Un borgo d’Italia, unico nella sua particolarità. Intanto, il posto, in provincia di Salerno. Nel Cilento, sui monti Alburni, 570 metri di altitudine. Paestum e le sue vestige a cinquanta chilometri. Roscigno Vecchia il nome, dalla dizione dialettale “russignuolo”, usignolo.
Numero di abitanti? Uno. Solo uno, Giuseppe Spagnuolo. La rigogliosa barba bianca che si confonde con i lunghi capelli anch’essi più bianchi che grigi. La pipa e l’eloquio semplice e incisivo. Unico abitante, davvero l’unico, di questo borgo che sembra cristallizzato nel tempo. Bloccato in un’altra epoca, qui il tempo si è davvero fermato.
Sito della tranquillità e del silenzio, viuzze stradine sterrate, quelle del borgo. Piazza Nicotera con i resti dell’antica chiesa, quelle che furono le stalle e la bottega del calzolaio, e intorno solo il suono della vegetazione mossa dal vento e i resti di alcune necropoli. Il borgo spogliato di tutto, della tabaccheria, dell’officina del fabbro, del bar Roma, ma non della sua storia, che ora incuriosisce un po’ tutti.
Se ne è occupato una troupe di National Geografic, e il borgo d’Italia con un solo abitante è finito piacevolmente sotto i riflettori di mezzo mondo. A Roscigno Vecchia ha dato grande spazio anche la trasmissione della Rai “La vita in diretta”. Botte di vita, grande interesse e turisti anche dal Giappone.
“Sono qui, da solo, ma il mondo gira intorno a me”, gonfie d’orgoglio e pregne si serenità le parole dell’unico abitante di Roscigno Vecchia. Il borgo oggetto di forte immigrazione in seguito a frane e alluvioni, tra il 1907 e il 1928. La signora Dorina Alessandro, l’ultima ad abitarlo, prima di andarsene all’altro mondo, a novant’anni. L’hanno spopolata del tutto due ordinanze del genio civile, una parte di migranti si è sistemata a Roscigno Nuova, 786 abitanti.
La famiglia Gasparri la più importante del posto. Gasparri? I nonni di Maurizio Gasparri, proprio lui, il politico berlusconiano di ferro, senatore della Repubblica Italiana. Regna la pace a Roscigno Vecchia, titolare anche di una leggenda. La depressione della terra formò un laghetto in zona Bella Pala. E un signore del posto, Francesco Mazzeo, si tuffò nel lago per misurarne la profondità e vederne il fondo. Lo recuperarono cadavere a distanza di una settimana.
Un museo a cielo aperto, il borgo disabitato. Il museo della civiltà contadina. Terra ai tempi viti e olive, generosa produttrice di vino, olio e formaggi. Roscigno Vecchia detta anche “il paese che cammina”, per via appunto delle migrazioni. L’atmosfera surreale contiene qualcosa di magico.
“Non mi sento solo”, assicura Spagnuolo, il Cicerone del borgo, impegnato ad illustrare ai visitatori (rari, rarissimi, prima di questa estate) il privilegio di essere l’unico abitante del posto e quelle che lui ama definire le virtù di questo borgo incredibile. “L’avessero avuto i francesi, ne avrebbero fatto un gioiello”. Simpatica persona, tre figli sparsi per il mondo, esperienze di lavoro in Svizzera e in Lombardia, militare a Como, due anni al servizio della Guardia di Finanza, Spagnuolo sbriga anche la corrispondenza.
Da qualche tempo, gli arrivano lettere da tutto il mondo. In Cina hanno esposto le foto di Roscigno Vecchia e la sua. La storia del paese fantasma illustrata con gli ideogrammi. All’Università di Stoccolma gli studenti hanno dibattuto sull’incredibile realtà che hanno scoperto durante una visita del borgo cilentano. Il borgo immobile nel tempo, cristallizzato intorno a immagini rappresentative dell’immobilità e alla figura del suo unico abitante.
“Vivo di pace, silenzio, tranquillità; non di solitudine. Questo è il mio posto, da qui non mi muovo. Ho tutto, non mi manca nulla. La pipa è molto di più di una compagna”. Concubina da sempre in un’atmosfera surreale, e da un po’ anche delle lettere e dei regali che Giuseppe Spagnuolo riceve da mezzo mondo. I più recenti? Cento cravatte, sette pipe, quattro salumi.