Sergio Marchionne era uno di noi. Uno dei tanti italiani cresciuti altrove, tra culture e mondi diversi; capace, coraggioso e innovatore era rimasto fedele alle sue origini e ai tratti distintivi di una Comunità, quella italiana, capace di affermarsi e di distinguersi ovunque, anche quando le più avverse difficoltà potevano sembrare ineluttabili.
Lui aveva trascorso la sua fanciullezza in Abruzzo e si era formato in Canada. Lo stratega della Fabbrica italiana di automobili diventata simbolo delle trasformazioni industriali
all’epoca della mondializzazione, continuerà a simboleggiare quel tratto di eccellenza e di umanità, che accomuna le professionalità italiane chiamate ad esprimersi da protagoniste nel mondo. Negli ultimi anni questo fenomeno è lievitato e, come lui, sono in tanti, oramai, impegnati ad affermare il loro talento fuori dal nostro Paese.
Sergio Marchionne, invece, aveva fatto il percorso inverso. Era ritornato in Italia 14 anni fa, forte dell’esperienza svizzera maturata alla guida della Lonza-Alusuisse e della SGS e ha salvato la FIAT dal baratro rilanciandola tra i grandi player del settore automobilistico; consapevole che non si poteva uscire dalla crisi senza affrontare la questione di un nuovo modello sociale, senza un rapporto diverso tra società, economia e politica, senza dar voce alla nuova umanità.
Il passato dopo Marchionne non ritornerà più, occorre andare avanti per costruire società più egualitarie, con consumi meno opulenti ma più ricchi, anche culturalmente e moralmente, con grandi innovazioni nel campo dei beni sociali, culturali e ambientali.
Egli amava ripetere: “ho grande rispetto per gli operai e ho sempre pensato che le tute blu quasi sempre scontino, senza avere responsabilità, le conseguenze degli errori compiuti dai colletti bianchi”.
Personalmente ho avuto modo di conoscerlo a Kreuzlingen (Svizzera), città nella quale ho trascorso la mia gioventù, in occasione di uno sciopero organizzato dagli operai (moltissimi italiani) e dalle maestranza dell’azienda locale, contro la riduzione del personale annunciata dalla Lonza-Alusuisse. Ascoltò le loro ragioni ed oggi quell’impianto continua a produrre materiale per l’industria farmaceutica svizzera. La Comunità degli italiani all’estero ricorderà Sergio Marchionne come lo stratega con il pullover di cashmir blu, che ha influito a rilanciare quei valori italiani espressi dal bello, dal gusto e dalla gioiosa fantasia umana.
MICHELE SCHIAVONE
SEGRETARIO GENERALE CGIE