Spiacevole e desolante, comunque non è una clamorosa sorpresa. Almeno per chi è in possesso di conoscenza e cultura su fatti e misfatti del nostro Paese. La notizia provoca però profonda irritazione. Anzi di più, pura indignazione. Per la rubrica in Italia non c’è più religione, nell’avventurosa lenta macchinosa ricostruzione del ponte di Genova, l’ex Morandi, c’è anche la mano nera della camorra.
Amianto, inchiesti, litigi, intanto la ricostruzione del ponte procede al rallentatore. Abbattimento, ricostruzione e rispetto tempi sono tipici della lumaca. Annunciato per le ore successive al crollo del quattordici agosto, il decreto sulla ricostruzione è arrivato quarantacinque giorni dopo, il ventotto settembre. La necessità di effettuare perizie ha contribuito ad ampliare i tempi. Da una delle tante indagini è emersa la presenza della camorra.
In termini così sintetizzabili: la signora Consiglia Marigliano, amministratrice della società napoletana Tecnodem, sa nulla di bonifiche industriali. Tantomeno è in possesso di titoli, né di esperienze professionali nel settore. A fronte della totale incompetenza e dell’assoluta mancanza di conoscenze, lo scorso febbraio la lady si era aggiudicata un subappalto di 100mila euro nei cantieri di Ponte Morandi.
Oggetto: la demolizione e la bonifica degli impianti. Pescata dalla cosiddetta White list della Prefettura di Genova, la Tecnodem era stata scelta da una delle aziende impegnate nella demolizione del viadotto Polcevera. Un elenco di aziende ritenute del tutto in regola. Invece no, individuato e scoperto l’errore. La Direzione investigativa antimafia di Genova ha appurato che la signora Marigliano è consuocera di Ferdinando Varlese, di Napoli, residente a Rapallo, nel levante ligure. Un condannato a più riprese dalla giustizia. La fedina penale quindi lercia: tentata estorsione con "modalità mafiose" nel 2006. I giudici della Corte d’Appello di Napoli ritengono che Varlese abbia forti legami col clan camorristico D’Amico-Mazzarella. Un’agguerrita compagine criminale operativa nella zona Est di Napoli.
Tecnodem potrebbe essere il cavallo di Troia nelle mani della delinquenza organizzata per mettere i piedi e le mani dentro uno dei cantieri più redditizi d’Italia. I ritardi diventano a lungo andare la ragione principale nell’aumento dei costi. Il metodo più veloce sarebbe stato quello di usare l’esplosivo. Ma la scoperta dell’amianto nella struttura del ponte ha avuto un effetto frenante. È la prefettura di Genova ad aver emesso l’interdittiva antimafia. Tecnodem ora è fuori dai lavori. Il contratto con l’azienda che le aveva affidato il subappalto, la Omini spa, ha dovuto stracciarlo.
"La dimostrazione, signori dell’opposizione, che i controlli di legalità sul grande cantiere funzionano anche con procedure snelle e semplificate", si frega le mani soddisfatto il ministro Toninelli. Il ministro però ha dimenticato come gli inquirenti sono arrivati a togliere i veli all’organizzazione criminale. Il controllo antimafia finora ha impegnato 4mila persone sotto i tronconi rimasti di Ponte Morandi. Toninelli ha omesso di citare l’intervento del presidente dell’Autorità nazionale antimafia. Raffaele Cantone ha provveduto di persona, dando una bella ripassata al ministro. Beccati questa, prendila come una risciacquata della memoria. "Il testo del Decreto Genova non prevedeva i controlli antimafia. Io, in sede di audizione in Parlamento, segnalai questo aspetto e le norme furono in seguito inserite. Ritengo molto positivo che queste misure siano state inserite". Voglia e necessità di correre veloci e la necessità di liberare dei lacci il commissario straordinario alla ricostruzione e sindaco di Genova, Marco Bucci, avevano fatto dimenticare le norme antimafia.
Ricorda ora Michele Di Lecce, già procuratore capo di Genova, responsabile anticorruzione e consulente del commissario che "s’impongono a tutte le aziende rigide regole". Un esempio fra tanti: ogni venerdì le società devono comunicare alla Prefettura i nomi dei dipendenti che andranno a fare parte del cantiere la settimana successiva Il sistema è semplicissimo, ancorchè mutuato dagli Stati Uniti. Se il badge non passa il controllo elettronico in tempo reale, non si entra. Si resta fuori, compresa la camorra. Sarà un’impresa, però mai retrocedere davanti alla minaccia, guai girarsi dall’altra parte. Il premier Conte si è fatto sentire, il suo monito sulla ricostruzione dell’ex ponte Morandi. "Dobbiamo correre, il mondo ci guarda".
di Franco Esposito