Il fenomeno Brexit ha solleticato la fantasia di molti. Non solo scrittori e filosofi, giornalisti ed artisti. Tanti si sono inventati di tutto sulla Brexit. E naturalmente anche nel commercio e marketing non sono mancate idee per guadagnare dall’evento. Imprenditori consolidati e nuovi avventori che, incoraggiati dall’enorme pubblicità intorno al passaggio storico che l’Inghilterra sta affrontando, si sono sbizzarriti in idee uniche nel loro genere.
La più originale fra tutte, manco a dirlo è venuta ad un italiano. Paolo Arrigo, fondatore e anima della Franchi Seeds, una società di semi britannica con sede a Londra da oltre venti anni. Si tratta del "Kit di sopravvivenza Brexit". Un pacco pieno di semi venduto al costo di 24,99 sterline per aiutare gli inglesi a coltivare i propri ortaggi in caso di penuria di cibo nell’era del dopo Brexit.
I pacchi contengono 12 varietà di semi "facili da coltivare" e "nutrienti", tra cui spinaci, broccoletti e piselli nani, e sono progettati per consentire la coltivazione e la raccolta del cibo durante tutto l'anno. Paolo Arrigo giura che i suoi kit hanno istruzioni complete, quindi chiunque, da principianti ad esperti agricoltori di città può coltivare pomodori, cavoli e zucchine.
«L’idea del kit di sopravvivenza è nata una sera tra amici davanti a una bottiglia di grappa. Avevamo notato i messaggi catastrofisti che circolavano sui social sulle ricadute della Brexit - racconta il proprietario della Franchi Seeds -. Le persone avevano iniziato ad accumulare cibo in grandi quantità. E si sa che i prodotti che vengono accumulati quando si teme un disastro sono sempre gli stessi. Pasta, medicine e sementi».
Cogliendo l’opportunità offerta dal mercato perché in Inghilterra non esistono più importatori e produttori di sementi e quelle che ci sono arrivano dall’Olanda, Germania e Italia, la Franchi Seeds a gennaio ha lanciato il Brexit kit ed è stato subito un successo. Paolo non si aspettava che la Brexit sarebbe stata un’occasione per fare business: «Siamo stati travolti da richieste al punto che nel primo giorno abbiamo venduto un migliaio di kit». L’imprenditore italiano, ha dichiarato che le vendite continuano a ritmo sostenuto e l'interesse per il suo Brexit kit è ancora "intenso".
"Questo kit Brexit non è politico - continua Arrigo- ma è stato creato per fornire alle famiglie verdure". Molti acquistano il prodotto per scherzo, alcuni per regalarli ad amici Brexiter, ma molti clienti sono sinceri, ci credono davvero. Paolo Arrigo ha raccontato di essere stato inondato di e-mail da persone che gli chiedevano come fare per allestire orti, nei giardini e vasi per i balconi. La coltivazione di verdura non è facile, non ultimo nel clima mutevole della Gran Bretagna, ma secondo l’Imprenditore italiano i kit Brexit offrono "sicurezza alimentare" e sono molto ben pensati.
Molti britannici, infatti, preoccupati per l’eventuale penuria di scorte di cibo fresco si sono rivolti alla Seeds of Italy Ltd. Per produrre verdure da soli. "Questo è ciò che le persone stanno facendo- prosegue Arrigo. Alcune persone ritengono di dover coltivare le proprie verdure per assicurarsi scorte fresche, che non possono essere stoccate. Recentemente abbiamo molti di clienti che non hanno mai coltivato verdure, ma che sono molto motivate" ha concluso Arrigo. La situazione di stallo in cui si trova il Regno Unito per quanto concerne la partenza dall'UE continua e la prospettiva che la nazione lasci il blocco senza un accordo di uscita appare più ampia. Tutto ciò ha alimentato un'impennata dello stoccaggio di alimenti di prima necessita’.
FENOMENO BREXIT.
Un fenomeno che ha raggiunto il livello più alto in un paese del G-7 dal 2007. Solo allora sono stati registrati record comparabili a quelli odierni. Le persone e le aziende hanno accumulato scorte essenziali per paura di restare sprovvisti. Giovanna Bentone, italiana in Inghilterra da oltre trenta anni vive in una casa alla periferia di Londra e si sta preparando per questa possibilità. La sua dispensa è piena di rifornimenti di emergenza. "Abbiamo abbastanza cibo qui per nutrire la nostra famiglia di cinque persone per un massimo di otto settimane", ha detto. "Chi sa se ne avremo bisogno o no? Non abbiamo avuto alcuna indicazione da parte del governo. Devo pensare ai miei tre figli. "Molti sono preoccupati dell’effetto Brexit. E in diversi modi fanno fronte al problema.
Si riuniscono, creano gruppi sui social. Un esempio tra tutti: 48% Preppers, gruppo Facebook nato per condividere consigli sullo stoccaggio e sul "prepping" per la Brexit. Il gruppo conta oltre 10.000 iscritti. Insomma una preoccupazione reale quella che attanaglia inglesi e residenti. "Non abbiamo assolutamente idea di cosa succederà quindi penso che dobbiamo pianificare il peggio. Non va bene il governo che dice "Non accumulare riserve". I rivenditori dicono che stanno facendo scorta. Anche i produttori fanno scorta ", ha dichiarato la Bentone. I produttori grandi e piccoli sono preoccupati che le loro catene di approvvigionamento just-in-time possano essere disturbate da ingorghi di confine. Ma non finisce qui.
Il fenomeno di preparazione agli effetti della Brexit si è trasformato in un vero e proprio mercato. British Boxers, una piccola azienda di abbigliamento che produce biancheria intima e ricava la maggior parte del suo tessuto dall'Europa continentale, si preoccupa del fatto che il tessuto non raggiunga le fabbriche in tempo per rispettare le scadenze di produzione.
"Abbiamo deciso di ordinare l'intera spedizione con cinque mesi di anticipo", ha affermato il co-proprietario dell'azienda, Darren Price. "Ma questo significava che stavamo legando migliaia e migliaia di sterline di capitale per comprare il tessuto prima di Natale, quando avremmo dovuto spendere quei soldi per il marketing e promuovere i nostri prodotti durante il nostro più grande periodo di vendita", ha detto. L'ansia della Brexit si sta trasformando in un vantaggio per alcune aziende, come Emergency Food Storage UK. L'azienda, infatti, vende kit di cibo e idratazione per le agenzie di soccorso che lavorano nelle zone disastrate, e il co-fondatore James Blake ha creato anche lui un pacchetto di sopravvivenza Brexit.
"Abbiamo creato il Brexit Box perché avevamo i prodotti per poterlo fare, quindi abbiamo messo insieme cibo per le persone per avere un po 'di sicurezza durante il processo Brexit", ha affermato Blake. A circa $ 380 sterline il pacco di sopravvivenza non è economico, ma Blake insiste sul fatto che se le scorte di cibo diminuiscono dopo una Brexit senza contratto, la scatola alimenteRà un consumatore per almeno un mese.
"Nel Brexit Box – continua Blake-sono contenuti 60 pasti principali. I pasti sono liofilizzati, quindi basta aggiungere acqua e ritornano alloro stato originale. Sono nutrienti e realmente progettati per le emergenze". Il rischio maggiore per il dopo Brexit, infatti, e proprio quello di non trovare cibo fresco. La Gran Bretagna importa circa la metà di tutti i prodotti freschi che consuma, in gran parte dall'Europa continentale. E il business continua…
MARGARETH PORPIGLIA