Btp carestia di acquirenti. Il Tesoro italiano ha lanciato l’asta di Btp Italia, tasso minimo garantito di interesse per chi li compra: 1,45 per cento. Il Tesoro si aspettava e si aspetta ancora acquirenti per 7/9 miliardi di euro. Finora di nuovi Btp Italia ne sono stati acquistati 480 milioni. Milioni, non miliardi. Btp, carestia di acquirenti, più chiaro di così… Btp, titoli di Stato italiani qui e oggi non li compra più nessuno. E per più nessuno non si intende il signor Rossi risparmiatore, quello non li compra da tempo. Non li compra più nessuno dei cosiddetti investitori istituzionali (Fondi investimento, Fondi Pensione…). Da giugno ad ieri chi li aveva ne ha venduto per una sessantina di miliardi. Chi li aveva se ne libera.
Finora l’effetto vendita veloce e massiccia era stato compensato quasi, mascherato alquanto dai due compratori sostanzialmente unici di Btp: Bce, banca Centrale Europea e banche italiane. Sono la Bce e le banche italiane a tenere in piedi la baracca del bilancio italiano, a garantire in ultima istanza liquidità (sì, liquidità, cioè il fatto che i soldi ci siano quando deve pagare o incassare). Sono la Bce e le banche italiane a farlo acquistando l’una da anni ogni mese montagnole di Btp e le altre, le banche italiane, essendo imbottite e zavorrate (per amore e per forza) di Btp. Con lucida comprensione della realtà Bce e Mario Draghi e le banche italiane in generale sono costante oggetto della denigrazione, sospetto e disprezzo di M5S di governo, Di Maio docet. Ma questa è la forma e, si restasse alla forma, potrebbe essere folklore, recitazione folkloristica contro i poteri forti. Sta di fatto che l’ala M5S del governo maledice e schifa la fune cui è attaccato il governo. Fune che si va sfilacciando.
I Btp e i titoli di debito italiano conoscono carestia di acquirenti e abbondanza di venditori. E la prima conseguenza (comincia ad essere avvertibile e avvertita anche ad qualche signor Rossi) è che il denaro è più caro, costa di più. Vedi i mutui delle ultime settimane, vedi i prestiti. Il denaro costa di più e questo governo, prima ancora di cominciare a distribuire, come da sua intenzione e vanto, una ventina di miliardi tra pensioni anticipate e reddito di cittadinanza e nazionalizzazioni per ogni dove, di miliardi ne ha tolti. Tolti all’economia, alla produzione, al consumo, alla gente. Spread ieri a 322, stamane appena svegli a 330 e da molte settimane, ormai mesi, intorno a 300 punti significa denaro più caro per tutti ed è conto più alto da pagare a chi presta i soldi allo Stato italiano. Sopra i 400 punti probabilmente non basterà più neanche pagare tassi di interesse vicini o superiori al 5 per cento, sopra 400 chi ti compra il debito italiano probabilmente non lo trovi più. Perché ogni volta (praticamente due o tre al giorno) che Tria o Salvini o Conte o Di Maio giurano fieri che non si smuoveranno di millimetro, ogni volta il dubbio si riaffaccia e diventa elemento concreto di mercato: e se questi, e se l’Italia alla fine il titolo di Stato che le ho comprato me lo ripaga non in euro? E se va a finire così? Improbabile oggi. Ma non più impossibile.
Quindi il debito italiano meglio non comprarlo. Ieri, appena ieri la manifestazione evidente della carestia di compratori, esempio Btp Italia. Domani (ma l’hanno già fatto sapere) tutti, proprio tutti i governi della area euro, 18 governi su 18, diranno che non approvano, non fanno da sponda, non ci stanno a coprire la politica economica del governo italiano. Tutti, a partire dai governi e da quei paesi in cui ci sono Parlamenti fortemente segnati da rappresentanze sovraniste. Tutti, proprio tutti che considerano pericoloso per se stessi
la volontà italiana di fare debito e deficit nella moneta comune. Tutti, proprio tutti indisponibili ad avallare e a sostenere una politica economica di spesa per mandare la gente, gli italiani, in pensione prima o per mandargli l’assegno di Stato a casa. Nessuno, proprio nessun governo si è convinto di quel che Tria va ripetendo a parole ma senza riscontro nei fatti, non è l’indebitamento italiano che tutti gli altri governi trovano insostenibile, è l’indebitarsi per misure assistenziali e non produttive.
L’Italia che ignora il suo problema capitale, cioè la scarsa produttività di sistema, e pensa
di produrre ricchezza distribuendo redditi sganciati dal lavoro, è un paese che spaventa e che gli altri governi d’Europa vanno ad isolare. Governi, non Commissioni. Governi eletti, non funzionari e burocrati. Governi espressione di elettorati ed elezioni. In Italia si fa finta di non capire che non è "Bruxelles" astratta e in grisaglia a non fidarsi. Sono i governi europei, quindi, secondo linguaggio M5S e Lega, i popoli europei. Salvini e Di Maio non stanno andando a sbattere contro l’algida Bruxelles ma contro gli elettorati d’Europa. Quelli sovranisti prima degli altri perché il nazionalismo economico, il prima io, quando lo lanci, è subito reciproco. Tutti i governi dell’area euro respingeranno la Manovra economica del governo italiano. E quindi la Commissione dovrà decidere se aprire la procedura di infrazione per eccesso di debito e se e come eventualmente sanzionarci.
Ma le sanzioni sono un non problema. E non perché arriverebbero nel caso lentissime nel tempo. Sono un non problema perché la sanzione veloce e tosta si sta addensando sui mercati e può venirci addosso come una bomba finanziaria di fine 2018/inizio 2019. Questo quel che accade, davvero. davvero e di grosso. Ma in Italia almeno nell’informazione e nel cosiddetto dibattito politico in maniera davvero surreale si discute con puntiglio e passione della mondezza. Forse un segno.
Lucio Fero