Sarà dedicata alla Dieta Mediterranea, vanto dell’Italia e dal 2010 riconosciuta dall’Unesco Patrimonio immateriale dell’umanità, la terza edizione della Settimana della cucina italiana nel mondo, in programma dal 19 al 25 novembre con oltre mille eventi in più di 130 Paesi nel mondo. La Settimana, presentata ieri mattina alle Officine Farneto di Roma, mira a promuovere all’estero l’agroalimentare e la cucina italiana di qualità, segni distintivi del "marchio Italia" nel solco delle grandi tematiche che, a partire da Expo 2015 Milano, contraddistinguono l’agroalimentare italiano: qualità, sostenibilità, cultura, sicurezza alimentare, diritto al cibo, educazione, identità, territorio, biodiversità. A ciò si aggiunga l’opera di valorizzazione, anche ai fii turistici, dei territori, degli itinerari dell’arte culinaria italiana, nonché della dieta mediterranea, uno degli elementi che rende l’Italia il Paese più sano del mondo.
Fondamentali, altresì, le attività di presentazione e internazionalizzazione dell’offerta formativa italiana del settore, al fine di attrarre talenti dall’estero e fidelizzarli all’uso dei prodotti italiani di qualità. Il progetto si integra con le azioni previste dal Piano per la promozione straordinaria del made in Italy, promosso dal governo al fine di potenziare la
distribuzione e la presenza commerciale dei prodotti del vero agroalimentare italiano, nonché con gli obiettivi del piano strategico del turismo 2017-22, volto a dare rilievo ai
territori meno conosciuti all’estero. Il progetto, ideato e coordinato dalla direzione generale per la promozione del sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri, è stato sviluppato all’interno di un gruppo di lavoro che coinvolge il Ministero delle politiche agricole, il Miur e il Mibac, nonché tutti i principali enti e associazioni che rappresentano la cucina italiana e l’Italia nel mondo: regioni, Ice, Enit, università, sistema camerale, associazioni di categoria, scuole di cucina, reti di ristoranti italiani certificati e operatori del settore enogastronomico e del design.
Punto di riferimento per le oltre 1000 attività previste sono le quasi 300 sedi diplomatico-consolari e gli Istituti italiani di cultura, che coordinano le iniziative dei vari partner per ottimizzare l’uso delle risorse, fare massa critica e garantirne la coerenza. Alcuni Paesi prioritari sono destinatari di azioni rafforzate di promozione e comunicazione: Stati Uniti, Canada, Brasile, Russia, Cina, Giappone, Emirati Arabi Uniti. Seminari e conferenze, incontri con gli chef, degustazioni e cene, eventi di promozione commerciale, corsi di cucina, sono solo alcune della attività previste. La cucina è raccontata anche attraverso iniziative di taglio culturale, come proiezioni di film e documentari legati al cibo, convegni, concerti, corsi di lingua e mostre fotografiche. A presentare la terza Settimana della Cucina Italiana, alle Officine Farneto, il direttore generale per la Promozione del Sistema Paese Vincenzo De Luca, che ha dato il benvenuto a chef, corpo diplomatico, autorità e studenti di alcuni istituti alberghieri. Con De Luca hanno aperto l’incontro il viceministro Emanuela del Re e il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali e del Turismo, Gian Marco Centinaio.
"Noi siamo una potenza alimentare a livello mondiale", ha esordito De Luca, "ma non sempre siamo stati capaci di trasformare questo valore in uno strumento di promozione dell’identità del nostro Paese"; una identità fatta non solo di tradizione e cultura, ma anche di "tecnologia e innovazione", anche nel settore agroalimentare, dove l’Italia è in grado di
"innovare mantenendo la qualità e la salute". In tal senso si inserisce la Settimana, uno strumento della strategia integrata promossa dal Maeci con l’obiettivo, fra l’altro, di sorreggere la controffensiva italiana agli attacchi in corso contro le nostre eccellenze
alimentari. Lo ha sottolineato anche il vice ministro Del Re, che ha detto chiaramente "no" a "politiche restrittive" e a pratiche come quelle dei "semafori alimentari" o delle "tassazioni" mirate contro la commercializzazione dei nostri prodotti "spesso caldeggiate dall’OMS". Da tempo, ha ricordato Del Re, la rete diplomatico-consolare si è attivata per contrastare queste pratiche, ottenendo, "dopo intense trattative", nel settembre scorso un
primo successo all’Onu di New York. Occorre tenere alta l’attenzione perché l’attacco continua, ma noi, ha assicurato Del Re, lo "respingiamo" e "continueremo, anche come Farnesina, nell’azione di tutela della straordinaria qualità e della reputazione dei nostri prodotti tipici in tutti i fori internazionali".
