Non s’è arresa anche se il tumore le ha tolto tanto, facendola sentire privata di una parte della sua femminilità, per lei importante. Ora ha dato il via a un progetto in Lombardia per aiutare altre donne che hanno affrontato o stanno affrontando "una malattia ancora per certi versi sconosciuta, sottovalutata e subdola, come il cancro ovarico, una patologia complessa che richiede competenze altamente specialistiche e una diagnosi tempestiva".
Alessia Sironi, giornalista, che ha affrontato con determinazione ben due neoplasie (una alla mammella e un’atra all’utero), facendo squadra con altre quattro donne, ha da poco creato la costola lombarda dell’associazione Acto Onlus (Alleanza contro il tumore ovarico), Acto Lombardia, che si è costituita da pochissimo. "Mi mette tristezza e malinconia pensare che non sentirò mai nessuno chiamarmi "mamma" – spiega – ma da questa esperienza tanto dolorosa è nato un bellissimo progetto, teso a supportare altre donne che stanno affrontando quello che ho passato io. Perché solo chi ci è passato sa come ci si sente. Quello che vogliamo fare, o meglio, provare a fare insieme noi di Acto è cambiare il futuro di una malattia complessa, che richiede grande professionalità e consapevolezza nella diagnosi e nella cura".
Un’esperienza che nasce dall’intuizione di alcuni medici che fanno ogni giorno con grande passione il loro lavoro. "All’ospedale San Gerardo di Monza ho avuto modo di fare la conoscenza di professionisti fantastici in ogni senso (penso agli abbracci della dottoressa Bonazzi, ai sorrisi del dottore Fruscio, e all’affetto della dottoressa Sina, solo per citarne alcuni): queste amicizie sì che sono state un dono", spiega Alessia, che di Acto Lombardia è presidente.
Per lei tutto inizia nel 2010, quando si trova a seguire Pitti Uomo per lavoro. Alessia, mentre fa la doccia, tastandosi il seno sente un nodulo, ben percepibile, e una volta tornata a casa si rivolge al suo medico di fiducia. Un’ecografia rivela la presenza di una cisti: quella che poi, attraverso l’ago aspirato si rivela essere un tumore maligno al seno, per il quale le viene proposto immediatamente un intervento chirurgico. "Ero frastornata dalla notizia perché mai avrei pensato che potesse succedere a me che ero così felice, sposata solo da pochi mesi e ancora in "fase luna di miele" – spiega Alessia – ma mi sono fidata immediatamente del chirurgo e dell’oncologo dell’ospedale di Carate, il dottor Gianfranco Giaccon, un uomo veramente di grande umanità e competenza: alla rivelazione della brutta notizia era davvero dispiaciuto per me. Serenamente ho deciso di affidarmi a loro, ho subito una quadrantectomia nel giro di un paio di settimane (mi hanno tolto una parte del seno sinistro e analizzato il linfonodo sentinella che fortunatamente era negativo) ma poiché ero molto giovane, avevo 34 anni allora, ho dovuto fare otto cicli di chemioterapia e due mesi di radioterapia tutti i giorni per scongiurare che il tumore andasse in circolo. Insomma, più sei giovane più il protocollo è pesante".
"Mio marito Guido – prosegue Alessia – è stato la mia roccia. Insieme alla mia famiglia. Sono stati momenti davvero duri e molte volte ho pensato di non farcela ma oggi mi sento di dire serenamente che la chemio mi ha salvato la vita anche se non la augurerei neppure al mio peggior nemico. Su ognuno ha effetti diversi, io ho avuto nausea e vomito ricorrenti. Poi è arrivato il momento della perdita dei capelli: per quanto tutti ti preparino è uno shock. Sarà anche il minore dei mali, come dicono spesso i medici, ma, soprattutto per noi donne, è il momento in cui ti rendi conto di essere davvero malata. È il momento in cui devi venire a patti con la malattia. Puoi girare con la parrucca più bella o con il foulard più elegante ma ti senti tutti gli sguardi addosso. Comunque".
Dopo il superamento della malattia, proprio quando erano passati i cinque anni canonici dalla fine delle cure e Alessia e suo marito pensavano fosse finalmente arrivato il momento di allargare la famiglia, arriva la "tegola" di una seconda diagnosi di tumore. Questa volta all’utero. "Sono dovuta ricorrere all’aiuto di una psico-oncologa per affrontare questo momento. Ho subito un’isteroaniessectomia, un intervento di asportazione di utero e ovaie: per una donna è un vero e proprio lutto, una sorta di mutilazione – evidenzia Alessia – eliminano parte della tua femmi- nilità che per te è importante".
Facendo il test genetico dopo la seconda neoplasia scopre anche di essere portatrice di mutazioni nei geni Brca (come l’attrice Angelina Jolie), in particolare Brca1, per questo tutta la famiglia si è sottoposta ai test e ora anche la sua mamma (positiva anche lei) viene sottoposta a un monitoraggio più attento e assiduo. "Quella di fare il test è una scelta – ricorda Alessia – nessuno ti obbliga. Si tratta di un semplice esame del sangue. Il fatto è che se non sai di avere la mutazione non puoi neanche sottoporti ai dovuti controlli. Anche per questo Acto punta moltissimo sulla campagna "Scelgo di sapere", che sottolinea l’importanza di approfondire. Sapere significa poter scegliere". E conclude: "E a chi affronta ora la malattia dico semplicemente di affidarsi al medico che più ispira fiducia e a nessun rimedio fai da te. Il tumore si cura in ospedale".