Si è svolta nei giorni accorsi la festa per il ventunesimo anniversario dell'associazione Figli della Toscana. Organizzato presso l'ex Missione Cattolica di Montevideo, il pranzo ha visto la presenza di numerosi soci e simpatizzanti del gruppo. Fondata il 27 ottobre del 1997, l’associazione nacque su iniziativa dell’antropologa Carolina Di Bueno dopo una ricerca sulla storia dell'emigrazione toscana in Uruguay che, partendo da una decina di nomi, riuscì a riunire più di cento corregionali residenti nel paese e oltre mille discendenti. I risultati di quella ricerca vennero pubblicata nel 1999 con il libro "Sulle tracce dei toscani in Uruguay" grazie al contributo della Provincia di Massa Carrara ed il patrocinio della Consulta regionale dei toscani all'estero.
Secondo i dati raccolti all'interno del libro, il grosso dell’emigrazione si ebbe intorno alla fine dell’ottocento. Il secondo periodo riguardò, seppur inferiore alla prima ondata, gli anni della prima guerra mondiale; infine, nel secondo dopoguerra, si registrarono ulteriori arrivi. La principale zona di provenienza fu la Lunigiana e in particolare dalla provincia di Massa Carrara. Molteplici sono le attività che organizza periodicamente l'associazione attualmente guidata da Marisa Turriani: riunioni mensili, conferenze artistiche e culturali, corsi di lingua ed altre attività ricreative come pranzi, bingo e gite. Una delle ultime iniziative è stato proprio un viaggio in Italia che ha avuto un alta partecipazione.
La prossima escursione - un classico appuntamento per il mese di novembre- verrà fatta invece a Carmelo. La diffusione della cultura italiana, e in particolare quella toscana, continua ad essere uno dei principali obiettivi che porta avanti l'associazione.
"La situazione oggi è un po' difficile" riconosce la presidente Marisa Turriani. "In passato grazie ai finanziamenti che arrivavano dalla Regione potevamo organizzare tante attività culturali, concerti e spettacoli. Oggi siamo completamente autofinanziati e tutto quello che facciamo è frutto del sacrificio collettivo. Ai nostri soci, che sono soprattutto persone anziane e pensionate, chiediamo una piccola quota annuale e con questo siamo in grado di
poterci finanziare". "In ogni caso -prosegue la presidente con un messaggio fiducioso- continueremo a portare avanti le nostre attività difendendo le radici toscane dell'Uruguay e concentrandoci principalmente sulle attività ricreative e culturali come abbiamo fatto in questi anni".
di MATTEO FORCINITI