No, diciamo che il servizio trasmesso domenica sera da "Le iene" su Italia 1 non ha confermato il clima da Mulino Bianco decantato da Luigi Di Maio nel corso di un suo intervento di qualche tempo fa in cui citava pubblicamente l'impresa edile della sua famiglia come un esempio d’imprenditoria. Ovviamente operativa al grido di onestà onestà. Anzi, a un certo punto, in evidente difficoltà, ha anche preso le distanze dal padre, come un Ponzio Pilato qualunque: "Per alcuni anni non ci siamo neanche parlati, avevamo un rapporto difficile". Una vera pugnalata, secondo il sindaco di Pomigliano d’Arco Lello Russo, nei confronti del genitore: "Al papà di Luigi avrà fatto più male il fatto che il figlio abbia preso le distanze da lui, che non essere stato scoperto per aver avuto in passato un lavoratore a nero nella propria ditta".
Ma facciamo un passo indietro. Nel servizio del programma televisivo si è parlato di lavoro nero nell'impresa edile del padre del vicepremier. A denunciarlo un ex operaio, Salvatore Pizzo di Pomigliano d'Arco, che ha sostenuto di aver "lavorato due anni in nero, mi pagava Antonio Di Maio". Non solo: quando Pizzo s’infortunò a un dito, il padre del ministro avrebbe chiesto al suo operaio "di non dire che mi ero fatto male nel suo cantiere. Mi consigliò di dire che mi ero fatto male in casa". I fatti, ha precisato il programma di approfondimento risalgono a "un periodo antecedente di due anni a quando Luigi Di Maio è diventato proprietario al 50% dell'azienda di famiglia", impresa in cui lo stesso attuale vicepremier ha lavorato per un periodo come operaio.
Incalzato, Di Maio ha assicurato l'intenzione di fare luce su quanto denunciato da Salvatore Pizzo. "Io non gestisco direttamente l'azienda. E tra il 2009 e il 2010 non ero socio. A me questa cosa non risulta, ma il fatto è grave, verificherò". Insomma, sembra di rivivere quei momenti in cui nel mirino erano finiti il padre di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi e il M5S al solito grido di onestà onesta ne chiedevano la testa, facendo ricadere su di loro le (eventuali) colpe dei genitori. Ma come da copione, chi gridava onesta onestà sta ben lontano da chiedere la testa di Luigi Di Maio. Come risaputo, il codice grillino gira un po’ a vento, a seconda delle convenienze. Eppure non sono mancate le critiche nei confronti del leader grillino sulla bacheca Facebook del leader pentastellato.
"Luigi, sono deluso. Spero che Di Battista torni presto dall'America, abbiamo bisogno di lui!", ha scritto Davide Astolfi pensando probabilmente di essere oramai alla frutta. "Ma tu pensa se fosse venuto fuori sul padre di Renzi quanto avresti sbraitato, accusato, infangato...Ti sta bene", gli ha fatto eco Tiziana Motta. "Invece - si è chiesta Mary Brambilla - il padre di Renzi (assolto da tutto) andava massacrato per colpire il figlio, giusto?". Nella discussione è intervenuta anche la deputata dem Anna Ascani: "Ti abbiamo visto gettare fango su tutto e tutti per anni. Soprattutto sul padre di Renzi. E adesso scrivi queste cose? Ma falla finita", ha scritto la parlamentare rivolgendosi a Di Maio. E Renzi e Boschi? Da loro nessuna vendetta, anzi la pretesa di essere diversi. Di non replicare il "fango" subìto.
Ma - da figli di papà a figlio di papà - Renzi e Boschi non riescono a passare oltre. A concedere all'avversario il privilegio del silenzio. A follower e parlamentari dem, l’ex premier ha indicato la rotta: "Non dobbiamo ripagarli con la stessa moneta", ha avvertito. Anche se una cosa la pretende: "Se Di Maio vuole essere credibile nelle sue spiegazioni prima di tutto si scusi con mio padre e con le persone che ha contribuito a rovinare. Troverà il coraggio di farlo?" Ha scelto invece di postare un video su Facebook in cui si è rivolta al diretto interessato, "padre del ministro del lavoro nero e della disoccupazione di questo Paese", Maria Elena Boschi. La sottosegretaria è in primo piano e lo sguardo è severo: "Caro signor Di Maio le auguro di non vivere mai quello che suo figlio e gli amici di suo figlio hanno fatto vivere a mio padre e alla mia famiglia – ha esordito -. Io le auguro di dormire sonni tranquilli, di non sapere mai cos'è il sentimento di odio che è stato scaricato addosso a me e ai miei, di non sapere mai cos'è il fango dell'ingiustizia che ti può essere gettato contro – ha aggiunto la Boschi -. Perché caro signor Di Maio il fango fa schifo come la campagna di Fake news su cui il M5S ha fondato il proprio consenso".