Quando non esistevano i social, i media e gli uffici stampa, a lanciare i film ci pensavano i manifesti: a dipingere gran parte dei cartelloni promozionali delle pellicole hollywoodiane era Silvano Campeggi, morto ieri a Firenze all’età di 95 anni.
Campeggi, pittore e cartellonista, considerato tra i più importanti artisti grafici nella storia del cinema americano, era noto con lo pseudonimo di “Nano”. Era nato a Firenze il 23 gennaio 1923, città dove era tornato a fine carriera, alcuni decenni fa, dopo una lunga vita artistica a Hollywood, considerato un pezzo importante del cinema, anche se l’ultimo in ordine di apparizione, dopo lo sceneggiatore, il regista, il produttore, gli attori e tutti gli altri ruoli della settima arte.
Aveva creato 3 mila cartelloni cinematografici, soprattutto per film passati alla storia come Via col vento, Casablanca, Cantando sotto la pioggia, Un americano a Parigi, Vacanze romane, West Side Story, La gatta sul tetto che scotta, Vincitori e vinti, Exodus, Colazione da Tiffany. Un’arte particolare, quella dei cartellonisti, a cui è stato dedicato di recente un volume pubblicato da Lazy Dog, direzione artistica Bunker, presentato lo scorso luglio al Cinema Ritrovato di Bologna.
“Ci ha lasciato Nano Campeggi" ha scritto il sindaco di Firenze, Dario Nardella su Twitter. "Alla famiglia l'abbraccio di tutta la comunità. Un grande artista, geniale e sensibile, che ha portato il nome di Firenze nel mondo con le sue locandine cinematografiche. Lui che ha dipinto tanti diavoli oggi torna tra i suoi angeli”. Campeggi ha legato a lungo il suo nome anche all'Isola d'Elba, un luogo che lo aveva stregato.
Visse per diverso tempo a Pomonte. Fu anche insignito della cittadinanza onoraria di Portoferraio dal sindaco Mario Ferrari. Appresa la sua morte, il consiglio comunale portoferraiese ha osservato un minuto di silenzio. In un'epoca in cui il computer era ancora in un futuro lontano così come l'arte digitale, Campeggi creò delle vere opere d'arte rimaste nella storia. Se non ci fosse stato lui non sarebbe mai nato il mito di Vacanze romane con tutto lo strascico di turismo statunitense che si è trascinato dietro per decenni, sino a noi. Lo stesso vale per Via col vento dove è riuscito con due volti, quello di Clark Gable e Vivien Leigh, a dare un senso romantico alla pellicola.
Molte delle immagini da lui realizzate, poi, hanno assunto valore iconico, come nel caso dei quattro cavalli bianchi su sfondo rosso di Ben Hur. Lui riusciva, come nessuno, a ritrarre i volti di Grace Kelly e Audrey Hepburn, Clarke Gable e James Dean. Secondo il critico Gian Pieo Brunetta, Campeggi svolgeva un compito unico, quello di “primo artificiere sentimentale”, capace cioè di attirare il potenziale spettatore dentro le sale. Il suo modo di dipingere doveva tramite una sola immagine iconografica dare il senso intero di una storia complessa. E lui ci riusciva. Oltretutto, lavorando negli Stati Uniti, i tremila manifesti da lui prodotti facevano il giro del mondo, anche se il suo nome spesso non compariva neppure nei titoli di coda.
Talvolta in un angolo dei manifesti, oramai diventato famoso, firmava con il suo soprannome di “Nano” e basta, nonostante fosse il più apprezzato illustratore di manifesti cinematografici, tanto da essere inviato direttamente a Hollywood a ritrarre dal vivo Marilyn Monroe in occasione dell’uscita de Il Principe e la ballerina nel 1957. In circa venti anni, intensissimi, di attività, Campeggi ha cambiato il modo di vedere il cinema e la pubblicità, ha abbandonato la classicità di quell’editoria popolare otto-novecentesca che ancora sapeva di romanzo. Con lui l’immagine “mediale” del cinema è entrata nella contemporaneità segnando l’immaginario visivo e culturale di intere generazioni.