Le immagini del ponte crollato a Genova hanno fatto immediatamente il giro del mondo. Anche in Uruguay la notizia ha suscitato subito scalpore e incredulità per un evento che si fa fatica a comprendere. Sono tantissimi, in queste ore, i messaggi sui social network che esprimono solidarietà al Paese amico, terribilmente ferito alla vigilia di un triste Ferragosto.
Sulla stampa locale l’incidente del ponte Morandi ha ricevuto enorme visibilità e ognuno ha trattato l’argomento a suo modo: El País ha posto l’accento sul possibile errore umano che sarà oggetto delle indagini della magistratura, El Observador ha raccontato l’incredibile storia dell’ex portiere del Cagliari, David Capello, che si è miracolosamente salvato nel crollo. Nonostante oggi resti abbastanza poco, il legame tra la Liguria e l’Uruguay è molto profondo e affonda le sue radici nel passato.
Erano liguri, infatti, i primi emigrati che partivano dal porto di Genova alla volta di Montevideo durante l’ottocento. Con il passare degli anni il fenomeno è progressivamente diminuito e le vecchie associazioni liguri sono scomparse. Una testimonianza di questo legame può essere riscontrata nel campo gastronomico grazie alla fainà, la farinata di ceci, che qui è diventata un’icona della cucina nazionale.
Incredulità, rabbia e tristezza. Emerge tutto questo e altro ancora dalle parole di liguri e discendenti intervistati da Gente d’Italia dopo la tragedia di Genova. Per il savonese Roberto Casaccia, responsabile del patronato Inapa di Montevideo, quel ponte assume un significato speciale pieno di ricordi familiari: “Sarò passato da lì tantissime volte, è il ponte che collega Genova al Ponente ligure, per noi era quasi obbligatorio. Mio cugino Mario da quindici anni passa sempre a quell’ora ma martedì era il suo primo giorno di ferie”.
Dopo i ricordi familiari, il tono di Casaccia cambia improvvisamente e si fa più acceso: “Sto vedendo una strumentalizzazione allucinante sulla vicenda. I giornali hanno scritto cose assurde. C’è il solito parapiglia politico partitario che è una schifezza e non va mai al punto. Il problema è la gestione private delle autostrade in Italia”.
La tragedia di Genova, secondo Casaccia, ci lascia un insegnamento che consiste nella “dimostrazione che tutte le privatizzazioni sono un fallimento totale. I responsabili sono i privati -Benetton che ha la concessione delle autostrade- poiché sono loro che devono fare i controlli. La legge dell’economia è chiara, il privato persegue sempre il profitto, il massimo del guadagno con minimo dei costi. Le infrastrutture sono un settore strategico e devono essere gestite dal pubblico”.
Julio Maria Sanguinetti, ex presidente della Repubblica, è una delle figure più note tra i discendenti liguri in Uruguay. “Tutti noi che coltiviamo un vincolo sentimentale con la Liguria oggi proviamo grande tristezza. Sicuramente sarò passato da lì nelle mie numerose visite a Genova. In quella zona ci sono tantissimi ponti che sono la risposta intelligente alle sfide della natura. Purtroppo questo non ha funzionato. Evidentemente ci sono stati errori umani ma preferisco non entrare nei dettagli”.
Mantenendo l’ottimismo nonostante la drammatica notizia, Sanguinetti ne approfitta per elogiare “l’ingegneria romana, la migliore del mondo che ci ha regalato ponti che da tremila anno restano ancora intatti. In un momento delicato come questo è opportuno ricordare ed elogiare l’ingegneria italiana”.
Appena ha saputo del disastro Maria Teresa Galvalisi, della Società Italiana di Salto, ha deciso di condividere la notizia sul suo profilo Facebook: “Vedere quel ponte diviso in due è stato orribile, spaventoso. In momenti come questi c’è tanta tristezza ed è difficile aggiungere altre parole se non dare le condoglianze alle famiglie delle vittime. Personalmente, le immagini mi hanno colpita molto e per questo motivo ho deciso di condividerla su Facebook, un piccolo gesto per esprimere solidarietà da lontano”. Famiglia originaria di Bolano (La Spezia), per la Galvalisi adesso “la magistratura dovrà fare luce sulla vicenda e accertare le eventuali responsabilità” perché bisogna capire quali sono stati “i motivi che hanno provocato questa tragedia”.
Usa parole molto dure Carlos Defazio, giovane antropologo la cui famiglia è originaria della provincia di Savona. “Quelle immagini non sono degne di una nazione che è una potenza mondiale. Sinceramente io non sono sorpreso dato che in Italia ci sono stati già altri casi simili, non bisogna aspettare le tragedie per mettere in sicurezza le opere. Abbiamo visto cosa è successo diverse volte con i terremoti e adesso questo. Credo che la conclusione sia chiara: non si può lasciare la manutenzione dei beni pubblici ai privati, è un rischio troppo grande e lo Stato deve assumersi questa responsabilità”.
Autore in passato di una serie di ricerche sulle associazioni liguri dell’Uruguay, Defazio ha fiducia nell’operato dei magistrati che “dovranno accertare eventuali responsabilità penali”. “Bisogna anche ricordare” -prosegue- “che in Italia il trasporto è cambiato molto rispetto al passato con una grande crescita dei mezzi pesanti, camion e pullman. Io credo che questo aspetto abbia in qualche modo anche contribuito al crollo ma in ogni caso saranno gli esperti a dare le spiegazioni necessarie”.
(di Matteo Forciniti)