L’Italia non pagherà i 20 miliardi di contributi del bilancio annuale alla Ue se non ci aiuta con i migranti: grosso modo era questa la minaccia/ricatto che qualche settimana fa aveva impegnato i vertici del governo, segnatamente un bellicoso Di Maio. Toni perentori, termini irrevocabili e infatti…
Infatti, il 31 agosto, puntualissimo, anzi in anticipo sulla scadenza del primo giorno lavorativo utile del mese, il Tesoro ha diligentemente versato un miliardo tondo al conto corrente della Commissione europea, la quota mensile stabilita. Che poi 20 miliardi era una cifra buttata lì un po’ a caso, visto che in realtà si aggira sui 14 miliardi di cui gran parte torna indietro.
E del resto, il contributo è un obbligo legale, pena il pagamento del dovuto più gli interessi del 2,75%. Quanto alle minacce, c’era pure quella del veto all’approvazione del bilancio. Non si capiva di quale esercizio ma, per quello annuale il veto italiano sarebbe stato inutile visto che viene votato a maggioranza. Se era per quello pluriennale, quello 2021-2027, questo sì approvabile solo all’unanimità, il veto sarebbe stato un boomerang visto che è indirizzato ad aumentare i contributi di altri paesi, vedi i riottosi appartenenti al cosiddetto gruppo di Visegrad, per cui l’Italia ha tutto l’interesse a votarlo.
E in ogni caso non se ne parlerà prima del 2020. Minacce, dunque, degne di finire sulla Settimana Enigmistica, nella rubrica “Le ultime parole famose”.