L'imprenditore italiano Sergio Favalli, rapito in Nigeria il 30 marzo, è stato liberato due giorni fa. La Procura di Roma lo ascolterà appena rientrerà in Italia. Sul sequestro il pm Sergio Colaiocco ha aperto un fascicolo d'indagine per sequestro di persona con finalità di terrorismo.
Favalli, originario di Moretta, nel Cuneese, era stato prelevato il 30 marzo mentre andava in auto da Abuja a Kaduna dove risiedeva da molti anni. Nelle indagini che hanno portato alla liberazione la Procura di Roma aveva delegato i carabinieri del Ros. Nella stessa area è stato sequestrato in passato Don Maurizio Pallù in seguito anche lui liberato.
Dal missionario gesuita Paolo Dall'Oglio alla giovane cooperante milanese Silvia Romano; dall'architetto Luca Tacchetto, scomparso in Burkina Faso insieme a un'amica, ai tre parenti napoletani di cui non si è più saputo nulla in Messico. Sono ancora sette gli italiani dei quali si sono perse le tracce in varie parti del mondo, dal Medio Oriente all'Africa, all'America Centrale.
La recente liberazione dopo tre lunghi anni di prigionia di Sergio Zanotti, il 59enne lombardo rapito in Siria nel 2016, aiuta a mantenere vivo l'ottimismo di famiglie e inquirenti sulla sorte dei connazionali rapiti o scomparsi. Sono trascorsi quasi sei anni dal rapimento di Dall'Oglio, per il quale recentemente si sono riaccese le speranze in occasione della ritirata delle ultime forze dell'Isis intenzionate, forse, a servirsene per un possibile scambio o come salvacondotto.
Nel caso di Silvia Romano, invece, le autorità italiane hanno chiesto collaborazione agli inquirenti del Kenya, dove è stata rapita e anche il premier Giuseppe Conte ha fatto riferimento al delicato lavoro della diplomazia. Spesso, come anche nel caso di Luca Tacchetto, le indagini e gli interventi sono resi più difficoltosi dallo sconfinamento dei rapitori in più Paesi.
Paolo Dall'Oglio è forse l'italiano scomparso “più famoso”. Il 64enne gesuita romano, con un'esperienza trentennale in Siria per il dialogo tra cristiani e musulmani, scompare il 29 luglio del 2013 a Raqqa, all'epoca "capitale" dello Stato islamico. Lì avrebbe dovuto incontrare un emiro locale, nel quartier generale dell'Isis, per facilitare la liberazione di un prigioniero. Da allora, numerose le dichiarazioni di sedicenti testimoni, informatori, disertori di diversi gruppi armati, senza mai alcuna prova che fosse ancora vivo. Un reportage del Corriere della Sera confermerebbe quanto dichiarato a ottobre 2017 da un ex miliziano Isis secondo cui Dall'Oglio sarebbe stato ucciso subito dopo la sua cattura; affermazione, tuttavia, rimasta fino a oggi senza riscontro.
A febbraio, con l'Isis ormai alle corde di fronte all'avanzata delle forze curde e Usa, si era tornato a parlare con insistenza di Dall'Oglio come possibile ostaggio dell'Isis a Baghuz insieme ad altri prigionieri che i miliziani pensavano di utilizzare per uno scambio o in cambio dei quali aprirsi una via di fuga.
Mistero sulla sorte di Silvia Romano, tra Kenya e Somalia
Silvia Romano è la giovane cooperante milanese rapita in Kenya (dove si trova per conto della Ong Africa Milele onlus) da un commando di tre persone il 20 novembre 2018, verso sera. Nei giorni successivi vengono effettuati arresti e fermi, tra cui quello di un poliziotto, ma di Silvia non ci sono tracce. A un certo punto le autorità comunicano di sapere il luogo dove Silvia Romano viene tenuta in ostaggio, ma le caratteristiche del territorio impediscono di intervenire senza mettere a repentaglio la sorte della giovane cooperante.
I giornali locali riportano saltuariamente le notizie più disparate, prive di elementi a sostegno: dalla voce che sia stata liberata al termine di una trattativa segreta e riportata a casa da un team di agenti italiani, a quella che sia stata uccisa durante un conflitto a fuoco tra la banda di rapitori e un gruppo di terroristi islamici somali di al Shabaab. L'area delle ricerche continua a essere quella al confine tra Kenya e Somalia, e le autorità di Nairobi escludono che i rapitori possano avere già attraversato il confine.
Luca Tacchetto, scomparso in Burkina Faso, forse in Mali
Luca Tacchetto è un architetto padovano. Di lui e della sua amica canadese Edith Blais non si hanno più notizie da mesi, dallo scorso dicembre 2018, quando si trovavano in Burkina Faso. Anche in questo caso dovrebbe trattarsi di un sequestro. A gennaio nel Paese africano è arrivato un gruppo di agenti della Polizia del Canada per seguire le indagini, che, però, fino a ora non hanno portato a una svolta. Secondo le indiscrezioni più recenti fornite dalla Ong Human Rights Watch, Tacchetto e Edith Blais si troverebbero in Mali, nelle mani dei rapitori appartenenti probabilmente a uno dei gruppi islamisti che imperversano nei due Paesi africani. I due giovani stavano portando a termine un lungo viaggio dall'Italia al Togo dove avrebbero dovuto partecipare alla costruzione di un villaggio con altri volontari. La loro strada si è interrotta a Bobo-Dioulasso, seconda città del Burkina Faso.
La sparizione in Turchia del turista Alessandro Sandrini
Il 32enne bresciano Alessandro Sandrini parte per una vacanza in solitaria in Turchia, il 3 ottobre 2016. Per un anno non si sa più nulla, fino al 19 ottobre 2017 quando chiama la madre: "Non so dove sono, mi hanno sequestrato". Per gli inquirenti è al confine con la Siria, ma la vicenda non è chiara. Non si conoscono i carcerieri, non ci sono rivendicazioni o richieste di riscatto. Nei mesi successivi contatta altre volte la madre per chiedere aiuto. Ad agosto, in un video con una tuta arancione, con due uomini armati alle spalle, lancia un appello: "Mi uccideranno"
Buio sulla sorte dei tre italiani spariti in Messico
Raffaele Russo, 60 anni, il figlio Antonio (25 anni) e il nipote Vincenzo Cimmino (29 anni) sono i tre napoletani scomparsi in Messico, nello stato di Jalisco, il 31 gennaio 2018. A luglio, viene arrestato il capo di un cartello della droga che avrebbe corrotto dei poliziotti per fermare i tre venditori ambulanti e farseli consegnare. Dalle indagini, tuttavia, non emerge nessun'altra novità.