprende dai muri, aperto a tutti, contemporaneamente”. Un’idea per ora unica, da Guiness dei primati. Parto dell’inventiva del sindaco Enzo Natale e del graffitato di Tagliacozzo. Il writer noto in mezzo mondo. Si conoscono dai tempi del liceo. Il primo cittadino ha pensato al progetto di cuore e di fantasia a beneficio di un paese arroccato “dove undici mesi l’anno fa freddo e un mese fresco”. Ridipingere il paese per sopravvivere, fondere la pietra terremotata con l’arte più moderna e contestata”. Scopo finale: tenere lontano da Aielli proprio Fontamara. Il primo murale è del 2015, fatto dipingere dal sindaco “per mostrare ai cittadini l’effetto che fa”. Individuate poi le pareti migliori, dove sistemare le 182 pagine del romanzo di Silone. Venti le pareti migliori. Enzo Natale ha chiesto ai cittadini di prestare un muro di casa, ricevendo tutti sì, a fronte di un solo no. I grafittari di tutta Italia, a quel punto, si sono precipitati nel paese dell’Appennino abruzzese. Finora sono state realizzate dodici opere. I risultati sono palesi, come evidente comincia a manifestarsi la presenza di turisti. Sulle pareti delle case del paese hanno lasciato la loro impronta importanti graffitari: la romana Gio Pistone, il modenese Luca Zamoc, il torinese conosciuto come Never2501, che a Kiev, in Ucraina, ha disegnato un intero palazzo di ventisette piani, e Sam3 di Elche, Spagna.
Il popolare Alleg di Tagliacozzo ha messo già mano al quinto capitolo di Fontamara. Deve scriverne altri cinque. Nel cantiere ormai divenuto condiviso: le lettrici dal basso si alternano a chi porta il caffè agli artisti delle pareti. Costo complessivo dell’opera ventimila euro. I residenti si fanno vedere spesso per controllare e fanno la fila in Comune: offrono un muro per avere tutti un graffito. Il paese in provincia dell’Aquila è un’armonia di meridiane che crescono attorno alle finestre di un bagno. E di uomini seduti che guardano l’universo fasciati nelle magliette a strisce. Le tele sono le case.
Franco Esposito