Tempesta in Rai. Anzi di più, molto di più. S’impenna la temperatura interna, particolarmente alta in questi giorni. La tensione è tagliabile col coltello, il tempo minaccia bufera. L’inferno permanente in viale Mazzini, Roma, da quando Lega e M5S si sono appropriate, non senza arroganza, spinti dall’esito del voto, dell’Ente di Stato. No di certo nell’interesse del Paese, a quanto si legge e si vede in giro. Liti tutti i santi i giorni, una questione di spartizione dei centri di potere all’interno della Rai. Leggi le nomine e le scelte annunciate. La torta che fa gola a tutti per le ragioni facilmente immaginabili e chiaramente identificate. Mentre l’onorevole sottosegretario grillino Crimi annuncia lo spegnimento di Radio Radicale. "Stop alla convenzione".
Il Governo intende chiudere i finanziamenti anche all’emittente fondata da Marco Pannella buonanima, giunta al venticinquesimo anno di vita. Un’esistenza scandita soprattutto dalle cronache delle sedute parlamentare. Resoconto onesti, mai di parte. La Lega, sul tema, invita il responsabile dell’Editoria del Governo e riflettere sulla decisione annunciata. Insorge Emma Bonino, lucida battagliera come da personale costume. "Lega e M5S sono insofferenti alla libertà di stampa". Ma in Rai come butta dopo l’annuncio tranchant dell’ad Salini di oscurare definitivamente Rai Movie? Una scelta motivata "dalla modesta raccolta pubblicitaria e dalla scarsa fideizzazione degli ascoltatori". Motivazioni che non trovano conferma nei dati ufficiali: Rai Movie pare goda di un buono stato di salute. "Chiuderla è una sciatteria", fanno notare direttori, giornalisti, tecnici, maestranze, dati alla mano. Gli stessi sbandierati dall’ad. L’allarme è causa di uno stato di allerta nella redazione di Rai Movie. Giornalisti e cinefili si mobilitano, la petizione sotto l’hashtag //NochiudeteRaiMovie// ha raccolto ventimila adesioni in poche ore. Tra i firmatari dell’appello, Paolo Virzì, Alessandro Gassman, la regista Francesca Archibugi, Ricky Tognazzi, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi.
"La chiusura obbligherebbe a vedere film in tv a pagamento. Sarebbe una perdita di libertà". Gli artisti sono in trincea. L’ad Fabrizio Salini e i suoi fedeli pretoriani non parlano di chiusura di Rai Movie, ma di una fusione per "ridisegnare l’offerta". Una dichiarazione che puzza di mistero, si dice sempre così quando idea e progetto finale combaciano con l’idea di chiusura. "Inconcepibile pensare, nel terzo Millennio, di creare dei canali di genere". Un no secco alla fusione. Proprio mentre Netflix annuncia che investirà duecento milioni di euro nella "comunità creativa italiana", per i prossimi tre anni. Sequel e nuovi titoli, siamo al cospetto di un’autentica invasione annunciata. Laddove in Rai proseguono le risse interne. L’ultima sabato scorso al termine dell’edizione delle 13:30 del Tg1. Wrestler, boxeur, litiganti, il direttore Giuseppe Carboni e il vice Polimeno Bottai. Alla tenzone avrebbero preso parte attiva i sostenitori dei rispettivi schieramenti. Un episodio decisamente poco nobile.
Sull’episodio la Vigilanza pretende totale chiarezza. L’audizione è già programmata, dovremmo essere davvero alla resa dei conti. Il vice Polimeno ha già testimoniato, il direttore Carboni sarà ascoltato oggi. Poi toccherà ai giornalisti presenti in redazione in quel momento, tra cui Filippo Gaudenzi. Il professionista intervenuto, questo si dice, per sedare la rissa. Schiaffi e spintoni a seguire lo scambio di accuse verbali, di invettive e minacce che hanno animata la giornata precedente alla rissa. Quando il direttore Carboni ha formalizzato un congruo numero di promozioni senza aver consultato nessuno. Neppure i suoi vice. Promozioni, ovvero scatti di carriera. Undici in tutto, suddivisi in base alle richieste e ai desiderata di Lega e M5S. Il malumore è esploso con violenza all’annuncio delle promozioni derivanti dalle pressioni della politica. Premiato con la qualifica di caporedattore ad personam, Alberto Matano si rifiuta di essere "associato a una quota politica; l’unica quota alla quale posso ascrivere questo riconoscimento; sono vent’anni che lavoro in Rai, dove ho avuto accesso attraverso una solezione pubblica". La vicenda finirà in Parlamento.
"Botte fra un direttore e il suo vice? Una cosa inaccettabile. Annuncio un’interrogazione all’amministratore delegato per sapere come si sono svolti i fatti e quali provvedimenti intenda adottare". L’alzata di voce è del capogruppo in Vigilanza di FdI, Mollicone. A spalleggiarlo il capogruppo Mulè. "Del tanto sbandierato cambiamento, Lega e Cinquestelle alla Rai dello sbranamento litigano ormai su tutto, dai singoli telegiornali ai talkshow per terremotare la dirigenza". Conclusione: sufficienti pochi mesi per spingere la Rai nel caos. Evidenti i calci d’ascolto dei notiziari, ampiamente certificati dai numeri, la lottizzazione degli spazi a favore della maggioranza. In totale dispregio alla par condicio e ai conflitti d’interesse". L’opposizione esige risposte. Anche sull’interrogazione presentata la settimana scorsa. "Per denunciare la mesa in onda durante l’edizione del Tg2 della 20 del nuovo album del cantautore Fabrizio Moro "Figli di nessuno". Autorevoli figure dell’opposizione al Governo bipolare gialloverde denunciano la promozione di Gabriele Criscimbeni sui profili pubblici, già prima della messa in onda del servizio. "Non è solo uno dei più stretti collaboratori di Moro, già testimonial alla kermesse del M5S a piazza San Giovanni nel 2014. È legato a un rapporto di parentela di secondo grado con Carolina Criscimbeni, vice direttrice Rai". Dove è lotta continua, nulla a che vedere con il famigerato movimento estremista in esercizio negli anni Settanta e dintorni. In Rai il quotidiano viene consumato tra tempeste e bufere, sotto il cielo scuro di Lega e M5S.
Franco Esposito