Il Papiro di Artemidoro, a lungo considerato un documento storico di inestimabile valore, è un falso. Lo hanno stabilito gli studi raccolti nell'inchiesta avviata dalla procura di Torino nei confronti di Serop Simonian, mercante d'arte di origine armena che nel 2004 riuscì a vendere il reperto, per un corrispettivo di 2 milioni e 750 mila euro, alla Fondazione per l'Arte della Compagnia San Paolo. Una truffa, per i magistrati torinesi, che resterà però impunita: il procedimento è stato infatti archiviato per intervenuta prescrizione.
L'INDAGINE PARTITA DA UN ESPOSTO
L'indagine era scattata nell'ottobre 2013 da un esposto del professor Luigi Canfora, benché già da tempo circolasse più di un dubbio sull'autenticità del reperto attribuito al geografo antico Artemidoro di Efeso e fatto risalire alla fine del I secolo a.c. Destinato al Museo Egizio di Torino in comodato gratuito, proprio a causa del grave sospetto che si trattasse di un falso, è stato tenuto a lungo "in cantina".
I SOSPETTI CHE POTESSE ESSERE FALSO
Quando nel 2012 è stato preso in carico dal Museo di Antichità Torinese, venne esposto ma con l'avviso che poteva essere un falso. Di recente il Mibact ha disposto il trasferimento del Papiro per sottoporlo alle analisi dell'Istituto centrale per il restauro e la conservazione patrimonio archivistico e librario. Lo studio è ancora in corso ma le "evidenze preliminari sembrano sopportare la tesi del falso più di quella dell'autenticità". In questo contesto per la procura di TORINO, che cita anche numerosi altri riscontri, è "abbondantemente provata la certezza del falso". Tutti i documenti sono stati trasmessi alla Compagnia di San Paolo per ogni eventuale azione a propria tutela