La netta vittoria di Nicola Zingaretti, da ieri nuovo segretario del Partito democratico, ha una valenza importante soprattutto per la grande partecipazione del popolo della sinistra che è tornato ai gazebo con tanta voglia di “cambiamento”.
I tre candidati, alla vigilia, si erano augurati “l’interessamento” di un milione di persone, invece i dati parlano di circa un milione e ottocentomila votanti. Insomma, potrebbe essere una svolta per un Pd da tempo in coma e che negli anni ha praticamente regalato l’Italia all’esecutivo gialloverde, quella Lega e soprattutto quel MoVimento 5 Stelle che però non stanno per niente convincendo.
A promesse, nessuno batte il governo di Salvini e Di Maio, ma alla prova dei fatti probabilmente il popolo italiano si sta accorgendo che poco o nulla funziona oggi in Italia. E mai funzionerà. Non per niente, il movimento grillino versa in uno stato di agonia
profonda e anche i dati delle ultime regionali in Sardegna vedono un Pd in risalita proprio ai danni dei discepoli di Beppe Grillo.
E la massiccia partecipazione di ieri alle primarie ne è la conferma. Anche la manifestazione organizzata sabato a Milano contro il razzismo (in pratica contro il governo) ha visto la presenza in piazza di più di 200mila persone. Numeri importanti che infatti hanno dato fastidio al comico di Genova, Grillo. Insomma, il Pd non è morto.
Ma forse, più che per propri meriti, per i demeriti appunto dell’attuale esecutivo, assolutamente incapace di governare l’Italia, dove i due leader non si trovano d’accordo su nulla. Zingaretti adesso deve puntare sull’onda lunga dell’entusiasmo che lo attornierà nel prossimo futuro. Importante, evitare tutti quei litigi che negli ultimi
anni hanno contraddistinto la galassia del Nazareno. A oggi, da Renzi alla Boschi, sono tutti contenti. Vedremo a breve…
STEFANO GHIONNI