Gente d'Italia

Toscana da record amaro: sono 78 i clan mafiosi operanti nella regione

I tentacoli della piovra. Micidiali, avvolgenti, mortali.  In Toscana, solo in Toscana, operano settantotto clan criminali. Un’infiltrazione della mafia a largo raggio, 233 le persone coinvolte in eventi mafiosi. Il triste record per una delle regioni più belle d’Italia, la più conosciuta all’estero, meta di turisti di tutto il mondo. Il 30% degli eventi portati a compimento dalla criminalità organizzati sono accaduti in Toscana. Laddove il restante del totale nazionale comprende Campania, Calabria e Sicilia.

In Toscana i clan hanno sviluppato attività criminali e scambi economici nel mercato degli illeciti o nel tessuto dell’economia della regione. Il 7,9% dei toscani ha dichiarato di essere stati coinvolti in episodi di corruzione. I beni confiscati ai clan, a tutto maggio, erano 364. In costante aumento rispetto ai risultati di precedenti indagini effettuate da carabinieri e
polizia. La drammaticità della situazione sullo stato delle mafie in Toscana è fotografata dal secondo rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana.  Un’indagine commissionata dalla Regione alla Scuola Normale di Pisa.

Enrico Rossi, governatore regionale, l’ha commentata con toni che debbono indurre alla riflessione. E spingere tutti verso l’adozione di adeguati provvedimenti a tutela dei cittadini toscani. “Non possiamo coltivare l’idea di una Toscana Felix per il fatto di non aver registrato ancora insediamenti mafiosi. Dobbiamo invece essere preoccupati e prenderne consapevolezza. Necessita reagire”.  Un toscano su venti ha dichiarato di essere stato corrotto o concusso. O quantomeno di averne subito un tentativo.  I settori urbanistici e del governo del territorio gli ambiti più vulnerabili. Quello della salute tra i più esposti, dove raramente si scambiano tangenti, ma la contropartita spesso è rappresentata da finanziamenti alla ricerca di eventi, sponsorizzazioni, benefit personali.

Gli studiosi scrivono “se nella sanità si introducono anche le richieste improprie da parte dei medici di effettuare visite private, i toscani coinvolti in episodi di corruzione sono il 7,9%”. Una percentuale che allarma e spaventa. Marginale la presenza di politici negli eventi di corruzione registrati. La provincia di Prato è la prima (sì, in assoluto) in Italia per reati di riciclaggio. Livorno è tra le prime per incremento di crescita annua delle denunce per estorsione. Vale a mo’ di sconsolante conferma: dopo le tre regioni infestate dalla presenza storica delle mafie, la Toscana è diventata negli ultimi tre anni la prima regione d’Italia per arresti e denunce con l’aggravante del favoreggiamento di organizzazioni criminali di stampo mafioso.

Il 48% dei clan presenti sul territorio (78, come detto) è legato alla ‘ndrangheta calabrese; il 41% è affiliato alla camorra; il resto a Cosa Nostra e alla Sacra Corona Unita. Il panorama offre visioni decisamente allarmanti. L’economia è il settore con le maggiori infiltrazioni mafiose in Toscana. Secondo il rapporto della Normale di Pisa, in Toscana i gruppi della criminalità organizzata mirano soprattutto al controllo di settori di mercato più che alla conquista di territori. Svolgono inoltre attività illecite anche senza l’utilizzo del metodo mafioso. Ovvero, evitando il ricorso all’omertà e all’intimidazione. La penetrazione nell’economia legale si manifesta attraverso il riciclaggio, l’occultamento di capitali e l’inserimento (o inquinamento ad arte) nel settore privato. Molto meno con il mercato degli appalti.

Si registra, di contro, una robusta impennata dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Il 35% in più rispetto a fine maggio 2017. Settantadue a Firenze, tra case, aziende, terreni. Seguono Pisa, Livorno, Pistoia, Lucca. L’aspetto non positivo è in questo caso rappresentato dal ritardo cronico nell’assegnazione dei beni confiscati ad associazioni e cooperative.  Dei 364 immobili solo il 20% ha trovato una nuova vita, comunque con un incremento del 31% nell’ultimo anno. Qualcosa si è fatto, ma il più è da fare ancora.

Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia, ha sparso riflessioni, indicazioni e moniti in occasione della presentazione del rapporto della Normale di Pisa. “Il pericolo maggiore è quello di un’economia sempre più infiltrata dalle mafie. Tonnellate di cocaina arrivano sulla costa tirrenica, vengono immesse nel mercato e si convertono in denaro”. A fronte della lentezza ingiustificabile e talvolta inammissibile nell’assegnazione dei beni confiscati. Toscana ancora da record: a Monteroni d’Arbia, in provincia di Siena, la tenuta di Suvigliano, sottoposto definitivamente a confisca nel 2007, ancora non è stata assegnata agli enti locali. Presentatori di un progetto di agricoltura sociale. Sveglia, gente.

Franco Esposito

 

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