L’industria vitivinicola dell’Uruguay sta registrando una grande crescita negli ultimi anni. L’ultimo dato, diffuso recentemente da José María Lez, presidente del Instituto Nacional de Vitivinicultora (Inavi), parla di un 2018 all’insegna del record per quanto riguarda le esportazioni con 6 milioni e mezzo di bottiglie di vino vendute nel mondo per un mercato che supera i 21 milioni di dollari. Si tratta delle cifre più alte in oltre un decennio di analisi per un settore che è stato fortemente influenzato dall’emigrazione italiana.
In base ai numeri forniti da Inavi, la tendenza positiva nell’esportazione dei vini è iniziata dal 2016 e da allora è considerevolmente cresciuta fino ad arrivare ai 4.169.785 di litri venduti nel 2018. Facendo un paragone con il passato, basta pensare solo che tra il 2011 e il 2015 le esportazioni si fermavano intorno ai 2,2 milioni di litri venduti.
Come hanno spiegato i responsabili, uno dei fattori più importanti di questo successo è dovuto all’aumento dei prezzi, specialmente nei vini di qualità, che sono stati quelli maggiormente beneficiati da questa tendenza. Negli ultimi due anni il prezzo del vino uruguaiano è praticamente schizzato alle stelle arrivando a raddoppiare il proprio valore.
Un altro fattore che ha inciso fortemente sui dati del 2018 è l’incremento della vendita del vino sfuso dato che i numeri dei vini in bottiglia sono rimasti praticamente uguali al 2017.
Pur sottolineando l’estrema volatilità del mercato internazionale del vino che dipende da diversi fattori, José María Lez ha avvertito sulla necessità per l’Uruguay di “continuare ad aumentare le vendite” tanto nei nuovi mercati come in quelli dove è già presente per evitare che ci sia una sovrapproduzione nell’ambito locale. Altra prerogativa indispensabile sarà quella di “migliorare il prezzo”.
Nell’illustrare i dati sull’aumento del prezzo, Lez ha paragonato la situazione con la potente industria della carne: “Recentemente l’Instituto Nacional de Carnes (Inac) ha accolto con grande soddisfazione la crescita del 2% del prezzo della carne a livello internazionale. Con i vini in bottiglia noi invece abbiamo avuto un aumento di quasi il 14% rispetto al 2017. È un dato che bisogna chiaramente celebrare anche se siamo coscienti che bisognerà continuare a lavorare”. “Dobbiamo continuare a scommettere su questo modello di esportazione” -ha proseguito Lez- “dando priorità alla commercializzazione dei vini di qualità e cercare di stabilizzare l’offerta a livello interno”.
Tra i principali compratori del vino uruguaiano ci sono Brasile, Stati Uniti e Messico. È stato sottolineato, in particolare, il consolidamento del mercato scandinavo verso Norvegia, Svezia e Danimarca trascinati dalla grande richiesta del tannat, il vitigno maggiormente prodotto di origine basca e che è diventato un vero e proprio simbolo del vino uruguaiano.
Con l’obiettivo di contribuire alla crescita del posizionamento internazionale del paese, pochi mesi fa Uruguay XXI e Inavi hanno lanciato il marchio settoriale “Uruguay Wines”, un certificato di qualità che si inserisce all’interno della campagna promozionale “Uruguay Natural”.
di Matteo Forciniti