La “cittadinanza” coincide con le radici della propria identitá? Considero che sono cose diverse. La cittadinanza é uno status legale che si attribuisce alle persone per i suoi vincoli con il luogo di nascita o la nazionalitá dei propri genitori. Le radici sono qualcosa di
diverso e di piú: una realtá culturale carica di emozioni. Ad esempio, io ho la cittadinanza italiana e quella uruguaiana, ma le mie radici sono nel Cilento, una terra aspra e per molti secoli ignorata nella geografia italiana.
Eppure nel Cilento, dove nacque mio nonno, la civiltá occidentale ha le sue origini. Mi riferisco a quella “civiltá” che abbiamo ereditato dalle culture greca e romana e che fa parte del nostro modo di pensare e vedere il mondo. Se vi sembra sproporzionata la mia affermazione, vi ricordo che in quella bellissima cittadina sul mare, che oggi é Ascea,
nacque Parmenide, un grande filosofo che é alle origini del pensiero occidentale, e che precede Socrate, Platone e Aristotele. Parliamo niente di meno del 500 a.C., quando
Roma non era altro che un borgo con capanne di fango.
Il Cilento faceva parte della Magna Grecia, cioé la “Grande Grecia”, cosí chiamata dalle
emigrazioni che partendo da diverse parti della Grecia approdarono in Sicilia e di lí fino ai
limiti superiori della Campania. Parmenide nacque ad Ascea - allora chiamata Elea - verso il 540 a.C. e fondó una Scuola, citata in tutti i libri di storia della filosofía: la Scuola Eleática. Visse a lungo per quei tempi, tanto che morí nel 470 a.C.. Agli inizi fu un discepolo di Pitagora, ma poi qualcosa successe perché si separó dal Maestro e fondó la sua propria scuola, con elementi chiaramente antipitagorici.
La dottrina di Parmenide si esprime nella affermazione dell’ “essere”, una realtá unica e immutabile, che é alla base della costruzione del mondo, o della “natura”, come lui preferisce dire. Per accedere al sapere - aggiunge - vi é una sola strada, quella della veritá, perché le opinioni sono sempre variabili e insicure. A quei tempo il filosofo già capiva la differenza tra la realtá e... l’opinione dei politici che da uno stesso fatto ne traggono opinioni assolutamente opposte. Non staró ad annoiarvi con tutte le sfumature del pensamento di Parmenide. Quello che voglio sottolineare é che il suo pensiero nacque e si sviluppó nel mondo a partire da quella Scuola, fondata sulla riva del mare di Ascea.
Molti secoli dopo Carlo Levi scriverá il libro “Cristo si é fermato ad Eboli”. Eboli, per chi non lo sapesse, é un paese della Regione Campania, che - se scendiamo dal nord - viene prima del Cilento e della Basilicata. Levi, perseguitato dal fascismo, era stato nel 1935-1936 inviato in Lucania, zona limitrofa con il Cilento e vide quanto misere erano quelle terre - al sud di Eboli -, dove le “baronie” sfruttavano da tempo immemorabile il lavoro di contadini e pastori. Levi si emozionó molto nel prendere contatto con quella che definí “antica civiltá piena di saggezza”, ma all’epoca ridotta a terra di analfabetismo -il “Mezzogiorno” d’Italia-, che cosí continuerá fio agli inizi degli anni ’60. Oggi molte cose sono cambiate nel Cilento, per fortuna in meglio.
Ma di quel periodo - descritto da Levi - vi é ancora in Uruguay la presenza di cilentani, oggi anziani, che emigrarono in massa negli anni ’50. Erano cilentani di “scarpe grosse e cervello fino”, che scappavano dalla fame del Cilento, per approdare in terra uruguaiana. Questi emigranti - e quelli che giá non sono con noi - amano l’Uruguay, non perché qui abbiano fatto l’America in senso materiale, ma perché questo paese ha permesso ai loro figli e nipoti accedere al bene straordinario dell’istruzione. Oggi professionisti, artististi, politici. universitari e funzionari di discendenza cilentana di questo paese sono il simbolo di quella antica intelligenza (quel seme antico “eleático”) riferito al primo contatto con la terra fertile della cultura. Quello che ai nonni aveva negato il “Mezzogiorno”, la terra uruguaiana lo dava ai loro nipoti.
Juan Raso