Cinque: due donne e tre uomini. Tutti sotto i quarantacinque anni e tutti con una insaziabile passione scientifica. Sono i 5 migliori scienziati italiani negli Usa e quest'anno si sono aggiudicati i ISSNAF Awards 2018, nell’ambito dell’Annual Event di ISSNAF (Italian Scientists and Scholars of North America Foundation), la fondazione che riunisce 4.000 scienziati italiani in Nord America e che quest’anno celebra i primi 10 anni di attività.
C'è chi studia come sconfiggere tumori e leucemie, chi collabora allo sviluppo del futuro dell'informatica - ovvero il computer quantistico - chi ha scoperto per la prima volta una sorgente di neutrini cosmici ad alta energia, chi cerca di arrivare a valvole cardiache perfettamente adattabili al corpo umano.
I loro nomi: sono Sara Buson, Antonio D'Amore, Ricardo Manenti, Lorenzo Brunetti e Roberta Zappasodi. Ecco le loro storie.
Lorenzo Brunetti per il Paola Campese Award per la ricerca sulle leucemie. Nato a Napoli nel 1983, è un borsista post-dottorato al Baylor College of Medicine di Houston. Laureato in Medicina all'Università Federico II di Napoli, ha completato la sua formazione clinica in ematologia e il dottorato in Medicina molecolare presso l'Università di Perugia. Negli Stati Uniti ha perfezionato un protocollo per modificare in modo efficiente il DNA di cellule del sangue normali e maligne e la sua attuale ricerca si concentra sull'applicazione di questa tecnica per scoprire nuovi meccanismi molecolari che causano la leucemia. I risultati del suo lavoro sono stati da poco pubblicati sulla rivistaCancer Cell.
Roberta Zappasodi per l'IBM-Bio4Dreams Award per la ricerca in medicina bioscienze scienze cognitive. Nata a Cesena, 37 anni, Roberta ha studiato Biotecnologie Mediche all’Università di Bologna e ha conseguito un dottorato all’Istituto Nazionale dei Tumori a Milano. Ora lavora al al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. Studia meccanismi d’azione mirati per abbattere le resistenze a una classe di farmaci immunoterapici, che vanno sotto il nome di checkpoint blockade, in quanto bloccano i freni molecolari allo scatto della risposta immune. Oggi, infatti, siamo già allo step successivo con l’utilizzo di questi immunoterapici: la ricerca di come superare le resistenze. Questo approccio ha rivoluzionato la storia clinica di malattie come il melanoma metastatico e il tumore al polmone. Ma non tutti i pazienti rispondono, e alcuni di quelli che rispondono possono sviluppare recidive in un secondo tempo. È fondamentale ora capire perché questo accade e intervenire farmacologicamente in modo preciso per evitare che accada. Lavorando in questa direzione, Roberta ha individuato una nuova popolazione di linfociti immunoregolatori, che vanno a limitare le risposte immunologiche contro il tumore, e che possono interferire con l’attività degli inibitori dei checkpoint immunologici. In particolare, Roberta ha osservato che l’inibizione del famoso checkpoint CTLA-4 aumenta i livelli di questa popolazione cellulare.
Riccardo Manenti per l'Anna Maria Molteni Award per la matematica e la fisica. Il computer quantistico è la prossima frontiera dell’informatica, ma per arrivarci servono buoni fisici. Uno di loro è Riccardo Manenti, milanese classe 1989, che da un anno lavora come “ingegnere quantistico” alla Rigetti Computing, la startup di Berkeley, California, che ha raccolto circa 110 milioni di dollari di investimenti per arrivare a costruire il primo computer quantistico ad alte performance. Una nuova “corsa all’oro” nella Silicon Valley, in cui sono impegnati pochissimi colossi dell’informatica e del web: Intel, Google, Ibm oltre a Rigetti. Manenti ha sviluppato un algoritmo quantistico con lo scopo di risolvere un problema di ottimizzazione, noto come “clustering”, in un computer quantistico da 19 qubit. La sua ricerca sarà presto pubblicata sull’autorevole rivista Science Advances.
Antonio D'Amore per il Franco Strazzabosco Award per l’ingegneria. Palermitano di 41 anni, laureato in Ingegneria meccanica all’Università di Palermo, dopo la laurea specialistica in Ingegneria biomedica all’Imperial College di Londra, studia le proprietà dei tessuti e consegue un dottorato in Biomechanics and Tissue Engineering all’università di Pittsburgh. Lavora a una tecnologia di protesi che permetta di creare una valvola cardiaca ‘adattabile’ al corpo umano. Un modo per superare il limite delle attuali valvole meccaniche e delle bioprotesi che, costruite con materiali tra cui il metallo o tessuti derivati dagli animali, costringono il paziente a dipendere a vita dai farmaci anticoagulanti o si deteriorano prematuramente. "Assieme al mio gruppo di ricerca", spiega D’Amore, "sto testando l’impiego di strutture di supporto, che potremmo definire temporanee, in grado di combinarsi con le cellule del paziente. L’idea è che una volta impiantato questo supporto si degradi e venga rimpiazzato dal tessuto prodotto dal paziente stesso". In questo modo si potrebbe incrementare la vita utile delle protesi, svincolandosi dall'uso della terapia anticoagulante. Tra i vantaggi la possibilità di effettuare un solo intervento d’impianto.
Sara Buson per l'ISSNAF Award for Young Investigators in scienze ambientali, astrofisica e chimicaI. Lo scorso luglio la National Science Foundation (NSF) ha rivelato di aver individuato per la prima volta una sorgente di neutrini cosmici ad alta energia, particelle che viaggiano nello spazio ed accompagnano i raggi cosmici. L’astrofisica Sara Buson, dell’equipe del Fermi Large Area Telescope (LAT) della NASA, è stata una protagonista della scoperta, avvenuta il 22 settembre 2017 quando, a poche ore di distanza, prima l’osservatorio IceCube ha rilevato un neutrino, e poi il telescopio Fermi-LAT ha visto un fascio di raggi gamma che colpivano la Terra, emessi da una sorgente nella stessa regione di cielo del neutrino. Per la prima volta si è così riusciti a identificare l’origine del neutrino cosmico. Nata a Pernumia (Padova) e laureata in astrofisica all’Università di Padova dove ha poi conseguito il dottorato di ricerca e proseguito la carriera con un post-doc, la scienziata 38enne è arrivata negli Stati Uniti nel 2015, vincendo una post-doc fellowship presso il Goddard Space Flight Center della NASA.
Il Life Achievement Award 2018 è stato consegnato il 22 ottobre al neuroscienziato romano Emilio Bizzi, ricercatore e docente al Massachusetts Institute of Technology (MIT).