Del Re si è detta "orgogliosa" e di credere "profondamente" nella Settimana della cucina, che "costituisce una sintesi della capacità italiana di essere nel mondo", come dimostrano i dati sull’export del settore agroalimentare, con un +23% pari ad oltre 41 miliardi di euro. Un successo che si deve non solo alla qualità dei nostri prodotti distintivi - l’Italia vanta il maggior numero di tipicità riconosciute in Europa -, ma anche all’innovazione, grazie alla quale in Italia è prima nell’Ue per aziende biologiche, dimostrando così di saper rispondere "in maniera tempestiva" al mondo che cambia e all’aumento della domanda di eccellenza offendo "qualità, tipicità ed esperienza culturale". Non solo. Il viceministro ha voluto sottolineare l’importanza della Settimana nella promozione dell’Italia come modello di "sicurezza alimentare" e "sviluppo sostenibile". Ecco dunque che l’Ambasciata italiana a Kampala porterà insieme alla ong Afron la Settimana nel campo profughi di Rhino tra i profughi sudanesi con corsi di cucina, lettura di fiabe, proiezioni e laboratori per portare anche in Uganda "accesso al cibo sicuro e sufficiente". Non è un caso, d’altra parte, ha rilevato Del Re, se il Global health index di Bloomberg ha definito l’Italia il Paese più sano al mondo, con buona pace di quei sette Paesi che in sede Onu hanno sferrato l’ultimo attacco in ordine di tempo contro il nostro agroalimentare.
"Vivere all’italiana vuole dire anche vivere più a lungo", parola del ministro Centinaio, che, prendendo la parola, ha invitato a "mantenere alta l’attenzione" contro i tentativi sommari di "distinguere tra cibi salubri e insalubri" a danno delle eccellenze italiane. "Non si tocchino i prodotti Made in Italy", ha tuonato, annunciando che "continueremo a fare battaglia per la salvaguardia dei nostri prodotti in tutto il mondo". In qualità di ministro non solo delle Politiche agricole e alimentari, ma anche del turismo, Centinaio ha ricordato alcune altre assi portanti della Settimana: la valorizzazione degli itinerari enogastronomici e turistici
regionali, anche in connessione con il 2018 Anno del cibo; l’iniziativa "pasta pesto day", partita a seguito della tragedia del ponte Morandi per promuove la più tipica ricetta nei ristoranti di tutto il mondo, nei quali una quota del ricavato sarà destinato al Comune di Genova; e le connessioni con le celebrazioni dei Centenari Rossiniani, in occasione del 150 anniversario della morte del compositore, appassionato di cucina e noto gastronomo. Il ministro si è detto entusiasta della Settimana della Cucina, resa possibile non solo dall’impegno della rete diplomatico-consolare, ma anche dal coinvolgimento di tutti gli attori impegnati nel settore, perché, ha concluso,"quando lavoriamo insieme, signori, non ce n’è per nessuno".
Alcuni di questi "attori" sono stati protagonisti alle Officine Farneto di due sessioni di approfondimento: Anna Flavia Pascarelli dell’Ice Agenzia; Paolo Cuccia, presidente del
Gambero Rosso, il quale ha annunciato che finalmente saranno loro a studiare i pasti offerti su voli Alitalia; lo chef Francesco Apreda; e poi Roberto Tavano di PwC Advisory, Marialaura Bonaccio dell’IRCCS NEU-ROMED, il campione olimpico di taekwondo Carlo Molfetta e Alessandro Circiello della Federazione Italiana Cuochi. A proposito di cuochi, non poteva mancare il cooking show della Nazionale Italiana in vista della Coppa del mondo di cucina. Infine ha salutato gli ospiti l’attore romano Edoardo Ferrario, che pure aveva aperto l’incontro. Ferrario si è affidato fra l’altro alla saggezza dell’indimenticato Aldo Fabrizi e del suo sonetto "Sacrilegio" e così piace fare anche a noi: "Oggi se pranza in piedi in de ‘gni sito, er vecchio tavolino apparecchiato, che pareva un artare consacrato, nun s’usa più: la prescia l’ha abbolito. ‘Na vorta er pranzo somijava a un rito, t’accomodavi pracido e beato, aprivi la sarvietta de bucato, un grazzie a Cristo e poi... bon appetito. Mó nun c’è tempo de mettese a sede, la gente ha perzo la cristianità, e
magna senza amore e senza fede. É propio un sacrilegio, invece io, quanno me piazzo a sede pe magnà, sento ch’esiste veramente Dio".
Raffaella Aronica