Prosegue il lavoro per il decollo della nuova Alitalia con l'obiettivo di stringere con i potenziali partner industriali, Delta ed EasyJet, e per definire l'assetto futuro della governance con i potenziali soci pubblici. Un'operazione che vede impegnati tutti gli attori in campo. Le Ferrovie vanno avanti nella trattativa con la compagnia statunitense e con il vettore low cost britannico per poter avviare una trattativa in esclusiva. A dare il disco verde al negoziato finale dovrà essere il consiglio di amministrazione delle Fs. Non è escluso, secondo quanto spiegano fonti vicine al dossier, che una riunione possa essere convocata per la prossima settimana. Ma il condizionale è rigorosamente d'obbligo.
Bisogna, infatti, vedere se la fase negoziale in corso è in grado di porre le condizioni necessarie e sufficienti per poter procedere allo step successivo. Da parte del tandem Delta-EasyJet sembrerebbe confermata la volontà di andare avanti. Le due compagnie dovrebbero entrare nella newco con una quota che dovrebbe attestarsi al 20% per il colosso americano mentre per il vettore inglese la partecipazione sarebbe fino al 15%. Cruciale poi sarà il disegno industriale che dovrà impostare la nuova rotta di Alitalia in termini di network, flotta (si parla di una flotta di 100 aeromobili rispetto agli attuali 118) e dipendenti. La nuova deadline per la predisposizione del nuovo piano industriale sarebbe quella del 31 marzo, come hanno riferito i sindacati dopo l'incontro che hanno avuto con il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. Ma, alla luce dei precedenti, queste scadenze sono, in realtà, sempre passibili di slittamenti. Il rebus da risolvere è ora quello della compagine dei nuovi azionisti pubblici. Le Ferrovie sono scese in campo da mesi e, come hanno sempre detto, a valle dell'operazione, nella quale ora rivestono una funzione di polo aggregante, intendono detenere una quota di minoranza non superiore al 30%.
E' questo, infatti, uno dei paletti che definisce il perimetro dell'azione del gruppo guidato da Gianfranco Battisti, insieme a quello di un accordo con un partner industriale e l'impegno sul proprio core business a cominciare dalla priorità del rilancio del trasporto ferroviario regionale. Quello che, dunque, si attende ora è che siano gli altri soggetti pubblici a mettere sul tavolo le proprie carte. Sempre nel corso dell'incontro al Mise, quella che si era delineata era un'Alitalia di nuovo nell'orbita pubblica con il Tesoro e le Ferrovie anche sopra la soglia del 50%. Negli ultimi giorni, Di Maio ha parlato di una quota del Mef intorno al 15%. Per il titolare del dicastero di Via XX Settembre, quella in Alitalia deve essere un'operazione di mercato. In questo scenario, la quota complessiva Mef-Fs si aggirerebbe intorno al 45%. Tenendo conto delle partecipazioni di Delta ed EasyJet complessivamente intorno al 35%, mancherebbe all'appello la copertura di una quota intorno al 20%.
I riflettori sono puntati su Poste mentre Leonardo si tiene ben a distanza. L'ad del gruppo dell'aerospazio e difesa, Alessandro Profumo, ha dichiarato e poi ribadito di non capirne il senso. Intanto, l'allerta dei sindacati rimane sempre alta. Nei giorni scorsi la compagnia ha richiesto una proroga della cassa integrazione straordinaria dal 24 marzo al 23 settembre prossimo visto che l'ultima tornata scade il 23 marzo. Nella proposta aziendale la cassa integrazione riguarda una platea di 1010 lavoratori di cui 90 comandanti, 70 assistenti di volo e 850 addetti di terra. Per discutere della procedura, il ministero del Lavoro ha convocato azienda e sindacati il 6 marzo prossimo alle ore 11.