Si è detto preoccupato per quanto sta accadendo in Libia e, nella sua informativa alla Camera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiesto all'Europa un'unità d’intenti, affinché tutto torni alla normalità. Anche per evitare una crisi umanitaria in termini di vittime e una nuova ondata migratoria che vedrebbe di certo l’Italia protagonista. "Urge lavorare innanzitutto in direzione di un cessate il fuoco e di un'immediata interruzione della spirale di contrapposizione militare, preservando l'integrità di Tripoli e la distensione sul resto del territorio. Si tratta di una strada obbligata per ridare spazio al dialogo politico e ricostruire un minimo di fiducia tra le parti, ai fini di un processo credibile e sostenibile", le parole del premier.
Come noto, sulla scia dell'operazione nel Sud del Paese da parte del proclamato esercito di Liberazione Nazionale del generale Haftar, dalla serata del 3 aprile forze del generale hanno avviato manovre di avvicinamento alla capitale. Il 6 aprile il presidente del governo di Accordo Nazionale Serraj ha inviato un messaggio televisivo alla nazione nel quale ha espresso sorpresa per l'aggressione nel corso delle trattative in vista della Conferenza Nazionale e assicurato una ferma risposta al colpo di Stato. "Le informazioni che giungono dal terreno - le parole di Conte - che risentono di un contesto oggettivamente complesso e soggetto anche a evidenti tentativi di disinformazione e propaganda, descrivono un quadro di situazione estremamente fragile e fluido".
Nel complesso, si registra al momento un certo equilibrio nei rapporti di forza e alterne vicende sul piano militare, in un quadro tuttavia di crescente intensità e violenza, con l'utilizzo di raid aerei e l'afflusso su entrambi i lati di armamento pesante. La stessa Missione ONU (UNSMIL) ha rilevato con allarme un probabile aggravamento della crisi nelle prossime ore/giorni, in corrispondenza con l'atteso massimo sforzo di Haftar per entrare a Tripoli. Conte ha aggiunto che "il succedersi degli scontri e l'aumento del numero di morti - stimati ormai in alcune centinaia - e di feriti, ma anche degli sfollati, segnalano un concreto rischio di crisi umanitaria che va scongiurato rapidamente. L'emergenza umanitaria, con conseguenze anche sui flussi migratori, così come il riaffacciarsi dello spettro dell'insorgenza terroristica dimostrato dal recente attentato perpetrato da Daesh a Fuqaha, nella Libia centrale, impongono determinazione e rapidità di azione".
Nel mirino del governo gialloverde, ci sono finiti i cugini d’Oltralpe. La Francia ha bloccato mercoledì una dichiarazione dell'Unione Europea che chiedeva al generale Haftar di fermare l'offensiva militare in Libia. Una decisione che non è piaciuta a Matteo Salvini: "Se ci fossero interessi economici dietro al caos in Libia, se la Francia avesse bloccato un'iniziativa europea per portare la pace, se fosse vero, non starò a guardare. Anche perché le conseguenze le pagherebbero gli italiani". "Se qualcuno per business gioca a fare la guerra, con me ha trovato il ministro sbagliato", ha tuonato.