Esodo e contratto di solidarietà per 400 giornalisti del sistema “Repubblica” tra edizione cartacea, online, inclusi tutti i supplementi e gli INSERT IGNOREi del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, Carlo De Benedetti e Carlo Caracciolo. Uno tsunami concluso con una tormentata trattativa tra il direttore Mario Calabresi, il vice Giuseppe Smorto che ha la delega ai rapporti sindacali e, per l’azienda, l’amministratore delegato Laura Gioli, il direttore generale Corrado Corradi e quello del personale Roberto Moro.
Sottoposta alla votazione dei redattori l’intesa durata tre mesi ha ottenuto il parere favorevole di 221 giornalisti, i no sono stati 133, 11 le schede bianche e 3 nulle. Un “piano di risparmi” secondo l’azienda. Un “massacro” redazionale e qualitativo per il mondo del giornalismo e per quanti hanno ritenuto in questi anni “la nave” di Barbapapà, la portabandiera di un certo modo di fare informazione, impegnata e d’avanguardia.
Contemporaneamente altra tegola all’Ansa, una delle prime sei agenzie di stampa del mondo ed erede dalla gloriosa Stefani. L’azienda dopo il taglio di 10 giornalisti, in gran parte prepensionati, ha presentato la richiesta di altri 27 esuberi che si aggiungono a 5 mesi di cassa integrazione al 50 per cento.
Due duri colpi all’editoria e all’istituto di previdenza (Inpgi) che perde altri attivi e incrementa la quota dei pensionati. A settembre, il comitato di redazione di “Repubblica” è stato chiamato dai vertici aziendali per spiegare la difficile situazione che stava attraversando il gruppo, annunciando il taglio dei costi giornalistici per un importo di almeno 15 milioni.
Una trattativa partita in salita dopo che il cdr composto da Marco Patucci, Giovanna Vitale e Carmine Saviano per la sede centrale, Dario Del Porto e Marco Contini per quelle locali aveva sottoscritto a marzo 2018 un accordo per il taglio di alcune voci variabili degli “integrativi”.
Negli ultimi 9 anni a Repubblica sono stati dichiarati due stati di crisi con pensionamenti e due interventi sui costi. Si è arrivati, con questi ultimi ridimensionamenti, a mettere in sicurezza il giornale? Ci sono molti dubbi, anche perché la distanza delle vendite con il primo giornale italiano, il “Corriere della sera”, si è allargata e gli “INSERT IGNOREi” non vanno più bene, anche perché sono troppi durante la settimana, con un notevole dispendio di carta e di impegni redazionali.
Il nuovo accordo dovrebbe valere per due anni, facendo scattare subito un piano di incentivi all’uscita volontaria con una indennità per ognuna di tre annualità e mezzo, destinata a ridursi semestralmente da marzo.
Per gli over 55 anni è stato stabilito in più un bonus pari a un anno di contributi al minimo tabellare (10mila 800 euro). Da marzo parte anche la solidarietà con una riduzione dell’orario tra il 14 e il 16 per cento, fino a raggiungere 74 unità. L’intesa prevede altre forme di welfare, il taglio delle collaborazioni e un intervento sulle retribuzioni dei manager.
Per l’Ansa e l’Askanews le decisioni aziendali sono un duro colpo sull’organico al termine del piano di crisi che aveva consentito il raggiungimento dell’equilibrio di bilancio. Anni di sacrifici hanno decimato il corpo redazionale nonostante in agosto il Cda abbia firmato con la presidenza del Consiglio un contratto triennale. L’azienda, secondo la Fnsi, viene meno agli impegni assunti in sede di firma del piano di ristrutturazione.