I costi derivanti dal riscaldamento globale saranno più elevati per i tre Paesi che oggi emettono le maggiori quantità di gas serra: Cina, India e Usa. Sono loro a rischiare di rimetterci di più a fronte dei cambiamenti climatici secondo lo studio, il primo di questo genere, che quantifica il costo sociale del carbonio per ciascuno dei circa 200 Paesi del mondo. E dopo Cina, India e Usa, secondo la ricerca anche i Paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita, sono destinati a registrare perdite molto elevate. I risultati dello studio, condotto da un team internazionale di scienziati (tra cui Massimo Tavoni e Laurent Drouet dell'European Institute on Economics and the Environment, centro nato dalla partnership tra Resources for the Future e Fondazione Cmcc – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) e pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, rivelano anche che il costo sociale del carbonio a livello globale è più elevato di quello normalmente preso in considerazione.
Infatti, le stime più recenti prodotte dall'Epa (Agenzia di protezione ambientale degli Usa) parlano di un range di costi compreso tra 12 e 62 dollari per tonnellata di CO2 emessa entro il 2020, mentre i nuovi dati parlano di costi sociali compresi approssimativamente tra 180 e 800 dollari statunitensi a livello globale. Per di più, considerando la scala nazionale, India, Cina e Arabia Saudita da sole raggiungono la cifra di 20 dollari per tonnellata, una cifra più elevata del costo del carbonio all'interno dell'European Trading System, il più ampio mercato di CO2 al mondo.
"Noi tutti sappiamo che l'anidride carbonica prodotta da combustibili fossili produce, e produrrà in futuro, effetti sulle persone e sugli ecosistemi in tutto il mondo - spiega Kate Ricke, della University of California San Diego - Tuttavia, poiché questi impatti non sono considerati nei prezzi di mercato, si crea un'esternalità ambientale che non è pagata da chi consuma di energia prodotta da combustibili fossili. Non siamo quindi consapevoli del vero costo di questo tipo di consumo". Per produrre simulazioni degli effetti delle emissioni di CO2 sulle temperature a scala nazionale, gli autori usano un approccio innovativo che combina i risultati di numerosi esperimenti con modelli del clima e del ciclo del carbonio.
Così facendo, si riesce a cogliere l'entità, l'andamento geografico del riscaldamento lungo differenti traiettorie di emissioni di gas serra, oltre che le risposte del clima e del ciclo del carbonio alle emissioni. Poiché l'anidride carbonica è un inquinante globale, le analisi realizzate fino ad oggi si sono concentrate sui costi sociali del carbonio a livello globale, mentre uno studio dettagliato, Paese per Paese, dei danni economici legati al riscaldamento globale è rilevante sotto molti punti di vista. “La nostra analisi dimostra che i costi sociali dei cambiamenti climatici saranno elevati per molti Stati, compresi quelli, come Usa e i Paesi del Golfo, che tradizionalmente sono lontani dalla leadership delle politiche climatiche", sottolinea Massimo Tavoni, professore associato al Politecnico di Milano, direttore di Eiee - European Institute on Economics and the Environment e autore della ricerca. "In più – continua Tavoni – il 90% degli Stati del mondo registrerà perdite a causa dei cambiamenti climatici, e questo non potrà non esacerbare ineguaglianze e tensioni internazionali. Molti Paesi non hanno ancora riconosciuto i rischi posti dai cambiamenti climatici, il nostro studio cerca di riempire questa lacuna".
Grazie alle possibilità offerte dalle scienze dei dati, gli autori hanno potuto generare centinaia di scenari che coprono incertezze in diversi ambiti, tra cui la sfera socioeconomica, il clima e gli impatti. Questo complesso ambito di ricerca ha prodotto molti approfondimenti e ha coperto molte aree di incertezza. “Sebbene la lista degli ambiti colpiti dai cambiamenti climatici sia consolidata attraverso diversi scenari, l'entità dei costi sociali del carbonio è soggetta a considerevole incertezza", afferma Laurent Drouet, senior scientist di Eiee autore dello studio e sviluppatore dell'interfaccia visuale che consente di navigare tra i risultati dello studio. Gli autori sottolineano che riuscire a realizzare una mappa degli impatti nazionali dei cambiamenti climatici aiuti a comprendere meglio fattori
determinanti della cooperazione internazionale. L'architettura dell'accordo di Parigi ne è un esempio chiaro: essa si fonda sulla dimensione nazionale, rendendosi così vulnerabile alla variabilità di interessi all'interno di ogni singolo Stato. La ricerca che ha condotto alla pubblicazione di questo studio è stata in parte supportata dall'European Research Council (ERC), attraverso il progetto COBHAM, e dal progetto CD-LINKS nell'ambito di Horizon 2020.