All’ospedale di Reggio Calabria non c’è personale sufficiente, non ci sono molti medici e soprattutto mancano materiali sanitari essenziali per un ospedale come gessi e tutori. In città, se un paziente si presenta al pronto soccorso viene medicato con garze e pezzi di cartone, in attesa che al mattino dopo riapra il reparto di ortopedia.
La vicenda la racconta con tanto di foto di Gianluigi Scaffidi, un medico in pensione oggi rappresentante dell’Anaao (l’associazione dei medici ospedalieri) della Calabria. Le immagini, al medico sono pervenute da colleghi e pazienti del reparto e mostrano gambe, braccia, piedi di pazienti adagiati sulle barelle: gli arti, invece di avere le stecche, i tutori o le bende gessate sono tenute rigide da pezzi di cartone, cerotti e garze. Come spiega il medico, una cosa del genere “ormai non si vede più nemmeno in Africa”.
Invece questa triste vicenda arriva dall’unico ospedale di una città di 200mila abitanti del sud Italia. Spiega Scaffidi che “non si tratta di una situazione occasionale: alcune foto sono state scattate due giorni fa, altre risalgono a qualche settimana”. Racconta ancora Gianluigi Scaffidi: “Il reparto ortopedia è aperto solo fino alle 20, perché manca il personale che lo faccia funzionare. La sala gessi funziona solo in ortopedia, il pronto soccorso ne è sprovvisto. Così chi arriva con una frattura dopo le 20 deve attendere fino al mattino successivo l’arrivo degli specialisti. Ma al pronto soccorso mancano anche i tutori, le stecche rigide e le altre protezioni che facciano da rimedio momentaneo. Così il personale da qualche tempo si deve arrangiare con i pezzi di cartone”.
A quanto pare, questa vicenda è solo la punta dell’iceberg di una sanità, quella calabrese, da tempo commissionata. Il buco si aggira intorno ai 100 milioni di euro e la Regione è stata costretta a ridurre spese e sprechi.