Le rapide trasformazioni che sta vivendo l’Uruguay e in particolare la sua capitale Montevideo stanno portando a ridiscutere il concetto di costruzione degli spazi pubblici nell’ambito dello sviluppo urbano. Tali riflessioni sono state affrontate durante la rassegna "Diálogos Urbanos” della Intendencia capitolina che nelle giornate di martedì e mercoledì ha affrontato questi temi con la presenza di diversi relatori internazionali a cui hanno preso parte anche due autori italiani: Giuseppe Micciarelli e Gaia Redaelli.
L'INTERVISTA:
Il primo è un filosofo del diritto dell’Università di Salerno, la seconda un architetto che vive tra l’Italia e la Spagna. Entrambi hanno raccontato e condiviso le loro esperienze. Micciarelli è noto per essere uno dei teorici della normativa che ha regolarizzato la situazione dell’Asilo Filangieri di Napoli, uno spazio autogestito dai cittadini di proprietà del Comune partenopeo. Per poter gestire questo posto, che è diventato un modello di recupero studiato in tutto il mondo, è stato inventato un nuovo istituto giuridico: quello di bene comune ad uso civico collettivo urbano.
"Siamo qui per confrontarci partendo tutti da un presupposto: il potere di auto-organizzazione dei cittadini che riscattano gli immobili abbandonati è un bene prezioso da sostenere” ha spiegato Micciarelli a Gente d’Italia al termine della sua conferenza dove ha analizzato i concetti di pubblico, privato e comunità. In base alla sua attività di mediazione presso le amministrazioni locali, queste azioni sono possibili anche grazie all’esistenza di strumenti normativi -e da qui l’uso creativo della legge- che intervengono per regolarizzare questi casi. È successo così proprio a Napoli con l’approvazione di un regolamento da parte della giunta comunale che stabilisce come deve essere usato l’immobile.
Architetto dell’Università di Milano e promotrice del progetto "La ciudad amable” della giunta dell’Andalusia, Gaia Redaelli ha avvertito invece sui rischi che attraversano le città durante i processi di trasformazione. Sono due le principali preoccupazioni, la "gentrificazione” e la "turistificazione”; due fenomeni, questi,che rispondono a una "strategia urbana globale”. Nel primo caso abbiamo "l’espulsione dei settori sociali più poveri che vengono sostituiti da altri settori più ricchi che accompagnano nuovi investimenti”. Nel secondo caso "il turismo massivo è seguito dai fondi speculativi” e tutto questo "crea scompensi nell’accesso all’abitazione sia per quanto riguarda l’affitto o la vendita”. In entrambi i casi il pericolo è chiaro: quello di "cambiare totalmente la fisionomia di un luogo perdendo il patrimonio intangibile” in nome delle attività economiche.
È per questi motivi, sostiene l’architetto, che "occorrono misure compensative da parte delle amministrazioni locali. Serve un progetto a lungo termine per difendere lo spazio pubblico”. Questo discorso ha molto a che vedere con le trasformazioni che vive oggi l’Uruguay: "A differenza dell’Italia che è abituata al turismo, un paese come questa che sta vivendo un boom deve stare attento. La Ciudad Vieja di Montevideo, con un sacco di immobili in disuso è un campanello d’allarme. Il rischio è che in Uruguay possa avvenire quanto accaduto in Spagna con il boom economico, la speculazione edilizia e i problemi relativi all’abitazione”.
Matteo Forciniti