Questa è la cronaca di un fallimento, di un’opportunità persa, di una riscossa mai sbocciata. Volge al termine il 2018 nell’Uruguay festivo che si prepara ad entrare nel lungo letargo della stagione estiva. Che anno è stato questo per gli italiani del Paisito? A livello istituzionale decisamente negativo dato che restano ancora sotto gli occhi di tutti i tantissimi problemi irrisolti.
Ma andiamo per ordine ricapitolando i momenti più importanti degli ultimi 12 mesi. Il 2018 comincia con la disastrosa organizzazione delle elezioni politiche. Per l’Uruguay si presentano in cinque ma nessuno raggiunge l’obiettivo di arrivare ad essere eletto. Il voto punisce il Partito Democratico e premia il Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero) che trionfa con una candidata pressoché sconosciuta all’interno della comunità italiana, Maria del Rosario Lamorte.
Queste elezioni vengono ricordate non tanto per il risultato finale bensì per il clamoroso flop che ha portato una nazione con uno storico alto tasso di partecipazione al voto a veder diminuire pesantemente i suoi numeri con un misero 23% di affluenza. È un disastro plateale. I rappresentanti della collettività italiana chiamano in causa l’ambasciatore Gianni Piccato ma -secondo lui- "tutto ha funzionato alla perfezione". L’inefficienza italiana di questo 2018 si misura anche dal lavoro dell’organismo di rappresentanza dei cittadini, il Comites, il Comitato degli Italiani all’Estero, praticamente assente in quasi tutti questo periodo. Lacerato da duri scontri interni, il Comites guidato da Alessandro Maggi non è riuscito a fare nulla di quanto si era prefissato perché troppo debole e troppo diviso al suo interno: l’esecutivo viene tenuto in vita dai due gruppi guidati da Filomena Narducci e Renato Palermo, quest’ultimo anche consigliere uruguaiano all’interno del Cgie. Paradossale è invece la situazione del terzo gruppo presente all’interno del comitato, quello guidato da Aldo Lamorte, che ha praticamente rinunciato a esercitare il suo incarico una volta spodestato dal potere e ne sta boicottando il funzionamento.
Lo specchio del Comites è la Casa degli Italiani, bella ma poco sfruttata, un potenziale inespresso che lascia l’amaro in bocca. "Riapriremo il Consolato di Montevideo": la frase a effetto dell’anno è quella del sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo che annuncia trionfalmente la bella notizia in cerca di applausi facili pur senza specificare bene il come. Affitto di un locale oppure costruzione di una nuova sede all’interno della vasta sede dell’Ambasciata?
Da allora, dagli slogan a tutta voce amplificati dai megafoni del ministero, nulla, il vuoto...... Come pure la vendita di una parte del terreno dove sorge l'ambasciata che il ministero degli esteri reclama da anni ma che non viene portato avanti: perché??? I maligni sussurrano perché esiste anche un campo da tennis e una piscina... Intanto la questione dei servizi consolari resta problematica nonostante l’incremento delle pratiche del passaporto. Il prenota on line per gli appuntamenti continua a far imbufalire i cittadini e gli affari degli intermediari vanno sempre a gonfie vele: basta pagare tra i 50 e i 130 dollari per procurarsi un appuntamento.
Lucrare sui diritti degli italiani è una pratica ormai consolidata in Uruguay. Lo abbiamo denunciato la prima volta nel 2017, lo abbiamo riconfermato quest’anno: cosa è cambiato? Sono questi i servizi degni di una potenza mondiale come l’Italia? In Uruguay abbondano le cittadinanze, le richieste per il passaporto, dunque si suppone che possa crescere anche l’interesse per cultura in una nazione dove si può scovare un pezzettino di Italia praticamente ovunque? Niente affatto se si pensa che in questo 2018 viene certificato il fallimento (avvenuto in precedenza) di una gloriosa istituzione come la Dante Alighieri: dopo quasi un anno di tentativi falliti, nel mese di giugno l’ultimo presidente della Dante Piero Ortolani racconta la sua versione dei fatti di fronte al Comites scaricando le responsabilità gestionali nei confronti dell’ultima direttrice Claudia Morettini a sua volta in causa con la Dante. Come è potuto accadere che l’ennesima istituzione italiana andasse in rovina? Tantissimi gli interrogativi e un’unica amarissima certezza: la storica sede della Dante -un grande appartamento all’interno del Palacio Lapido nel centro di Montevideo- è stato venduto per soli 145mila dollari.
Una barzelletta per i prezzi del mercato immobiliare della città. Che fine hanno fatto i soldi??? L’italiano nelle scuole sopravvive con i corsi organizzati dal Casiu (Centro Assistenza Scolastica Italia Uruguay): una trentina gli istituti pubblici coinvolti in tutto il paese ma con un’irrisoria ora e mezza di lezioni a settimana. Davvero basta così poco per parlare italiano oggi in Uruguay?
A Santa Lucía, nella zona di Canelones, si arriva addirittura all’umiliazione della lingua: la locale Società Italiana si accorda con l’istituto Anglo per ottenere sconti e promozioni nei corsi d’inglese. A sopravvivere ci sono anche le associazioni che si danno da fare e portano avanti in solitudine quel poco di Italia che resta anche se viaggiano sempre a un ritmo troppo lento: la mancanza del ricambio generazionale è il problema comune a tutti senza dimenticare la nuova emigrazione che esiste ed è presente anche se colpevolmente ignorata e non rappresentata.
Ma se a Montevideo la situazione è difficile, nell’interno va ancora peggio. Il grido d’allarme inascoltato si ripete ciclicamente senza risposte: "Siamo abbandonati dalle istituzioni". Il 2018 si chiude in bellezza con l’assenza alla Fiesta de las migraciones del Mumi, il Museo de las Migraciones, con migliaia di visitatori. Si legge l’elenco dei partecipanti e tutti si chiedono increduli: e l’Italia dov’è? Com’è possibile la sua assenza? È la certificazione del fallimento. Tutto negativo dunque? No, perché gli esempi da imitare sono tanti. La voglia d’Italia in Uruguay è fortissima come sempre, la buona volontà e l’impegno di molte persone è intatta nonostante il contesto desolante e gli scarsi appoggi istituzionali. Lo ha dimostrato la "Feria delle collettività" organizzata dal Municipio CH di Montevideo al Parque Batlle, l’immagine più bella di questo 2018 con l’Italia grande protagonista. Si è capito, per l’ennesima volta, una cosa semplice e banale: solo aprendosi alla società l’Italia potrà uscire da quella bolla oscurantista che l’affligge ormai da troppi anni.
(Matteo Forciniti)