Caro Mimmo,

il vivido spirito di Monongah, che ieri aleggiava in tante pagine di questo tuo incomparabile giornale, mi spinge a rompere un silenzio che ho a lungo mantenuto in questi ultimi mesi per un insieme di motivi, anche personali. Anche, ma non soprattutto. Ho taciuto, forse con qualche vantaggio per la testata e per i suoi lettori, soprattutto perché, essendo state le vicende politiche italiane il mio principale argomento dal Novembre 2011, già ad Agosto, appena tornato a Roma dopo mesi in Canada, ero, come allora scrivevo, "perplesso, turbato, sconcertato".

E concludevo: "Vengano ancora un megatemporale definitivo e una corposa grandinata capaci di ripulire l’intero paese dalle sue diverse piaghe; forse, dopo, dai loro rifugi riemergeranno alcuni uomini di buona volontà, se ancora ce ne sono, e impediranno alle orde salviniane, pentastellate e d’opposizione - e soprattutto ai loro ineffabili capi - di instaurare un definitivo regime da pessimo terzo o quarto mondo in cui non le banane ma perfino le loro bucce potrebbero diventare preziose. Mi sbaglio? Sinceramente me lo auguro!!! E sarò pronto, felice di scusarmi per questo lamento, cospargendomi il capo con manciate di cenere…".

Scusate l’autocitazione, Amico mio caro ed eventuali Lettori, ma tento di riannodare il filo di una conversazione scritta che ormai dura da quasi 20 anni, quando ero ancora giovane, forte e pieno di speranze. Una conversazione di cui - tra tutte le molteplici esperienze di "puttana", "pennivendolo" etc etc - vado particolarmente fiero grazie alla totale libertà d’espressione e di libera manifestazione del pensiero (che cosa è? si mangia?) sempre garantite su queste pagine, ancor più che nell’ormai stramassacrato articolo 21 della nostra pur nobile Costituzione.

Massacrato in più modi non solo dall’impudente grillino esule di lusso in Guatemala (e da gran parte della livida compagnia gialloverde), ma anche dallo sciagurato e maniacale uso e abuso dei cosiddetti "social media" (o ormai antisocial?) quotidianamente, ostinatamente, oscenamente perseguito perfino a livello di figure presuntamente istituzionali come un vice-presidente del consiglio. Anche – non ci si crede -contro la magistratura impegnata contro una mafia guarda caso extracomunitaria. E rafforzato dai farfugliamenti su una nuova legge dell’editoria…

Perplesso, turbato, sconcertato ad Agosto, e quindi muto, per incapacità di capire e per disgusto quotidiano verso i pensieri, le parole, le opere e le omissioni dell’indefinibile circo politico-mediatico scatenatosi in Italia (ma non solo) in questi ultimi mesi. Un Italia e un mondo - dall’autarchica Washington alla xenofoba Visegràd alla povera Roma - per il quale continuo a cercare una bussola personale che non mi appaia del tutto impazzita, un microscopio capace di trovare almeno un germe buono, un alfabeto non social né politico né mediatico che mi consenta ancora di decodificare la realtà e di scriverne in grande presuntuoso distinguo da quel che 99 volte su 100 mi capita di leggere, ascoltare, vedere.

Un micro presuntuoso pseudoCincinnato? Può darsi… forse anche peggio…se non fosse per la Gente d’Italia e lo spirito di Monongah che mi hanno pungolato cuore e coscienza, portandomi indietro nel tempo. Ricitandomi (e riscusandomi): "Ma che cosa è e che cosa ha Monongah? Perché mai ci si moriva in malo modo e ci si sopravvive ancora oggi in malo modo? Ricordo che visitandola nel 2003 e tentando di fare il mestiere di cronista, parlai con più di un cittadino. Disoccupazione, depressione economica, mancato sviluppo, isolamento furono gli unici argomenti di quelle conversazioni di persone gentili e rassegnate".

Rileggo e non riesco oggi a scacciare dalla mente un’associazione di pensiero molto amara, senz’altro esagerata: con tutto il rispetto dovuto alle vittime del secolo scorso e alle loro famiglie, non è che il fantasma collettivo di Monongah si aggira sempre più per il mondo avvolto in tuniche ora a stelle e strisce ora gialloverdi e altre ancora? (Viaggiando soprattutto nel Mezzogiorno, più volte mi è tornata in mente Monongah e non son riuscito proprio a capire chi lì ha votato Lega)

E allora, perdonatemi direttore e lettori, ululo di nuovo ancora con le parole di ieri: "Un ululato di indignazione per un mondo che, nonostante le molte e diverse Monongah di ogni tipo, sembra non aver imparato a vivere difendendo la vita e la dignità della persona. Nemmeno nel paese che ha tentato di porsi, almeno in alcuni momenti passati della sua storia, come faro di benessere, libertà e giustizia. Mentre nascondeva le sue Monongah. Un ululato per ricordare a tutti che continuando a produrre e nascondere Monongah su Monongah si finisce solo col creare un mondo sempre più invivibile. Trasformando in "ultimi" anche quelli che fino a qualche anno fa non lo erano. Un ululato, in realtà, per la speranza di un mondo migliore".

E qui, caro Direttore, cari eventuali Lettori, con questo goccio di generica speranza, potrei e forse dovrei concludere, senza infilarmi nel nero tunnel delle oscure vicende politiche italiane, continuando a trattenere il relativo turpiloquio che quelle vicende mi hanno per mesi quotidianamente suggerito e senza calarmi nello strazio quotidiano delle paradossali, penose e inqualificabili contraddizioni di un governo bifronte e finora efficiente soltanto su qualche rara e finta questione marginale, ben lontano dalle mirabolanti promesse di una squallida campagna elettorale cominciata per lo meno l’anno scorso e destinata forse a continuare fino alle elezioni europee del Maggio prossimo.

Ma la tentazione di cominciare a sporcarmi di nuovo le mani con la polvere soffocante del triste palcoscenico politico quotidiano mi spinge a buttar lì una minuscola esile speranza legata alla cronaca: la rinuncia dell’ex-ministro Minniti a candidarsi alla segreteria del PD contribuirà al successo del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, già segretario nazionale della Sinistra giovanile e deputato del Parlamento europeo? Le sue note capacità di mediazione, la sua lunga esperienza di amministratore senza paraocchi e senza chiusure pregiudiziali potrebbero depurare il partito dal renzismo peggiore e aprire al dialogo con qualsiasi forza disposta ad opporsi al pessimo, perfido, volgare e autoritario sovranismo d’accatto a quanto pare montante in Italia e in alcuni angoli dell’Europa peggiore, sostenuto da quello d’oltreoceano, dalla disperazione di molti e dalla cecità di troppi. Non dirmi, direttore caro, che sto ancora esagerando…lasciamo questo piccolo, modesto ululato di speranza…

Grazie, tuo, vostro fedele Lupo Monongah.

(PIETRO MARIANO BENNI)