"Dio di misericordia, tu non desideri la morte del peccatore, ma che si converta a te e viva. Confidiamo nel tuo amore e nella tua bontà e, ti chiediamo: donaci il coraggio di dire la verità e la sapienza per riconoscere dove abbiamo peccato e abbiamo bisogno di misericordia, riempici di pentimento sincero e donaci il perdono e la pace".

Sono le parole con cui Papa Francesco ha introdotto la liturgia penitenziale che rappresenta uno dei momenti conclusivi del summit con i vescovi di tutto il mondo in Vaticano sugli abusi sessuali sui minori nella Chiesa. Un vero e proprio mea cupa, quello dei membri del clero.

Bergoglio invita tutti all'esame di coscienza: “Per tre giorni ci siamo parlati e abbiamo ascoltato le voci di vittime sopravvissute a crimini che minori e giovani hanno sofferto nella nostra Chiesa. Ci siamo chiesti l'un l'altro: 'come possiamo agire responsabilmente, quali passi dobbiamo ora intraprendere?' Per poter entrare nel futuro con rinnovato coraggio, dobbiamo dire, come il figlio prodigo: 'Padre, ho peccato'. Abbiamo bisogno di esaminare dove si rendono necessarie azioni concrete per le Chiese locali, per i membri delle Conferenze Episcopali, per noi stessi. Ciò richiede di guardare sinceramente alle situazioni creatasi nei nostri Paesi e alle nostre stesse azioni”.

IL MEA CULPA:

"Confessiamo che vescovi, presbiteri, diaconi e religiosi nella Chiesa hanno commesso violenze nei confronti di minori e di giovani e che non siamo riusciti a proteggere coloro che avevano maggiormente bisogno della nostra cura. Confessiamo che abbiamo protetto dei colpevoli e abbiamo ridotto al silenzio chi ha subito del male. Confessiamo che non abbiamo riconosciuto la sofferenza di molte vittime e non abbiamo offerto aiuto quand'era necessario. Confessiamo che spesso noi vescovi non siamo stati all'altezza delle nostre responsabilità".