Per quanto si possa cercare di limitarla ad un episodio isolato, sappiamo bene che non è così. Certo la notizia è stata data con risalto dal solito giornale filo sovranista e filo leghista e solo a riprenderla per evidenziarla si corre il rischio di vedersi scatenate contro le sinistre truppe buoniste fautrici dell’accoglienza e dell’integrazione a tutti i costi. Ecco i costi, appunto. Non sono solo di natura economica, la qualcosa comunque avrebbe il suo peso. I costi sono pure umani perché il rischio che anche in Italia possano accadere episodi analoghi è significativo. Si vabbè ma dopo il pistolotto di rigore quale sarebbe la notizia? "L’austista islamico lascia giù dal bus la donna con la gonna. A Parigi un conducente maghrebino non fa salire una ragazza perché troppo occidentale: devi imparare a vestirti bene".
Notizia importante ma di minore impatto rispetto a quanto accaduto poche settimane fa quando a San Donato Milanese un autista senegalese dirottò e diede fuoco ad un autobus con 51 bimbi - ci furono 14 feriti - per vendicare, si presume, i morti in mare da lui attribuiti al diverso sentire della politica del nostro governo riguardo ai flussi migratori. Ripartiamo però dalla notizia parigina. Che la nostra gioventù debba imparare a vestirsi meglio è una verità. Ma meglio rispetto a cosa? Rispetto a quale punto di riferimento? Rispetto ad un benchmark definito da chi? Da uno stilista? Da una blogger tipo Aminah Chiarah Ferragni - fenomeno peraltro improbabile che possa svilupparsi a longitudini e latitudini ben diverse dalla nostra -? Dalla moda consumista imperante? Va tutto bene, il gusto è personale, e pure il disgusto, ma è inaccettabile che un tizio qualsiasi, peraltro preposto ad un servizio pubblico di trasporto, decida arbitrariamente chi fare salire sull’autobus che sta guidando, ripeto guidando, e del quale non è certo il legittimo proprietario. Pensa cosa sarebbe potuto accadere se la fanciulla alla quale è stato rifiutato l’accesso a bordo, fosse stata colta in flagranza di reato ad addentare un panino alla porchetta di Ariccia.
Improbabile la porchetta di Ariccia a Parigi? Vabbè non sottilizziamo, il problema è un altro. Il difensore della purezza degli usi e dei costumi, il defensor fidei del diciannovesimo arrondissement parigino, autista di autobus o esercente qualsiasi altro tipo di attività, non può certo dire ad un esponente del genere femminile come debba vestire, se debba coprire il volto, cosa debba mangiare, cosa debba leggere o cosa diavolo debba fare della propria vita dissoluta e decomposta dalla perdita dei valori occidentali. L’episodio è grave, gravissimo. Con la mancata salita su un autobus pubblico di una ragazza in gonna un pezzo della nostra libertà, un pezzo della nostra cultura o s-cultura occidentale, è andata a farsi benedire in nome di quella tolleranza che noi peccatori occidentali dobbiamo sempre esercitare in favore di quanti ci additano come impuri, peccatori e cristiani termine quest’ultimo che ingloba nel disprezzo i primi due.
Si dirà: ma quante volte a Roma l’autobus ti lascia a piedi, non si ferma e tira dritto lasciandoti a smoccolare sotto la pensilina? Non mi sembra di avere mai letto la notizia di un autista dell’Atac che non faccia salire a bordo qualche soggetto diversamente credente deducendo tale caratteristica dal colore della pelle o dalla particolarità del vestito. Si dirà: è accaduto a Parigi. Capitale però di una nazione confinante con la nostra, raggiungibile con due ore di volo. Si dirà che a Roma non potrebbe mai accadere. Certo non potrebbe mai accadere visto che nelle municipalizzate si entra per meriti di parentela che prescindono ovviamente dal credo religioso e non se ne esce certo solo perché l'autista sta al telefonino mentre guida o perché salta qualche fermata. In altri termini: siamo davvero sicuri che questa strisciante e silenziosa occupazione del nostro patrio territorio da parte di varia umanità, che tutto vuole meno che integrarsi rispettando le tradizioni del Paese ospitate, non comporterà nel medio periodo che a noi donne in gonna sarà rifiutato qui a Roma, e nel resto d’Italia, il semplice ingresso in un locale dove si vende il kebab? Bucatini all’amatriciana tutta la vita allora. E una domanda al capitano: quando passi di grado?
Vanessa Seffer