Una lezione coinvolgente alla scoperta dei segreti della cucina trentina. Lo chef Rinaldo Dalsasso è stato protagonista di una serata all’insegna della riscoperta dei sapori tradizionali in un evento organizzato dal Circolo Trentino di Montevideo.
Accompagnato dal giovane Alessandro Colella, la tournée sudamericana del cuoco stellato ha fatto tappa in diverse città dell’Uruguay negli incontri preparati dalle associazioni trentine che hanno fatto parte degli eventi organizzati in occasione della terza settimana della cucina italiana nel mondo. Diversi i piatti proposti durante la serata le cui preparazioni sono state svelate dettagliatamente al pubblico in ogni aspetto prima del tanto atteso assaggio.
Si è partiti con lo strudel di verdure, poi gnocchi con speck e crema di latte, zuppa di gulasch a base di carne di manzo, osei scampadi, pollo alla cacciatore e infine una torta di noci per chiudere l’evento. Molto particolare è il caso degli
, un piatto che letteralmente vuol dire uccelli scampati. Nato dall’ingegno delle donne trentine di un tempo dato che non tutti potevano mangiare gli uccelli, consiste in una fetta di carne di maiale accompagnata da pancetta affumicata e da una foglia di salvia, il tutto viene arrotolato e con uno stecchino cotto al forno.
La semplicità e la digeribilità degli alimenti sono i due pilastri che stanno alla base della cucina di Dalsasso come ha spiegato a Gente d’Italia poco prima dell’inizio della lezione: "Oggi le nuove generazioni stanno perdendo la nostra grande tradizione gastronomica per colpa di una globalizzazione invadente. Riceviamo influenza da oriente e occidente ma molti sembrano dimenticarsi della nostra storia. Credo che sia fortemente utile e necessario la riscoperta della cucina trentina, sostanzialmente povera di origine ma sana e buona. Nella preparazione di ogni piatto la mia filosofia è la semplicità. L’esperienza, inoltre, mi ha portato a concentrami soprattutto sulla ricerca della digeribilità degli alimenti facendo molta attenzione ai soffritti".
"L’accoglienza che abbiamo ricevuto in questi giorni in Uruguay è stata fantastica" ha commentato Alessandro Colella, alla sua prima esperienza del genere all’estero. "Abbiamo lavorato molto ma è stato soddisfacente. Ho imparato più cose qui in una settimana che non negli anni a scuola". Con Alberto Tafner, presidente della Trentini nel mondo che ha partecipato all’iniziativa, abbiamo parlato invece di cucina, tradizione e identità: "È importante avere linguaggi comuni e unificati tra le diverse associazioni trentine sparse per il mondo. Tra questi linguaggi la cucina ricopre naturalmente un ruolo fondamentale. Attraverso il nostro impegno quotidiano cerchiamo di far riscoprire le nostre tradizioni gastronomiche. Ho notato che c’è grande volontà nel mantenere questa cultura".
Un discorso che sembra valere ancora di più per le comunità trentine all’estero che "difendono caparbiamente le loro tradizioni. Questo è un modo per sentirsi ancora più vicini a casa". Solo per citare un esempio, il caso della polenta sembra quello più appropriato: "Una volta era il pane dei poveri dato che la farina di mais era il bene di prima necessità più accessibile. Preparare la polenta ancora oggi rappresenta sacrificio e unione. È un simbolo della nostra terra".
Riferendosi poi alle particolarità del contesto uruguaiano, il presidente della Trentini nel mondo ha elogiato il buon lavoro svolto dai diversi circoli. "L’Uruguay è uno dei paesi dove i trentini hanno più visibilità" ha subito affermato comparando la situazione con le nazioni confinanti dove invece sono presenti oltre una sessantina di circoli: "Ovviamente in Argentina e in Brasile i numeri sono maggiori e ci sono più possibilità però è anche vero che sono più sparpagliati nei paesi. Qui invece ci sono 4 circoli ben uniti tra di loro con il coordinatore Jorge Zas. Insieme, negli ultimi tempi, siamo riusciti a fare tante buone iniziative. Dobbiamo continuare su questa strada".
(Matteo Forciniti)