Il dieci per cento dei ricavi televisivi (circa 350 milioni di euro nel prossimo triennio) sarà assegnato ai club di Serie A che faranno giocare di più i giovani cresciuti nei vivai (meglio se utilizzabili per la Nazionale). Nella bozza di legge di bilancio, dopo il via libera del Consiglio dei ministri, spunta infatti una misura che potrebbe modificare sensibilmente la gestione del calcio italiano.
Ispiratore del provvedimento è stato Giancarlo Giorgetti, ministro leghista che ha fortemente voluto la delega sullo sport. La misura inserita nel progetto di legge di
bilancio in realtà corregge in corsa le novità volute dall’ex ministro dello Sport del governo Gentiloni, Luca Lotti, che dovevano trovare applicazione proprio da questa stagione. La modifica della Melandri introdotta da Lotti aveva già fatto cambiare volto alla distribuzione, introducendo il concetto di audience tv e spettatori allo stadio come criterio per dividere il 20% della torta dei diritti, con il 50% da distribuire in parti uguali e il 30% in base ai risultati sportivi (15% relativo all’ultimo campionato, il 5% relativo ai risultati storici a il 10% relativo all’ultimo quinquennio).
La quota del 10%, si legge, “è determinata sulla base dei minuti giocati negli ultimi tre
campionati da giocatori cresciuti nei settori giovanili italiani, di età compresa tra i 15 e i
21 anni e che siano stati tesserati per l’attuale società per almeno tre interi Campionati di
Serie A”. Una norma che potrebbe spingere le società ad investire ulteriormente nei propri settori giovanili. Quanto potrebbe valere questo criterio? Tra i 70 e i 110 milioni di euro complessivi da suddividere tra le 20 squadre, dipenderà se alla fine il peso sarà del 6% o del 10% sull’intera torta dei diritti tv (che valgono circa 1,135 miliardi annui).