Due donne di Parma infettate con il virus dell'Epatite C in seguito a trasfusioni di sangue, hanno ricevuto un risarcimento a decenni di distanza, addirittura dopo più di mezzo secolo. Lo racconta la Gazzetta di Parma, dando notizia dell'accoglimento dei ricorsi da parte del tribunale del Lavoro di Bologna.
IL PRIMO CASO: 53 ANNI FA
In un caso la trasfusione risale a 53 anni fa, quando una donna, ora settantenne, era in attesa del figlio. Ha dovuto aspettare fino al 2004 per la risposta della commissione medico ospedaliera che era stata infettata proprio dal sangue trasfuso. Otto anni dopo ha ottenuto l'indennità integrativa speciale per il danno irreversibile che le era stato causato, ma ha dovuto attendere il giudizio del giudice del lavoro per la rivalutazione monetaria sull'indennità a partire dal 2003: circa 37mila euro.
IL SECONDO RICORSO RISALE AL 1973
Il secondo ricorso, anche questo presentato dagli avvocati dello studio Defilippi contro il ministero della Salute, riguarda una donna ricoverata al Maggiore di Parma nel 1973 per un intervento da cui ne uscì con l'Epatite C. Per lei è stata ora riconosciuta un'indennità di 100mila euro.