di MARGARETH PORPIGLIA
E’ il peggiore incubo che possa avverarsi. Quella eventualita’ che sembrava impossibile, ma che, silenziosamente, si sta trasformando in realta’.Brexodus Sembra impossibile poiche’, dopo essersi trasferiti con successo dall’Italia verso l’Inghilterra, pare assurda per molti connazionali l’ipotesi di lasciare il paese che li ha accolti e dove hanno trovato lavoro. Ma per molti, appunto questa resta l’unica alternativa all’incertezza della Brexit. Per parecchi dei circa seicentomila italiani residenti in Gran Bretagna, infatti, la prospettiva di un’uscita concordata di Londra dal Europa non offre molti motivi di sollievo. C’è infatti, la sensazione di essere in un limbo, preoccupati per il proprio futuro e abbandonati da un Paese che consideravano casa.
E in molti comincia a prendere corpo appunto un’idea nuova, quella del “Brexodus”, ovvero lasciare il Paese che magari per decenni li ha ospitati e in cui sono integrati perfettamente. Per non dover rivivere l’incubo di cambiare e trasferirsi in un nuovo paese.
«Siamo molto arrabbiati e dispiaciuti, anche perché tutto questo è successo sopra le nostre teste. Non abbiamo potuto votare al referendum del 2016», dice Andrea Moro in Gran Bretagna da undici anni, docente di finanza all’università di Cranfield, nord di Londra. In estate si trasferirà in Svezia con la famiglia, per evitare di trovarsi disoccupato a seguito dello stop dei finanziamenti europei alla sua università. Università e sistema sanitario infat- ti sono due dei settori che beneficiano più di tutti del rapporto del Regno Unito con la Ue non solo da un punto di vista finanziario ma anche come forza-lavoro. L’effetto della Brexit sul sistema sanitario nazionale si sta già sentendo, giura Caterina Cattel, medico primario che sei anni fa ha lasciato Roma per lavorare all’ospedale di Nottingham, tant’è che molti infermieri europei e italiani se ne sono già andati. In caso di “no deal”, poi, la possibile scarsità di farmaci renderà il lavoro più difficile. Per quanto speri che il governo decida di revocare Brexit, Cattel ha preso la sua decisione in caso di no deal: “Se questo è un paese che va incontro alla morte non vedo il motivo di starci”.
«Il Brexodus non è una bufala, ci sono già tanti italiani che se sono andati», dice Dimitri Scarlato, rappresentante di The Three Million, la più grande organizzazione che si batte per i diritti dei circa tre milioni di cittadini europei nel Regno Unito.
Deal o no deal, gli europei che intendono rimanere in Gran Bretagna dopo il 29 marzo dovranno provare il proprio stato di legalità richiedendo il “settled status” se sono già nel paese da cinque anni, o il “pre-settled status” se sono lì da meno. E per quanto Londra continui a rassicurare che non ci saranno problemi, molti sono preoccupati. Preoccupati del fatto che il settled status non è un diritto acquisito in automatico, e che il pre-settled status non consente di rimanere nel paese indefinitamente ma solo per cinque anni.
«Il Settled Status è una domanda, non una registrazione, quindi non automatica», spiega Elena Remigi, autrice di due libri chiamati In Limbo che raccolgono le testimonianze degli europei e dei britannici impattati dalla Brexit.
Gli italiani che invece potranno rimanere nel paese senza condizioni, oltre a chi ha già la cittadinanza, sono quelli che arrivarono con permessi di soggiorno speciali nel dopoguerra per lavorare nelle fabbriche britanniche. Senza condizioni, sì, ma non senza burocrazia. E molti di questi cittadini, perlopiù anziani, faticano a trovare i documenti relativi al loro arrivo che pensavano di non dover mai più mostrare, o semplicemente non si capacitano di doverlo fare. Molte di queste persone non capiscono perché devono fare domanda, o non hanno nessuno che li aiuti.
E se il Regno Unito è stato la terra de sogni per gli italiani ben oltre gli anni Sessanta, chi il “Brexodus” l’ha già fatto pensa anche a quel sogno europeo che non potrà più vivere oltremanica. «Per me trasferirmi da un paese all’altro all’interno dell’Unione Europea è sempre stato come trasferirmi in un altra citta italiana. Considero l’Europa la mia casa», af- ferma Marco Ravolo, ingegnere che ha appena lasciato Londra per Monaco. Anche lui come tanti italiani ha deciso di lasciare la Gran Bretagna per la Germania. Tanto per non incorrere in problemi piu grandi. Moltissime le storie che si assomigliano, quella di Andrea Cattaneo, ingegnere meccanico alla Rolls Roys, sposato con un avvocatessa italiana che lavora pure lei in inghilterra. “L’incertezza di mettere radici in un paese in questo momento instabile e’ qualcosa a cui non avevo mai pensato. Ho lasciato Napoli convinto di avere trovato una nuova casa... e invece oggi mi ritrovo con il terrore di dover lasciare il paese tra qualche anno”.